Sono le undici di sera e Alessia dorme sul sedile reclinato della macchina di suo papà. Su quelli posteriori, Corona cerca di far addormentare il piccolo Lorenzo, che invece guarda con occhi vispi il via vai elettrico fuori dal finestrino. I bambini si sono spaventati, come tutti, quando tra le otto e le dieci una decina di scosse dovute al bradisismo si sono percepite molto chiaramente in area flegrea e in parte della città di Napoli (in tutta la giornata, alla fine, se ne registreranno circa centocinquanta). La più forte intorno alle otto, con una scossa di magnitudo 4,4 che per fortuna non ha provocato danni a cose e persone, se non si considerano gli oggetti caduti dai mobili nelle case di Bagnoli, Pianura, Pozzuoli e nei comuni dell’area flegrea.
Per le strade di Bagnoli la preoccupazione è visibile, ma tutto sommato il clima è sereno. In via Acate, via Ovidio, via Ascanio le persone sono in strada o in macchina, ci si offre pizza, panini, acqua, e si raccontano quei momenti per esorcizzare lo spavento. Nelle strade più popolari, via Enea e via Di Niso, qualche anziano posiziona la sua sedia fuori al basso, i bambini guardano i movimenti degli adulti cercando di capire come comportarsi, sebbene anche per loro da almeno un paio d’anni i terremoti dovuti ai borbottii del vulcano siano eventi quotidiani.
Un bel po’ di gente intanto si piazza sulle panchine di viale Campi Flegrei, la strada principale del quartiere: famiglie, giovani, adulti solitari, mentre viale Giochi del Mediterraneo, lo stradone che collega la piscina Scandone e l’ex base Nato si riempie di auto. Lì il clima è più teso. Un gruppo di persone ferma una volante della polizia e chiede che gli si aprano i cancelli della scuola, o quelli della base, per poter usare i bagni: «Sto per strada da quattro ore – dirà una signora intorno a mezzanotte – come devo risolvere, la faccio per terra davanti a tutti?».
FRONTE NATO
Fin dalla prima scossa più forte, è la strada che conduce alla ex base Nato il punto di raccolta nell’emergenza per i bagnolesi. Le caratteristiche in effetti ci sono: pochi palazzi, spazi larghi, controviali dove si può parcheggiare l’auto, ma non uno sfogatoio sufficiente per una possibile evacuazione, tanto che qualche ora dopo la strada si intaserà definitivamente, impedendo alle auto di avanzare in ogni direzione, complice l’uscita dal Palapartenope della folla che era andata a vedere il concerto dei Pinguini Tattici Nucleari.
Sul vialone della Nato ci sono i bagnolesi e molta gente arrivata da Agnano, dove si registrano le maggiori criticità: in primo luogo per la vicinanza agli epicentri, in secondo per la condizione precaria di molte abitazioni. Intorno alle dieci arriva notizia dell’evacuazione di tre edifici a Pozzuoli e Bacoli, le cui famiglie sarebbero state ospitate nella tendopoli che intanto è stata installata dalla Protezione civile. «Te lo vorrei far vedere come hanno fatto la verifica della solidità nel mio palazzo», racconta Maria, che abita in una stradina a pochi passi dal millenario anfiteatro che fu progettato dagli stessi architetti del Colosseo. «‘A mano nfaccia ‘o muro, ‘ddoje fotografie, e ‘na pacca ‘ncopp’ a spalla». Quando mancano pochi minuti all’una la signora della pipì si mette a urlare e accusa un malore. Dopo un’ora molte delle auto abbandonano il viale e le persone si dirigono verso casa.
FRONTE METRO
La stazione della Metropolitana e l’antistante slargo su cui è stato ricavato un campo di pallone autocostruito sono invece pieni di adolescenti troppo grandi per stare con le loro famiglie. L’adrenalina rende il clima elettrico, e anche quelli che hanno più paura degli altri si sentono obbligati a ridere e scherzare sull’argomento. Si fuma e ci si rincorre tra i tornelli della stazione, si calcia nervosamente quel che si trova a terra. Chi ha un fidanzato o una fidanzata si accucciola sulle panchine di cemento, ogni tanto arriva qualcuno e racconta la propria piccola storia di questa strana serata. «Prestami il motorino, voglio andare a vedere che sta succedendo!». Angelo cerca un modo per far bere il suo cane, chiede in giro bicchieri di plastica sapendo che nessuno quando è scappato da casa se li è portati dietro. Poi risolve chissà come e torna a fare casino con gli altri. Una coppia di anziani con un carrello della spesa ricoperto di stoffa guarda la ciurma un po’ con benevolenza un po’ con paura. Poi si siedono nella sala antistante il binario come se aspettassero il treno.
