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22 Novembre 2023

Tracciato Palestina. Racconto di un viaggio in Cisgiordania

Rita Marzio
(disegno di elena mistrello)

Elena Mistrello non è nuova nel mondo del fumetto, dell’illustrazione e della graphic novel: da anni è attiva nel campo dell’editoria e delle autoproduzioni, con un’attenzione curata e mai scontata a tematiche politiche e sociali. Tracciato Palestina. Racconto di viaggio in Cisgiordania è la sua ultima pubblicazione, prodotta dalla FOA Boccaccio 003 (storico centro sociale di Monza, Lombardia) e che vede la collaborazione di Elio Catania e Nicolàs Garcia.

Il fumetto racconta del primo viaggio di Elena in Palestina all’interno del progetto di arrampicata West Climbing Bank, che dal 2017 si propone di creare reti tra l’Italia e la Palestina attraverso l’attività sportiva, intesa come forma di resistenza contro l’apartheid israeliano. Tracciato Palestina ci mostra le tappe del viaggio di Elena e dei suoi compagni giorno dopo giorno, senza per questo risultare mai didascalico o noioso, in quanto ogni giornata è caratterizzata da un incontro, un volto, una scoperta e una conferma delle diverse forme che la violenza assume in quei territori. Ed è proprio il tema della violenza, e delle molteplici forme di resistenza, a tessere la trama dell’opera: una violenza che sorprende l’autrice fin dal suo primo risveglio a Laylac (l’associazione giovanile del campo profughi di Dheisheh che ospita il gruppo), dal momento che, nemmeno il tempo di alzarsi, scopre che durante la notte l’esercito israeliano è entrato nel campo profughi. Vietato affacciarsi alle finestre. Vietato uscire di casa.

Una violenza che, con il passare dei giorni e delle esperienze, si fa sempre più esplicita e manifesta: non solo checkpoint, esercito nelle strade e muri divisori, ma anche divieto ai palestinesi di percorrere determinate strade, rendendo così i loro spostamenti giornalieri più lenti e complicati; divieto di risiedere ai piani superiori di alcune abitazioni, come quelle interne al suk di Hebron, affinché questi siano abitati esclusivamente dai coloni, i quali gettano rifiuti e oggetti di ogni tipo dalle loro finestre, costringendo i palestinesi a proteggersi con le reti; la violenza dei gruppi di ebrei ortodossi che spadroneggiano nello spazio pubblico avvalendosi della protezione speciale dell’esercito; la violenza di un cimitero in cui un ragazzo scava una tomba senza che non sia ancora morto nessuno, certo che a breve quella fossa sarà piena.

A queste testimonianze fanno da contraltare le storie di chi, in Palestina, ci vive e vuole continuare a viverci. Un radicamento che è resistenza a tutti gli effetti: perché rimanendo, seppur circondati da un muro e da un esercito che rendono la vita insostenibile, il popolo palestinese contraddice al desiderio più grande dello stato di Israele, ovvero quello di rendere la Palestina una terra vuota, ulteriormente colonizzabile. Restare per continuare a esistere, mettendo in prima linea il proprio corpo ed esprimendo una forza e una determinazione definitiva, che non lascia spazio all’inerzia o allo sconforto.

Elena ci guida in quest’avventura on the road attraverso testimonianze, intimità e rabbia, come quella che si manifesta al funerale di Adam, ragazzo di sedici anni ucciso dall’esercito israeliano nella notte del 3 gennaio, a pochi passi da dove si trovava l’autrice. La tavola che racconta il funerale, che è a tutti gli effetti un corteo politico, emana una fierezza e una rabbia travolgente: mentre leggo mi trovo a centinaia di chilometri di distanza dal campo profughi di Dheisheh, ma attraverso quei volti e quelle espressioni riesco a sentire le urla, i cori, i canti e gli spari che accompagnano il funerale. Sono lì con loro, e la loro causa diventa la mia.

Tracciato Palestina è il racconto di un viaggio speciale, la narrazione di un incontro con una terra e con un popolo che lasciano il segno, un segno che si fa fumetto e che riesce, attraverso illustrazioni eloquenti e descrizioni efficaci, a farci venire la voglia di partire per comprendere in prima persona cosa vuol dire vivere nei territori occupati, a non farci dimenticare i significati più profondi dell’apartheid e della colonizzazione da parte dello stato di Israele. (rita marzio)

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