È il primo pomeriggio del 25 febbraio 2023, sono su un treno regionale partito da Taranto e diretto a Bari, da cui proseguirò per Bologna, la mia città di origine. Sono venuto a Taranto per partecipare alla manifestazione indetta dall’associazione Genitori Tarantini contro lo scudo penale introdotto dal governo nell’ultimo decreto-Ilva pubblicato a gennaio. La manifestazione è stata ricca di momenti intensi, drammatici, commoventi, svolgendosi nel ricordo di quelle bambine e bambini che hanno pagato e pagano sulla propria carne decenni di scelte scriteriate da parte delle istituzioni. Tante persone sono intervenute, tutte con l’obiettivo di mostrare lo sdegno di fronte all’ennesima scelta politica che, purtroppo, si pone in continuità con le precedenti: di nuovo, come era già successo nel 2012, il governo fa passare una norma che crea le condizioni giuridiche affinché l’attività produttiva della fabbrica possa proseguire, questa volta senza il fastidio di possibili ostacoli penali. Verrebbe da domandarsi: che senso ha introdurre questa norma se non perché già esiste la consapevolezza che la possibilità concreta di commettere reati ambientali sussiste nell’esercizio dell’attività produttiva dell’ex-Ilva? E se tale possibilità esiste, perché dovrebbero escludersi profili di colpevolezza penale? Perché questa gentilezza politica che si traduce in legalizzata libertà di inquinare, ammalare, uccidere? Parafrasando il dottor Viesti, pneumologo tarantino intervenuto oggi: l’espressione “immunità penale” è contraddittoria, ossimorica, oltre a essere uno schiaffo alla nostra Costituzione.
Sempre con riferimento alla Costituzione, vorrei soffermarmi sulle parole di Massimo Castellana dell’associazione Genitori Tarantini, pronunciate reggendo in mano un cartonato della Costituzione accoltellata e sanguinante: “Questa Costituzione qui a Taranto è stata più e più volte ferita, questa Costituzione è quasi morta qui a Taranto, sembra essersi fermata insieme alla giustizia, come il Cristo che si fermò a Eboli, ai confini di questo nostro territorio”. In questa affermazione, Castellana sintetizza la materialità del diritto e delle leggi. Il diritto e le leggi non sono solo parole che i politici, gli avvocati o i giudici scrivono su carta. Il diritto e le leggi non si studiano unicamente nella formulazione lessicale delle norme. Ce lo diciamo spesso, che la Costituzione italiana è molto bella. Ma che senso ha avere una Costituzione bella se poi ciò che vi è scritto rimane lettera morta? Credo sia necessario trattare con spirito critico la classica narrativa relativa alla bellezza della nostra Costituzione. E che sia opportuno che ne valutiamo la bellezza soprattutto sulla base del suo rispetto reale, nella realtà. Scopriremo, con buona pace di Benigni, che non è per nulla la più bella del mondo. E, seguendo le parole di Castellana, sembrerebbe che sì, in certi luoghi, a Taranto, la Costituzione certi giorni puzza o si colora di rosso, altri giorni si impolvera o tossisce, sempre ha una forma di cilindro fumante, striato di rosso e bianco. La vicenda dell’ex-Ilva di Taranto ci ricorda con prepotenza questo, che la Costituzione va studiata e messa alla prova nei luoghi: solamente così ne capiremo per davvero la sua estetica.
A Taranto oggi, così come si fa da un decennio almeno, si è protestato contro l’ennesimo atto di imbruttimento della Costituzione. L’ultimo decreto salva-Ilva sta alla nostra Costituzione come una spruzzata di vernice rossa starebbe sugli affreschi della Cappella Sistina. Non è bello, non si fa. Il “non si fa” è valutazione tecnica: oggi Marescotti ha detto, con fiducia, che prima o poi questo decreto davanti alla Corte Costituzionale ci finisce. Se non saranno la Camera o Mattarella a bloccarlo, speriamo allora che sia la Consulta a evidenziarne le incongruenze giuridiche. Il “non è bello” è valutazione di valore, ed è quindi il luogo delle scelte. Quando pensiamo alla Costituzione, ci interessa averne una bella? Se rispondiamo sì, ci basta che sia stata scritta bella? O ci preme che la sua bellezza si realizzi (nel senso etimologico di “farsi reale”) nel tempo e nello spazio? I presenti di oggi in piazza della Vittoria avevano le idee chiare: loro hanno deciso che vale la pena continuare a lottare quotidianamente per ridare un po’ di vita reale a una Costituzione che, come dice Castellana, a Taranto “è quasi morta”. Sarebbe ora che a questo tentativo di restauro partecipassero anche le istituzioni e la cittadinanza tutta (e non solo tarantina). Potrebbe essere parte di quel dovere civico di cui parla proprio la Costituzione all’articolo 54… ops, ecco un’altra norma poco realizzata. Ma come, non avevamo la Costituzione più bella del mondo? (carlo nicoli aldini)