Dai discorsi, molte persone sembrano consapevoli del fatto che il pericolo non è a livello di allerta. D’altronde è da sempre che questa gente convive con i capricci del vulcano e c’è addirittura chi, in questi anni, nei periodi di bassa delle scosse ne ha sentito la mancanza. Allo stesso tempo, quando si avvertono terremoti così forti è difficile restare calmi, né l’atteggiamento delle istituzioni sembra convincere nessuno, o tranquillizzare chi, comprensibilmente, vive male la situazione. In giro per Bagnoli e Pozzuoli, tra le dieci e l’una, si sono visti tantissimi anziani, persone in evidente difficoltà emotiva, altre con disabilità, ma la risposta è stata come sempre insufficiente. «Pare che la Asl stia ragionando su una mappatura dei bisogni e un piano di intervento per chi necessita di un sostegno psicologico, ma non si vedono ancora azioni concrete in questo senso. Noi facciamo quel che possiamo, in un’ottica non solo di solidarietà ma anche di emersione delle carenze del sistema sanitario locale. Solo in questa fase di emergenza abbiamo registrato centinaia di persone che chiedono un aiuto immediato, in particolare riguardo stati d’ansia e attacchi di panico. Serve un presidio fisico per garantire un supporto immediato», spiega Walter Iannuzzi, uno degli psicologi che coordina lo sportello di supporto autorganizzato in Villa Medusa.
Poco da dire anche sulla grottesca comparsata fatta la scorsa settimana dal sindaco Manfredi, il vice presidente della Regione Bonavitacola, i vertici di Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia e Protezione civile alla municipalità di Bagnoli, un incontro che doveva servire a tranquillizzare le centinaia di cittadini accorsi ma che ha fatto andare via quasi tutti ancora più arrabbiati a causa di una gestione dell’emergenza che appare raffazzonata, tanto nelle operazioni di verifica della solidità degli edifici quanto del supporto logistico alla popolazione (senza contare il fastidio provocato da messaggi del tipo “se non riuscite a sostenere questa situazione andate altrove” o dall’atteggiamento di superiorità tenuto dai presenti, a cominciare dal sindaco, che ridicolizzavano le obiezioni di chi prendeva parola).
FRONTE MARE
All’altezza del Dazio, proprio sul confine tra Bagnoli e Pozzuoli, dove c’è lo stazionamento degli autobus, aumenta nuovamente la densità delle auto parcheggiate con dentro intere famiglie. Altre persone siedono sui muretti di mattoni rossicci a guardare il mare, o fuori al ristorante Le Sciantose, a chiacchierare. Raffaele, ex operaio della Sofer, simbolo del sogno infranto dell’industria meridionale, è triste più che impaurito. «Penso a mia moglie, ci siamo fatti insieme tutto il biennio di bradisismo dell’83-84. Avevamo comprato casa e lei diceva sempre che da lì non se ne sarebbe andata neanche se la cacciava l’esercito. Era nata a via Pisciarelli, dove ci sono le fumarole del vulcano, da una famiglia contadina che aveva un rapporto con la terra diverso. Se n’è andata per un cancro ai polmoni nel 1990, il giorno del secondo scudetto del Napoli».
Su lungomare di Pozzuoli, a partire dall’ultimo tratto di via Napoli, la gente vaga un po’ senza meta, un po’ facendo la spola tra le ambulanze, le auto della Protezione civile e della polizia municipale, cercando informazioni che nessuno può dare. Quel che possono fare è allestire un punto di raccolta con enormi tende nel campo da basket da non molto restaurato, e una tendopoli per gli sfollati all’altezza delle Terme della Salute (ne verranno poi montate altre tre, tra la Piazza a mare e il PalaTrincone di Monteruscello).
In giro si discute della sistemazione di alcuni anziani che vivono in due case di riposo nella zona della Solfatara, ma indicazioni precise non ne arrivano. Arriva, invece, il presidente della Regione, De Luca, che si aggira spavaldo nella zona del porto accompagnato da Ciro Verdoliva (Asl) e Italo Giulivo (Protezione civile Campania). Alle sue spalle, capannelli di persone circondano i giornalisti che cercano affannosamente testimonianze di tragedie. «Chi è questo che sta parlando?», chiede qualcuno. «È Borrelli, chill’ ‘e Striscia la Notizia», risponde una bambina che può vedere al di là della folla.
La notte si preannuncia lunga. Si andrà avanti più o meno così fino all’alba. (riccardo rosa)