Il Mattino, 13 aprile 2017
Da attrice, Antonella Monetti, si trasforma in posteggiatrice ogni volta che può: come Dolores Melodia non è raro incontrarla tra bettole e teatri, case e feste, armata di una fisarmonica e del suo canto dolente, mai puro, che è confessione di aver vissuto, insieme lacrima e sorriso esorcistico. Spinta dai suoi non pochi estimatori ha inciso Fino all’urdemo suspiro (Monitor Edizioni), canzoni classiche (Viviani, Pisano-Cioffi, L’ultima tarantella, Catarì, Preferisco il Novecento), ma non solo (Spusalizio ‘e marenaro, il Nino D’Angelo di Ciucculatina d’a Ferrovia, e un paio di brani originali), con gli arrangiamenti di Ciro Riccardi, accompagnate da un libretto in cui a ogni pezzo corrisponde un racconto-tranche de vie.
Melodrammatica quanto effervescente, eccentrica quanto sfacciata, la Melodia/Monetti attraversa le canzoni come la protagonista di ‘Na bruna: “Chella s’è fatta ‘a croce cu ll’acqua e mare”. (federico vacalebre)