UN SANTO AL GIORNO # 26 agosto: Sant’Alessandro di Bergamo
Ai primi giorni d’autunno, l’esercito di Massimiano Cesare si trovava nelle valli svizzere, non lontano dalla conca del lago Lemano. Lo aspettava una insidiosa guerriglia contro i montanari del paese, sempre ribelli e inquieti. Le Alpi erano già incappucciate di neve mentre i soldati della legione sognavano la calda sabbia della loro terra natale. Era infatti una legione di egiziani, detta Legione Tebana reclutata nella Tebaide, attorno alla città di Tebe. Ad Agaunia, il primicerius Maurizio ordinò l’alt ai suoi legionari. Da Octodurum, Massimiano Cesare aveva infatti ordinato che, in attesa di attaccar battaglia, si celebrasse un sacrificio propiziatorio agli dei.
Quando i cristiani della Legione Tebana si rifiutarono di eseguire l’ordine, Massimiano minacciò rappresaglie, ma nessuno cedette. Giunse allora un reparto di littori per le misure disciplinari e un soldato su ogni dieci della Tebana cadde sotto il gladio. I superstiti tuttavia non si lasciarono intimorire. A Massimiano, mandarono a dire che la loro fedeltà agli insegnamenti del Signore era la più sicura garanzia della lealtà anche verso l’Imperatore, ma ciò che ne seguì fu una seconda decimazione; e poi una terza, finché tutti i legionari cristiani furono giustiziati, ad Agaunia, in quell’autunno della fine del 111 secolo.
Anche il Sant’Alessandro festeggiato oggi viene detto soldato della Legione Tebana, come molti altri venerati nell’Italia settentrionale, perché aver appartenuto alla legione dei martiri, per un cristiano e un soldato, appariva come il maggior titolo di nobiltà d’animo e di eroismo. In particolare egli sarebbe stato uno di quei pochi i quali, trovandosi distaccati in altre località, sfuggirono all’eccidio di Agaunia, per subire poi il martirio in altri luoghi dove fiorì la loro devozione. Sant’Alessandro, per esempio, è patrono della città di Bergamo, dove morì dopo essere sfuggito due volte al carcere e avere infranto gli idoli davanti al suo comandante e persecutore, Massimiano Cesare.