UN SANTO AL GIORNO # 19 giugno: San Romualdo
Fin dalla giovane età Romualdo aveva manifestato una forte inclinazione alla vita solitaria e alla preghiera, pur vivendo tra facili tentazioni ed esempi di mondanità, essendo figlio di un duca ravennate. Dopo aver professato per tre anni la regola cistercense nel monastero di Sant’Apollinare in Classe, a ventitré anni ottenne il permesso di condurre vita eremitica, sui colli veneti, in compagnia dell’eremita Marino.
Ovunque andava, il monaco ravennate diffondeva il benefico contagio della vita solitaria. Tornato a Ravenna, convinse pure suo padre a farsi monaco a San Severo. Le sue peregrinazioni avevano uno scopo ben preciso: la riforma dei monasteri e degli eremi, sul modello degli antichi cenobi orientali. Nacque così, tra la fitta boscaglia alpina, a ridosso dell’alto Casentino, l’eremo di Camaldoli, che prende nome dal “campo” di un certo Màldolo, che fece dono di quel luogo all’uomo di Dio in cerca di solitudine.
Ottone III lo elesse abate di Sant’Apollinare in Classe ma trascorso un anno in quella carica Romualdo depose ai piedi dell’imperatore il pastorale, pentito di aver ceduto a quella ch’egli considerava la tentazione del prestigio, andando a dimorare il più lontano possibile, nell’abbazia di Montecassino. Da lì partì per nuove avventure spirituali, riformando monasteri e fondandone di nuovi a Verghereto, a Lemmo, a Roma, a Fontebuona e Vallombrosa, in quel di Siena, e a Val di Castro, presso Fabriano, dove lo colse la morte, il 19 giugno 1027.