UN SANTO AL GIORNO # 1 aprile: Sant’Irene
Irene era la più giovane di tre sorelle; le altre due erano Agape e Chionia. Vivevano ad Aquileia ed erano figlie di genitori pagani. Ricche e di nobili origini, furono sempre additate come modello di santità da parte degli altri fedeli. Nel febbraio del 303 l’imperatore, con il primo editto di Nicomedia, ordinò la distruzione di tutti i libri sacri. Le tre sorelle non tradirono la loro fede: abbandonarono la loro casa e le loro famiglie e si rifugiarono in montagna, dove trascorsero un breve periodo pregando e soffrendo. Dopo, quando il pericolo sembrava scampato, ritornarono in città.
Non sono chiare le motivazioni che spinsero le sante a trasferirsi a Tessalonica e le circostanze entro le quali furono catturate; esistono molte versioni, nessuna delle quali è da ritenersi attendibile. Una leggenda vuole che una notte San Crisogono, (martire morto poco tempo prima) apparve in sogno al presbitero di Aquileia, Zoilio, e gli annunciò che entro nove giorni le tre sorelle sarebbero state catturate. Preoccupato per la sorte delle tre sante, questi le fece trasferire a Tessalonica e le affidò a Santa Anastasia. In questa città, in cui si contavano migliaia di fedeli, avrebbero trovato un rifugio migliore, mischiandosi tra la folla dei Cristiani. Irene, Agape e Chionia furono però scoperte e rinchiuse in carcere.
Le tre Sante furono presentate davanti a Dulcezio, governatore di Tessalonica, insieme ad altri cristiani: Agatone, Eutichia, Cassia e Filippa. L’accusa era di non aver rispettato l’editto che ordinava a tutti i cittadini di cibarsi delle carni che erano state offerte in sacrificio agli dei. Gli accusati furono spinti a compiere il loro atto di devozione verso gli dei e invitati dal presidente a mangiare le carni delle bestie immolate, ma essi persistettero nel rifiuto. Dulcezio li condannò al rogo, ma “a causa della giovane età”, prese tempo chiudendo in carcere Agatone, Irene, Filippa ed Eutichia. Secondo alcuni testi, mentre le sorelle erano in prigione Dulcezio andò a visitarle per “cibarsi dei loro amplessi”; tuttavia la sua mente fu ottenebrata e invece di entrare in cella si introdusse nelle cucine, e iniziò ad amoreggiare con pentole e pignatte.
Intanto le due sante, salite sulla pira, affidarono le loro anime al Signore. Le fiamme uccisero Chionia e Agape, ma lasciarono intatti i loro corpi e le loro vesti. Passati alcuni giorni, furono rinvenuti gli scrigni appartenenti a Irene e contenenti i testi sacri, che sempre secondo l’editto dovevano essere stati distrutti; la Santa fu nuovamente condotta da Dulcezio, che la sottopose a interrogatorio. Irene, nonostante avesse assistito alla condanna delle sue sorelle, fu risoluta. La pena, a quel punto, fu ancora più dura: Dulcezio ordinò che la Santa fosse esposta nuda in un bordello, ricevendo un unico pane al giorno. Irene vi rimase per qualche giorno ma a dispetto della sua giovane età e della sua avvenenza nessuno osò avvicinarla. Il governatore emise quindi la sua ultima e definitiva sentenza e Irene fu bruciata viva il primo aprile del 304. (torna ai santi)