
Muri e filo spinato sono oggi l’elemento maggiormente rappresentativo dei dispositivi e delle politiche migratorie adottate dall’Unione europea e dai paesi membri. Intorno al concetto di Fortezza Europa si concretizzano chiusura di frontiere, respingimenti di massa, reclusioni in centri di identificazione ed espulsione, accordi con paesi terzi volti a contenere o riportare “altrove” i migranti, senza alcuna tutela dei diritti di quanti provano a raggiungere il vecchio continente. L’Italia ha perseguito il medesimo orientamento: dalla legge Turco-Napolitano del 1998 (istitutiva dei Centri di permanenza temporanea), passando per la Bossi-Fini e i vari “pacchetti sicurezza”, si giunge, senza discrepanze tra politiche di centrodestra e centrosinistra, al più recente decreto legge sull’immigrazione voluto dal ministro dell’Interno Minniti. Una norma che trasformerà i Cie in Centri Permanenti di Rimpatrio (Cpr), per aumentare il numero di espulsioni e rimpatri forzati, e che sopprime un grado di giudizio nella procedura per la richiesta d’asilo, riducendo di fatto le garanzie giurisdizionali dei migranti.
Per contrastare questa deriva, culturale prima ancora che politico-normativa, che sta progressivamente erodendo i diritti e con essi i valori fondanti dell’idea stessa di Europa, anche il mondo accademico è chiamato a svolgere un ruolo importante, richiamando le istituzioni, la politica e la comunità civile alla centralità del diritto e all’inviolabilità della persona umana.
A fronte di queste considerazioni, riteniamo che il recente libro di Adele Del Guercio (La protezione dei richiedenti asilo nel diritto internazionale ed europeo, Editoriale Scientifica, Napoli, 2017), debba essere annoverato nella categoria dei “libri necessari”. Lo è, innanzitutto, per il fermo rigore scientifico con il quale la ricercatrice (che all’Università L’Orientale di Napoli insegna Diritto dell’Unione europea e tutela internazionale dei migranti) ricostruisce la tematica dei diritti dei richiedenti asilo, ricorrendo a un rilevante apparato documentale e bibliografico, insieme a un’approfondita ricostruzione giurisprudenziale. Un testo che riconduce nell’ambito del diritto internazionale un tema che, invece, la vulgata politichese e alcuni miopi interventi legislativi riducono in microcosmi sempre più ristretti, costringendolo in contesti territoriali fittiziamente “estraniati” dal mondo. Un libro, ancora, che seppure “specialistico”, mantiene sempre chiarezza e coerenza espositiva, e una visione politica d’insieme, rifuggendo scorciatoie argomentative. Sono richiamate le fonti stesse del diritto per analizzare, a partire dai principi sanciti dalle carte e dalle corti internazionali, le scelte politiche e amministrative operate in Europa sul tema dell’immigrazione e in particolare della protezione internazionale riservata ai cosiddetti “migranti forzati” (quanti cioè, uomini, donne e bambini, lasciano il loro paese d’origine per sfuggire a persecuzioni, tortura, trattamenti e pene inumane e degradanti, ma anche per le condizioni materiali in cui versano).
Adele Del Guercio pone al centro della sua ricerca il principio di non-refoulement, come sancito, innanzitutto, dall’art. 33 della Convenzione di Ginevra, per il quale “nessuno stato contraente espellerà o respingerà, in qualsiasi modo, un rifugiato verso i confini di territori in cui la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate a motivo della sua razza, della sua religione, della sua cittadinanza, della sua appartenenza a un gruppo sociale o delle sue opinioni politiche”. Ne sono analizzate la genesi storica e l’evoluzione giuridica e politica nelle tre parti di cui è composto il testo. Nella prima si fa riferimento al non-refoulement e alle altre forme di protezione dei richiedenti asilo nel quadro delle Nazioni Unite, nella seconda si concentra su quanto si è determinato nell’ambito del Consiglio d’Europa, nella terza infine l’indagine si focalizza su queste tematiche nel diritto dell’Unione europea. Come scrive Del Guercio nelle conclusioni “la ricostruzione degli obblighi di protezione delle persone in fuga […] si rivela particolarmente importante nella fase attuale, che vede gli stati, e la stessa Unione europea, rendersi responsabili di scelte di politica migratoria che si pongono in palese violazione del diritto di avere accesso a un luogo sicuro e di poter presentare una domanda di protezione (e, a monte, di poter lasciare qualsiasi paese, compreso il proprio). Siamo persuasi che l’Unione europea non potrà presentarsi alla comunità internazionale non solo come terra d’asilo, ma finanche come spazio di diritto, fino a quando verranno alzati muri, costruite barriere, attuati respingimenti ed espulsioni arbitrarie, negoziati accordi con paesi poco rispettosi dei diritti umani, che negano alle persone persino il diritto di migrare”.
In un tempo in cui finanche alcune leggi sembrano riprodurre presupposti etnici e razziali, questo libro ci pare necessario nel suo affermare un principio di responsabilità posto a fondamento non solo dello studio e della ricerca, ma anche, e anzi soprattutto, dell’agire politico. Perché si abbiano gli strumenti per opporsi a questo stato di cose. “In questo tempo di anarchia e di sangue, di ordinato disordine, di meditato arbitrio, di umanità disumanata” con Brecht “vi preghiamo – quello che succede ogni giorno non trovatelo naturale. / Di nulla sia detto è naturale”. (dario stefano dell’aquila/antonio esposito)