Foto di Chiara Di Mauro (da n.1 a n.5 e da n.14 a n.20) e Alessandra Mincone (da n.6 a n.13)
La venerazione per la Madonna dell’Arco si mantiene viva a Napoli e nella sua provincia dal 1400. L’apice del rituale si raggiunge il lunedì di Pasquetta, quando centinaia di migliaia di fedeli si recano a piedi (spesso scalzi) fino al santuario di Sant’Anastasia. Ogni fedele o gruppo di fedeli (“paranza” o “squadra”) porta con sé la propria bandiera o quella appartenente al proprio circolo (o “associazione”). In ogni quartiere della città vi sono numerose associazioni, soltanto alcune delle quali sono riconosciute dalle autorità religiose. I fedeli si attivano per la preparazione del carro e delle bandiere durante l’anno, e in prossimità della Pasqua, ogni domenica mattina, attraversano i propri quartieri e quelli limitrofi accompagnati da musicisti per la “questua”.
I rituali legati alla venerazione della Madonna dell’Arco sono presenti in tutti quartieri di Napoli. In un immaginario piuttosto diffuso, tuttavia, corroborato dalle narrazioni scandalistiche dei media, queste pratiche sarebbero connesse al mondo della malavita organizzata, sulla scia di occasionali episodi di cronaca. Eppure il culto della Madonna dell’Arco è un fenomeno diffusissimo, popolare, che coinvolge in ogni rione tantissime persone di tutte le età. Rilevante è la presenza nelle associazioni di ragazzi e bambini, di entrambi i sessi, che contribuiscono a preparare le uscite, escono in strada per la questua, partecipano alle funzioni e talvolta si recano a piedi fino al santuario. Tra questi, fino a pochi anni fa, c’era anche Ugo Russo, la cui memoria è stata omaggiata quest’anno dall’associazione in cui militava, con una bandiera esposta in occasione di quello che sarebbe stato il suo diciottesimo compleanno, episodio di cui, come al solito, politici e giornalisti locali hanno finito per parlare a vanvera.
Abbiamo deciso di raccontare il rito della Madonna dell’Arco attraverso le parole di bambini e ragazzi che partecipano alla vita delle associazioni e con i ritratti di alcuni di loro: una decina di giovani che vivono nella periferia ovest della città, in particolare tra Bagnoli e Cavalleggeri, dove ci sono ben sette associazioni. È doveroso sottolineare la decisione di non intervenire su alcune delle notizie riportate nelle interviste, che pure ci sembravano imprecise se non contraddittorie. Quello che ci interessa è piuttosto raccontare lo spirito con cui alcuni dei giovani della città vivono questo momento, ciò che rappresenta per loro e il riconoscimento che l’appartenenza a questa comunità gli fornisce, a dispetto di tanti altri contesti che sono costretti a vivere o a osservare dai margini.
CARLONE, 13 ANNI
Quest’anno sono tornato a fare la Madonna dell’Arco dopo sette-otto anni che non ci andavo. Prima mi ci portava mia madre, quando ero piccolo. Poi un giorno quando ero piccolo stavamo facendo lo sfratto, stavano le cose fuori al balcone e si sono rubati le due bandiere e i due cinturoni.
Al lunedì in Albis non sono andato per motivi personali, ma gli altri dell’associazione sono andati al santuario, portando una bandiera, di solito si porta la più vecchia. La nostra bandiera più vecchia è del 1977. Sono andate circa trenta persone, ma a portare la bandiera ci si alterna perché è stancante. Il carro invece rimane nella sede dell’associazione. Lo stesso succede con lo stendardo, che lo possono portare solo i maschi mentre le femmine stanno attorno e lo agitano.
Quando vai nel santuario si sente la messa e poi se ci sono delle bandiere nuove si inaugurano là. L’ultima volta al santuario ci sono andato un anno fa, con la mia famiglia. È una chiesa dove all’interno vendono le bandiere, i cinturoni, tutto di qualità alta, mentre alle volte altre cose se le prendi da altre parti subito si rompono.
