
Mentre scrivo questo articolo entrano in vigore le nuove regole sulle quarantene negli istituti. Il decreto, in vigore dal 7 febbraio, vuole scoraggiare l’utilizzo della didattica a distanza nelle scuole primarie e secondarie. In effetti dai dati emersi nel bollettino del ministero (riferiti alla settimana che va dal 24 al 29 gennaio) si evidenzia come nelle scuole primarie e secondarie il ricorso alla Dad e alla Did si attesta su una percentuale molto bassa.
Anche nel Lazio, i dati sembrano più bassi rispetto alla percezione generale che si respira dentro le scuole, ma nonostante le continue rassicurazioni del ministero negli ultimi mesi è cresciuto il numero di contagi tra il personale scolastico e tra gli assistenti che operano con gli alunni con disabilità, gli Operatori educativi per l’autonomia (OEPA), dipendenti di cooperative sociali, pagati sette euro all’ora, figure “ibride” che operano nei locali della scuola ma che svolgono un servizio comunale poiché secondo la legge 104/92 spetta all’ente locale occuparsi dell’assistenza agli alunni con disabilità. Ma cosa è successo? Con la crescita dei contagi agli OEPA è stata preclusa la possibilità di partecipare alla didattica a distanza. Così, al fine di ridurre la diversità dei provvedimenti, in data 25 gennaio, il Comune ha stabilito che i Municipi nei casi di contagi o quarantene devono provvedere alla conversione delle ore in Dad o Did convertendo la totalità delle ore di servizio svolte in presenza. Ma non tutti i Municipi recepiscono il provvedimento e in nome dell’autonomia differenziata dilagano decisioni diverse. Al IX Municipio si registra il caso più emblematico: qualche giorno dopo la delibera viene inviata una circolare a tutte le scuole in cui si stabilisce che verrà rimodulato solo un terzo del monte ore totale del lavoratore. Un altro aspetto riguarda la possibilità di convertire il servizio in assistenza domiciliare, quindi completamente slegato dal servizio di assistenza scolastica. Così decido di contattare telefonicamente una lavoratrice per farmi raccontare la sua storia. Lei segue due bambini che si ammalano nel giro di un paio di settimane nel mese di gennaio. Così resta senza stipendio e i ragazzi senza assistenza. La lavoratrice decide così di attivarsi con il gruppo Whatsapp CAOS [1] per lanciare delle riunioni online. Nella seconda riunione si decide di lanciare un presidio davanti al IX Municipio. L’incontro tra i lavoratori e il presidente del IX avverrà il 14 febbraio alle 17.
Partiamo dall’inizio, tu segui due ragazzi, uno per quindici ore e l’altro per dodici ore settimanali.
L’assenza del bambino che seguo per quindici ore l’ho saputa il 6 gennaio. La mamma mi chiedeva informazioni riguardo la rimodulazione del servizio in Did. Per loro sono un punto di riferimento, pensava che avrei partecipato come il resto degli insegnanti. Non sapendo cosa fare, ho provato a chiedere alle maestre come muovermi. Loro mi hanno consigliato di inviare tramite i genitori del ragazzo una mail alla scuola per permettere la partecipazione alla Did. Così la mamma invia la mail ma la scuola non risponde. Il 10 torno in servizio, contatto la referente strumentale, la quale mi conferma che bisogna aspettare l’autorizzazione del Municipio e che l’ingresso in automatico in Did o in Dad può avvenire solo se il territorio entra in zona rossa. Rischio di perdere quindici ore, cosi decido di contattare la cooperativa. La responsabile mi chiede se sono disponibile a sostituire gli operatori assenti ma alla fine della settimana non riesco a raggiungere le quindici ore. Il 14 gennaio succede che anche il secondo bambino risulta positivo al Covid. I genitori decidono di mandare una mail alla dirigente. Questa volta la scuola risponde dicendo che non può autorizzare la partecipazione dell’OEPA in Did se prima non arriva il benestare del IX. A questo punto i genitori tentano l’ultima carta: decidono di scrivere una mail al Municipio. Ma non arriva alcuna risposta.
La scuola e il Municipio ti hanno inviato delle comunicazioni ufficiali, cosa ti hanno detto? E la cooperativa?
Da parte del Municipio non ho ricevuto nessuna comunicazione diretta. Da parte della scuola solo un apparente interessamento delle maestre che hanno parlato con la dirigente comunicandole il problema. Invece da parte della cooperativa la disponibilità a sostituire gli operatori assenti.
Da quando è scattata la pandemia nel 2020 è la prima volta che ti trovi in questa situazione?
No, non è la prima volta. A marzo dello scorso anno, durante la zona rossa, la cooperativa ha inviato alle sei del mattino un messaggio dove chiedeva ai lavoratori (che prendevano servizio dalla prima ora) di recarsi davanti ai cancelli delle scuole per farsi trovare pronti qualora fosse arrivata l’autorizzazione del Municipio. Siamo rimasti lì per diverso tempo e dopo qualche ora siamo tornati a casa. Solo dopo quattro giorni il Municipio ha autorizzato la didattica in presenza per i ragazzi con disabilità. Per la didattica a distanza, il Municipio ha riconosciuto tutto il monte ore dell’operatore, includendo le ore indirette, ovvero la programmazione del lavoro.
In data 25 gennaio una delibera uniforma gli interventi su tutto il territorio comunale. Nel documento, al punto 7, il Comune chiede ai Municipi di convertire in presenza la totalità delle ore di servizio previste a distanza. Tuttavia qualche giorno dopo il IX Municipio invia a tutte le scuole la decisione di convertire solo un terzo del monte ore, come ti sei comportata quando hai saputo la notizia?
Mi ha fatto sorridere. Appena sono tornata a scuola le maestre dicevano che dovevo essere felice, perché avevano rimodulato il servizio in Did, ma un terzo del monte ore di quindici sono cinque e di dodici sono quattro. E le altre ore? La notizia l’ho appresa attraverso una circolare che il Municipio ha inviato alla scuola ma dalla cooperativa non ho ricevuto alcuna comunicazione.
Sempre al punto 7, il Comune delibera, per le ore non erogate a causa delle chiusure disposte dall’autorità sanitaria e non riconvertite in altra forma, la possibilità di recuperarle durante i centri estivi. Cosa ne pensi?
Più di una volta ho chiesto alla cooperativa di poter lavorare nei centri estivi ma inutilmente.
Stessa cosa le mie colleghe con contratto a tempo indeterminato. Non capisco il senso di questo provvedimento. Il comune di Roma pensa che questi centri estivi esistano ma nella realtà non è cosi! Ci sono colleghe a tempo indeterminato che d’estate devono trovare un lavoro. Io mi reputo fortunata perché ho un contratto a tempo determinato e posso chiedere la disoccupazione. Anche dal punto di vista dell’utente questo servizio mi lascia molto perplessa. I ragazzi che seguo non sono interessati al centro estivo! La mia scuola quest’estate ne ha attivato uno ma i ragazzi non si sono iscritti. Al contrario, la decisione dell’anno scorso, in zona rossa, di favorire le lezioni in presenza per i ragazzi con disabilità è stata accolto molto bene dalle famiglie che l’hanno vista come uno strumento di sostegno. I genitori si sono esposti con la scuola per ottenere questo servizio molto di più rispetto a quest’anno. Il motivo? Forse sono stanchi di lottare per difendere i diritti dei loro ragazzi. Anche da parte nostra è sopraggiunta un po’ di stanchezza. Ti senti un fantasma, mentre quando stai in presenza sei una figura fondamentale.
Quanto di quello che sta accadendo adesso incide sul continuo ricambio lavorativo che avviene dentro la categoria OEPA?
Quest’anno ho perso tanti validi colleghi. All’inizio dell’anno scolastico due operatrici hanno scelto di lasciare questo lavoro perché esauste dalla continua perdita di ore. Entrambe hanno trovato di meglio, e quando dico così, non sto parlando di un lavoro della vita ma di un contratto fino a giugno con la messa a disposizione. Da settembre chissà cosa faranno, intanto hanno preferito percorrere questa strada piuttosto che vivere nell’incertezza e nell’angoscia quotidiana senza sapere se il bambino o la classe saranno presenti. A noi ci riconoscono solo un’ora se il bambino è assente.
Questo “blackout” non ha riguardato solo il IX ma anche il V, in quest’ultimo è andato in scena il concetto di “autonomia differenziata”. E cioè una scuola del territorio ha deciso di rimodulare il servizio in didattica a distanza garantendo il servizio l’assistenza ai ragazzi e la continuità salariale al personale esterno. Che idea ti sei fatta rispetto alla tua esperienza?
La storia del V mi ha fatto capire che se c’è una scuola che crede nell’inclusione qualcosa si può fare! Se ti trovi con una preside in gamba, ok! Ma in caso contrario che fai, resti indietro? Dobbiamo provare a incontrarci con più frequenza e fare più rete cercando di non lavorare solo sull’emergenza. Dobbiamo pretendere che da inizio anno i municipi chiariscano certe vicende. (giuseppe mammana)
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[1] Coordinamento AEC Operator* sociali auto-organizzati. Un coordinamento formato da AEC/OEPA e da altri lavoratori che operano nei servizi sociali