UN SANTO AL GIORNO # 17 luglio: Sant’Alessio
La storia di Alessio, della quale si sono impossessati teatro e poesia e prima ancora la leggenda, è narrata in varie versioni. Di queste, quella agiografica siriaca, della fine del V secolo, è quella che ha avuto più fortuna. Le ragazze che celebrano le nozze nella chiesa di Sant’Alessio sull’Aventino l’avranno letta non senza un moto di sorridente apprensione. Vi si narra infatti di un giovane romano, figlio di ricchi genitori, che la sera delle nozze, allontanatosi nascostamente dalla sala del banchetto, fuggì oltremare rifugiandosi a Edessa, dove trascorse alcuni anni mendicando il sostentamento alla porta della chiesa e dedicandosi interamente alla vita di preghiera e di penitenza. Sul punto di morire avrebbe svelato la sua identità al sacrestano. Questi riferì al vescovo, il quale, recatosi nel cimitero dov’era stato sepolto il mendicante, sulla sua tomba non vi trovò che pochi stracci.
La versione greco-romana introduce una variante: Alessio, unico figlio dei patrizi Eufemiano e Aglae, il giorno delle nozze, dopo un lungo colloquio con la sposa, concorda con lei di vivere in assoluta continenza, quindi parte da Roma per una meta sconosciuta. Vi ritorna dopo diciassette anni e viene accolto in casa dei genitori come un mendicante e adibito ai lavori più umili.
Nella basilica inferiore di San Clemente dipinti della seconda metà del secolo XI rappresentano il ritorno a Roma di Sant’Alessio in abiti da mendicante, il suo incontro col padre, che non lo riconosce, quindi la visita di papa Innocenzo che scopre sul corpo dello sconosciuto pellegrino un segno della sua reale identità e la susseguente scena dei genitori, visibilmente straziati, al capezzale del figlio morente.