Giovedì 20 giugno i dipendenti delle Terme di Agnano sono stati convocati in qualità di creditori dal giudice fallimentare del Tribunale di Napoli per discutere della richiesta di “concordato in continuità” presentata dalla società. Una volta avviato il concordato, l’azienda (partecipata al cento per cento del comune di Napoli) non potrà più accumulare nuovi debiti, il che comporterebbe il licenziamento immediato dei lavoratori, che rappresentano un costo fisso mensile insostenibile per l’azienda. Sarà mantenuto solo un numero ridotto di dipendenti per garantire la sopravvivenza minima dell’attività.
Le Terme di Agnano rappresentano un patrimonio storico e culturale millenario, ma da anni versano in uno stato di abbandono, travolte da controversie lavorative e giudiziarie. I lavoratori sono senza stipendio da mesi, a causa di problemi di gestione e di mancanza di visione aziendale; attraverso la mobilitazione, avevano strappato alcune rassicurazioni rispetto al futuro, ma le cose sono andate diversamente.
Il 10 maggio lavoratori e sindacalisti del SiCobas avrebbero dovuto incontrare a palazzo San Giacomo l’assessore Marciani, per un aggiornamento sulle azioni in corso per tutelare per i dipendenti e sulle novità successive a un incontro con i vertici dell’azienda. In quella sede i lavoratori hanno dovuto alzare la voce persino per ottenere un verbale dell’incontro con firma dell’assessore, dal momento che l’unico documento presentatogli dal comune, nella persona dell’avvocato Cacace, era un foglio scritto in Microsoft Word con la cronistoria degli eventi degli ultimi mesi, senza intestazione né firma.
Da quel momento la situazione si è bloccata. Nonostante numerosi incontri avessero prospettato il trasferimento dei lavoratori in altre aziende partecipate, nulla è stato fatto. Durante un incontro sul bradisismo a Bagnoli, incalzato dai lavoratori, il sindaco aveva ribadito la necessità di tempo per elaborare il piano del fabbisogno delle partecipate, che avrebbero dovuto chiudere il bilancio prima di qualsiasi possibile nuova iniziativa. I lavoratori, in sostanza, dovevano continuare ad aspettare.
L’ultimo pagamento ricevuto dai lavoratori è stato di settecento euro, relativo allo stipendio di febbraio 2023. La possibilità di recuperare alcune mensilità arretrate attraverso la vendita dei terreni appartenenti alle Terme di Agnano si è rivelata ottimistica, poiché i terreni verrebbero venduti ai coloni, che hanno un diritto di prelazione, a prezzi non in linea con i valori di mercato. Inoltre, non sono allo stato disponibili informazioni sui contratti di affitto per le piscine, la spa e il parcheggio, tutti gestiti da privati.
Per mesi l’amministrazione comunale, rappresentata dall’assessore Armato, ha continuato a rassicurare i dipendenti senza avanzare alcuna azione concreta, a dispetto della propaganda diffusa da alcuni giornali cittadini. Il 21 giugno, dopo l’incontro con il giudice Pugliese, i lavoratori si sono recati al Comune per chiedere conto agli amministratori del loro operato; si sono sentiti rispondere che l’amministrazione “non si aspettava una posizione così netta da parte del giudice riguardo ai licenziamenti”. Daniela Lampognana, una delle lavoratrici, aggiunge: «L’amministrazione ha detto che farà il possibile per accelerare le procedure per i trasferimenti, ma che è ancora in dubbio se questi saranno realizzabili».
Nel frattempo, i dipendenti ricordano di essere stati tenuti senza stipendio per venti mesi e chiedono la ricollocazione presso la TDA Srl – società che gestisce le piscine, e che sta liquidando le Terme di Agnano –, o almeno un trasferimento temporaneo presso altre aziende partecipate, garantendo che ciò avvenga con rispetto per le loro qualifiche e competenze professionali. Un percorso sempre più in salita, in cui i lavoratori pagano incolpevolmente il prezzo prima delle scelte e poi dell’indifferenza istituzionale. (serena bruno)