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14 Giugno 2024

Safari, le città del turismo in un pezzo di Ngasa Ngasa

Monitor
(copertina di diego miedo)

Da oggi è sulle principali piattaforme web Safari, il primo lavoro di NGASA NGASA, progetto musicale curato da Matteo Nocera. Abbiamo chiesto al documentarista e musicista napoletano di presentarlo scrivendo qualche riga. 

*     *     *

Da dieci anni vivo in Francia, dove alterno lavori di documentari sonori al lavoro di musicista. Ho deciso di mettere in piedi un repertorio che fosse al tempo stesso strumentale e cantato, e che esprimesse, in musica, sensazioni e considerazioni sul mio quotidiano. Cosi è nato NGASA NGASA che in napoletano significa “picchia!”, oppure “insisti!”.

È un progetto multiculturale che mescola i ritmi e le melodie folk del sud Italia e del Mediterraneo occidentale con altri come l’afrobeat, il funk e il jazz modale. Tra funk mediterraneo, canzone, ritmi tribali, le nostre sonorità nascono dall’incontro tra Napoli e il sud come luogo di partenza e Marsiglia come terra di accoglienza.

Come NGASA NGASA prepariamo un album per l’autunno, il repertorio alterna testi in napoletano, siciliano, italiano e francese. C’è tanto funk, ispirato dall’universo di James Senese e Enzo Avitabile, ma anche cantautorato del sud Italia, e in particolare siciliano. Uno dei testi che ho musicato è una poesia che mi è stata donata da Salvatore Palomba, col quale ho instaurato un bellissimo rapporto di amicizia e sul quale uscirà presto un audio-documentario retrospettivo che racconta la sua poesia.

Prima dell’uscita del nostro lavoro discografico sentivamo però la necessità di pubblicare subito un pezzo.

Safari è il nostro primo singolo, in uscita con Controra Records. Si tratta di un pezzo che parla di Napoli (ma potrebbe essere qualsiasi altra città) all’epoca della turistificazione di massa. È una canzone che parla di luoghi che molto spesso mutano in un’identità costruita secondo un gusto uniformizzato, che cerca di riprodurre quello del visitatore in vacanza. Si tratta insomma di un’osservazione di un abitante ordinario nell’era del consumo e del viaggio veloce, che si trova a constatare come i luoghi in cui è nato e cresciuto e dove cerca di vivere, si siano trasformati in luoghi alienanti, colonizzati dall’industria turistica. 

Nell’era del consumismo e del viaggio veloce, la vacanza si configura come un viaggio/spedizione volto a contemplare gli animali selvatici nel loro ambiente naturale. Il turismo di massa, questa industria che distribuisce felicità, ricchezza (per pochi) e dipendenze nel breve termine, trasforma le città in parchi di divertimento a cielo aperto: spazi dove visitatore e autoctono si incontrano in un gioco di ruolo più o meno consapevolmente accettato. Il pezzo è cantato in napoletano dalla cantante siciliana Luisa Briguglio, mentre alcune parti del testo sono scritte da Jacopo de Falco. I fiati e le chitarre sono arrangiati da Andrea Marchesino, alle percussioni Salvio La Rocca. Al basso c’è Marek Eichler e ai sassofoni Sergio di Leo. Un grande ringraziamento va a Diego Miedo per il lavoro grafico. Diego ha già affrontato il tema della turistificazione e quindi mi è sembrato abbastanza naturale domandargli di lavorare con noi. 

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