
Ti racconto una nuova storiella di educazione civica. Lo faccio per colmare del tempo che ho ritrovato e che prima avevo dimenticato. Davanti al mio letto c’è un armadio, dentro l’armadio, tra vestiti sparsi, una giacca elegante. È la giacca più elegante che ho. Non è una giacca mia, l’ho rubata. Spero che a questo punto il mio crimine sia dimenticato e perdonato, però te ne racconto la storia.
Era dicembre e andai con un nostro amico a una festa: una cosa pazzesca, una casa pazzesca. Delle persone che non conoscevo avevano affittato un lussuoso appartamento sopra piazza della Repubblica e non ricordo il numero civico, ma ricordo distintamente l’odore di mercato. Entrando lasciavi le tue cose in una stanza guardaroba, la luce era soffusa, la gente beveva e fumava, era tutto molto bello e promiscuo. Mi giustificherò dicendo che ero ubriaco, sono bravissimo con le giustificazioni, ma la verità è che con piccolezza, scaltrezza, audacia rubai una giacca che non era la mia. Nelle tasche trovai del tabacco, un biglietto del bus e poche monete. La giacca è molto elegante, alle volte la indosso in casa, mi guardo allo specchio e immagino di essere il proprietario di quella giacca e di averla ritrovata dopo molto tempo. C’è un signore che veniva sempre a trovarmi in biblioteca, avrà avuto sessant’anni circa. Elegantissimo, aveva una pila di libri infinita che si portava sempre appresso e una giacca lussuosissima. Veniva in biblioteca e chiedeva gli stessi due libri di occultismo, si faceva chiamare professore e girava per i paesi facendo conferenze sulla cabala, i sogni e l’arte. Condividevamo una strana ossessione per gli ebrei e ogni tanto mi teneva ore a parlare di mistici e danza.
A un certo punto smise di venire in biblioteca, seppi da un conoscente comune che aveva abbandonato tutto, era felice e faceva l’autista per una signora anziana. Mesi dopo l’ultima volta lo vidi passare con la sua macchina, il finestrino era abbassato e la camicia sbottonata in maniera molto arrogante. (luca valenza – continua…)
STORIE EDIFICANTI DI UN BIBLIOTECARIO IN QUARANTENA: