Il 2 ottobre un dipendente di una ditta privata sotto contratto delle Ferrovie dello Stato pianta un chiodo per errore nel cavo di una centralina, causando il blocco di tutto il traffico ferroviario della costa tirrenica; alcuni treni fanno fino a dieci ore di ritardo: inizia l’ottobrata romana. Il 3 ricomincia a piovere, mentre sale la tensione per la giornata del 5, quando è prevista la manifestazione nazionale per la Palestina a piazzale Ostiense. Centinaia di gruppi politici e associazioni confermano l’adesione nonostante il divieto della Questura, infine costretta ad autorizzare il presidio. Lo sciopero dei mezzi, il diluvio, il terrorismo mediatico, i fogli di via, i blocchi nelle stazioni, ai caselli autostradali e agli autogrill, nonché i controlli a tappeto in zone anche lontanissime da Piramide impediscono la partecipazione a centinaia di persone; eppure oltre quindicimila manifestanti (forse anche di più) si radunano per quattro ore nel grande piazzale, da dove però viene vietato di partire in corteo. L’esasperazione di alcune tra queste dà la scusa alla polizia per tirare lacrimogeni sulla folla e attaccare il presidio con le idropompe: a Roma non succedeva da circa un decennio. La sera un ragazzo del liceo Righi viene aggredito su via Marmorata perché portava la bandiera palestinese.
Il 7 ottobre un centinaio di persone presidia il tribunale durante il processo per direttissima alla persona fermata sabato, accusata di resistenza e lesioni. Intanto il rabbino capo di Roma tiene un discorso alla sinagoga sostenendo che “le istituzioni internazionali che dovrebbero essere super partes si sono fatte cassa di risonanza dei più biechi pregiudizi antisemiti”. Nel pomeriggio a Ostiense un ragazzo di diciassette anni su un motorino rubato viene inseguito dai Carabinieri: durante l’inseguimento si schianta contro un muro e muore.
L’8 alla Nuvola di Fuksas (il centro congressi per cui la Corte dei Conti aveva chiesto al Comune tre milioni di euro di danno erariale) si inaugura il Cybertech Europe, vetrina dell’industria delle armi e dello spionaggio promossa da Leonardo Spa in stretto contatto con le industrie militari israeliane. Un corteo di contestazione parte da metro Laurentina verso la Nuvola. A poca distanza, la brigata “Genio” dell’Esercito si esercita sul Tevere, per la prima volta in vent’anni: montano un ponte galleggiante per “prepararsi a un evento bellico”. La sera scoppia un ordigno sulla porta del centro sociale La Strada di Garbatella. Il 9 Sinistra Italiana scrive una lettera al sindaco, chiedendo di sospendere gli sfratti per tutto il 2025 in occasione del Giubileo. Il 10 al consiglio del VI municipio, il più popolato e etnicamente eterogeneo della capitale, passa una risoluzione perché le scuole rimettano il crocifisso nelle aule: la vota il centrodestra, con l’astensione di tutte le opposizioni (Pd e Movimento 5 Stelle). L’11 vengono a Roma sia Zelensky che Pedro Sánchez, entrambi ricevuti dal Papa; Zelensky anche dalla Meloni.
Il 12 a Testaccio c’è il funerale del diciassettenne morto durante l’inseguimento dei Carabinieri. Ad Albano si manifesta contro l’inceneritore; e da Piramide a piazza Vittorio sfila un nuovo grande corteo per la Palestina, con oltre diecimila persone. Per la seconda volta scende in piazza anche il Jewish Block, la sezione romana della rete European Jews for Palestine: il loro volantino spiega che il 13 è Yom Kippur, giorno ebraico del digiuno, con cui “elaborare il lutto, le orrende immagini di distruzione e genocidio che ci attanagliano da un anno a questa parte ma che vanno avanti da settantasei anni”.
