UN SANTO AL GIORNO # 19 febbraio: San Corrado Confalonieri
Nobile del Trecento, sposo felice di una gentildonna sua pari, aveva un debole per la caccia. Un giorno, lungo la riva del Po, un capo di selvaggina che inseguiva a cavallo, circondato dai cani e dai bracconieri, cercò scampo all’interno di una macchia. Il giovane Corrado fece dar fuoco all’intera macchia per stanare l’animale. Ma era estate, e nella pianura riarsa dal sole i suoi uomini non furono in grado di controllare le fiamme. L’incendio distrusse così le messi e le cascine vicine.
Corrado e i suoi rientrarono in città senza esser notati. Nessuno era stato testimone del loro malestro e il rimorso e la paura tennero suggellate le bocche. I proprietari e i contadini danneggiati intanto protestavano presso il governatore della città, che ordinò un’inchiesta. Fu così arrestato un vagabondo, trovato nei boschi, vicino al luogo dell’incendio. Le prove a suo carico parvero sufficienti, e questi venne condannato a morte. Sulla piazza della città, però, poco prima che avesse luogo l’esecuzione, Corrado non poté resistere all’impulso della coscienza, che gli imponeva di scagionare l’innocente e di accusarsi colpevole.
Poiché non si trattava di dolo, ma di responsabilità colposa, il nobile piacentino venne condannato a risarcire i danni. Corrado era ricco, ma l’incendio era stato rovinoso. Quando l’ultimo danneggiato fu risarcito, egli aveva finito non solo tutti i suoi beni ma anche quelli della moglie. I due sposi però non si angustiarono: quell’avvenimento aveva illuminato di nuova luce la loro vita, e fu interpretato come un segno del cielo. La donna vestì così l’abito delle figlie di Santa Chiara, entrando nel convento di Piacenza. Corrado si unì ad alcuni devoti eremiti che vivevano fuori città, sotto la Regola del Terz’Ordine francescano.
Dato che molti ammiratori presero a visitarlo e a seguirlo, Corrado preferì allontanarsi dai luoghi natali, incamminandosi verso Roma. Proseguì il viaggio percorrendo tutta la penisola e passando in Sicilia. Qui si fermò nella valle di Noto, non lontano da Siracusa, dove visse trent’anni, prima presso un ospedale poi come eremita sui monti. Ogni venerdì scendeva a Noto, e, dopo essersi confessato, pregava davanti a un celebre crocifisso che si conserva nella cattedrale della città. In quella stessa cattedrale furono riposte le sue reliquie, dopo la morte avvenuta nel 1351. (torna ai santi)