Il Mattino, 3 gennaio
da: Il Mattino, del 3 gennaio 2016
Interessante e originale è il volume Palude. Gianturco, dal pantano all’industria e ritorno, realizzato da Diego Miedo e Davide Schiavon per le edizioni di Napoli Monitor (pag. 80, euro 15), di recente giunto in libreria. In poche pagine si ripercorre la vita underground e metropolitana di uno dei quartieri operai più antichi e, oggi, probabilmente più bistrattati della città. Come non ricordare i movimenti di protesta sociale, che sfociarono nell’occupazione di Officina 99 e portarono speranza e creatività in una zona che sembrava dover morire all’indomani della chiusura delle fabbriche e stabilimenti. Le fotografie scattate da Miedo ai lavori murali suoi e degli artisti Arp, Emajons e Zolta disegnano un itinerario interiore in cui, pur lasciando intravedere scorci di panorama, di alberi rinsecchiti, di stazioni deserte e di archeologia industriale, l’atmosfera è lasciata all’immaginazione.
Dal Macello a via Brin, sembrano riposare silenziose, quelle strade che ormai appaiono solo come luoghi di passaggio senza nome. Gli stessi luoghi di cui il cantautore Francesco Di Bella, ex leader dei 24 Grana, narra nel suo primo disco da solista intitolato appunto Nuova Gianturco, che da poche settimane sta scalando le classifiche di ascolto.
Eppure, ce ne sarebbero di storie da raccontare: come quella della salumeria di Ciro, sorta di capolinea e crocevia di varia umanità; o anche quella della studentessa Carla, splendida ragazza vittima delle mire di un guardone del posto; infine quella del Pascone, l’antica landa di zanzare di lanzettiana memoria, un tempo attraversata dall’ormai mitico fiume Sebeto. I testi di Davide Schiavon ondeggiano tra il racconto sospeso e il reportage in presa diretta, sviluppandosi in maniera leggera eppure pungente, facendo assaporare odori e colori della zona che un tempo era meta di pastori e bestiame: prima di subire una violenta accelerazione demografica e riempirsi repentinamente di concerie, botteghe e sedi di multinazionali. Al punto da far esclamare, come recita una delle frasi poste in epigrafe tratte dal celebre romanzo di Malcom Lowry: “È sbalorditivo, quando ci si pensa un momento, come lo spirito umano pare fiorire all’ombra del mattatoio”. (angelo petrella)