Il 14 un operaio nigeriano di diciassette anni che viveva nell’occupazione Spin Time Labs muore schiacciato da un ascensore in un cantiere del centro storico. Intanto il sindaco presenta in Campidoglio il progetto dell’inceneritore, sostenendo che inquinerà meno di un caminetto. Nel frattempo a San Paolo alcuni attivisti e attiviste restaurano il murale per Shineen Abu Aqleh, reporter palestinese di Al Jazeera uccisa dall’esercito israeliano: il murale era stato vandalizzato per la sesta volta. Il 15 a Guidonia un adolescente viene ucciso da un’auto che non si ferma alle strisce. Il 16 c’è un nuovo sgombero per gli ex occupanti dell’Hotel Cinecittà, che avevano occupato un altro hotel a Torre Maura; dopo lo sgombero occupano subito di nuovo un hotel abbandonato, questa volta alla Romanina. Nessuno si chiede se va bene avere tutti questi hotel vuoti, con così tante persone che hanno bisogno di un tetto. Incendio doloso al Liceo Gullace: alcuni giornali provano a incolpare l’occupazione studentesca. Il 17 il consiglio comunale discute una proposta della minoranza, cioè che Gualtieri chieda al governo di fermare gli sfratti l’anno del Giubileo. L’esito era scontato: la proposta viene bocciata. Nel frattempo alla Camera il Pd, in appena sei ore di dibattito parlamentare, si astiene sulla sospensione dell’accordo tra Unione Europea e Israele, si astiene sulle sanzioni per ottenere un cessate il fuoco, si astiene sulla richiesta di non investire in armi, si astiene sul segreto di stato alle armi all’Ucraina, e vota a favore dell’invio di queste armi. Il 19, manifestazione contro il DDL 1660, il nuovo strumento della “guerra interna” contro la dissidenza politica, anche pacifica.
Il 21 il Terzo Municipio annuncia l’apertura di uno “sportello casa” gestito dall’associazione Nonna Roma con fondi del Giubileo, coordinato dalla Fondazione Charlemagne; il progetto aprirà nel 2026 e prevederà uno sportello di ascolto e un co-housing con quattro posti, con un finanziamento di un milione di euro. Il 22 vengono sgomberati per la terza volta i latinos che avevano occupato l’Hotel Petra alla Romanina; cinque di loro vengono rimpatriati, o mandati in un carcere per gente da rimpatriare, mentre quelli considerati “vulnerabili” vengono infilati in strutture di emergenza. Gli altri rimangono per strada. Il 23 alcuni bed and breakfast intorno al Circo Massimo (San Teodoro, via dei Fienili, via dei Foraggi) si svegliano con gli smart locker sfondati; è un’azione diretta di sabotaggio contro la turistificazione di massa e il Giubileo, rivendicata in un video anonimo che si conclude così: “Questa è solamente la prima azione che facciamo contro il vostro Giubileo dei ricchi”.
Il 24 c’è un nuovo processo a Stella, arrestata per le manifestazioni studentesche per la Palestina, che si conclude di nuovo con un rinvio. Piove: la Metro B chiude per un blackout, il traffico è bloccato in tutta Roma. Il 25 presidio davanti all’ambasciata Usa contro l’escalation del genocidio in Palestina e in Libano, in risposta alla chiamata internazionale #BlocktheEmbassies; intanto, un gruppo di studenti e studentesse del liceo Righi (il migliore della capitale secondo le statistiche europee) espone trentotto bandiere palestinesi dalle finestre della scuola su via Campania. Invece di premiarli, la preside scrive alle famiglie minacciando sanzioni disciplinari, e reinterpretando a suo modo il senso dell’istituzione culturale: “Qui si fa lezione, non si fa politica”. Ma qual è il confine tra studio e politica?
Il 26 vicino Termini un gruppo di attivisti occupa la sede di Booking, agenzia di appartamenti turistici; domenica 27 al Forte Prenestino c’è una assemblea pubblica contro i nuovi OGM. Un altro ragazzo minorenne viene ucciso da un’auto, stavolta ad Ardea; il giorno prima c’era stato un altro morto all’Eur, il giorno prima ancora un altro alla Romanina. Il 28, anniversario della marcia su Roma, è un’altra giornata di scioperi dei trasporti: chiude la metro, il traffico va in tilt; il mese finisce come era iniziato. La sera la Rete associazioni per una città vivibile organizza un sit-in a Campo de’ Fiori con striscioni “Siamo residenti, non fantasmi”. Il 30 il Comune pubblica il bando per il contributo all’affitto, finora a carico dello stato, adesso “generosamente offerto dalla Fondazione Roma” con un milione di euro (se ci sono mille famiglie, avranno mille euro ciascuna). Lo stesso giorno il Sole 24 ore annuncia che il governo ha ceduto all’Esercito 4,6 miliardi di euro stanziati per la transizione ecologica: siccome i soldi pubblici vanno alla guerra e alle armi, i servizi per la popolazione si reggono sulle briciole dei grandi investitori finanziari. Si va a marcia forzata verso il Medioevo, per creare il setting adatto al “Giubileo dei poveri”. Mancano due mesi all’apertura della Porta Santa: si apre una porta, si chiudono mille portoni. (stefano portelli)
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