Di solito quando si fa la funzione nei quartieri ci si ferma in un posto, il carro si mette al centro e tutti i portatori con le bandiere si mettono ai lati del carro, in fila. E la gente si affaccia e guarda.
Nella nostra associazione ci sono bambini e ragazzi di varie età, anche molto piccoli, che portano le bandiere più piccole, che sono buone per i bambini. Ma non dipende dall’età, dipende dalla forza che hai. Quando vai, diciamo, dai cucitori – ora non mi viene la parola precisa – gli fai vedere la foto e gli dici come vuoi la bandiera, anche le dimensioni, il peso della seta, lo spessore, l’asta quanto dev’essere pesante per reggere la stoffa, e lui te la fa. Stessa cosa per lo stellare, che sarebbe la parte di sopra della bandiera, fatta a forma di cerchio, un cerchio con una stella dentro, oppure dentro ci sta la M di Maria o gli angeli. E puoi scegliere di fargli fare un “giro”, sarebbe un cerchio, oppure due. Dentro ci sono le stelline con la molla, così quando tu fai la funzione e abbassi la bandiera, lo stellare si muove e le stelline fanno rumore. La bandiera comunque la puoi comprare anche già fatta o usata. Se invece la compri nuova gli dici: “Voglio Gesù così e così” e lui te la fa. Ognuno si fa la sua bandiera, poi chi non se la fa può utilizzare le bandiere che stanno in associazione. Una bandiera piccola viene a costare diciamo due-trecento euro, una grande può costare diverse migliaia di euro, non so dire quanti precisamente, forse pure dieci.
A Bagnoli ci sono varie associazioni. Ci sta la Maresca, che sta dove sta il supermercato di Ranieri, non lo so il nome di quella via; poi ci sta la nostra, la Martellotta (questi sono i nomi o di chi le ha fondate o del presidente); poi ci sta la Busiello, a via Di Niso e ci sta un’altra dove sta piazza Ferrara, vicino alla scuola Michelangelo, che non so il nome.
Il Sabato Santo pure si va in giro con il carro. Noi non l’abbiamo fatto quest’anno perché non siamo un’associazione molto grande, e così con la mia famiglia sono andato a Cavalleggeri a vedere [l’associazione] Giuseppe Testa. A Cavalleggeri ci sono due associazioni, tutte e due molto grandi, una è Giuseppe Testa e l’altra è Divisione Siena, solo che quest’anno Divisione Siena non è uscita perché è morto il presidente. Secondo me dietro al carro di Giuseppe Testa c’erano cento persone. Divisione Siena è l’associazione dove sta la mia famiglia: stanno i miei cugini, i miei zii, infatti mia mamma vorrebbe che io andassi là, però io voglio stare qua a Bagnoli perché ormai conosco tutti, ho fatto un sacco di conoscenze di adulti che non conoscevo, anche se credevo di conoscere tutti. Poi comunque altre persone della mia famiglia, tipo mio cugino Carletto e i suoi genitori, stanno qua dove sto andando io ora.
ANTONIO, 12 ANNI
Io la Madonna dell’Arco la faccio da nove anni, ma mia mamma appena è uscita dall’ospedale quando sono nato mi ha messo il vestito e mi ha portato al santuario. Ci è andata pure quando io stavo nella pancia. Adesso lei non la fa più ma la facciamo io e mio fratello più grande. Ho una bandiera che ci tengo molto, porto sempre la stessa.
Io ci vado per fede, lo faccio per la Madonna, perché mi piace andare al santuario, queste cose qua. Al lunedì sono partito alle nove, sono andato con alcuni dell’associazione con il pullmino, mentre altri come mio fratello sono andati a piedi. Ci vogliono sei-sette ore, si parte alle tre di notte. Mio fratello ci va sempre scalzo, una volta ci sono andato pure io. Si va senza nemmeno i calzini, Cristian mio fratello quest’anno è tornato coi buchi sotto ai piedi.
Dentro al santuario ci sono i banconi che vendono le medaglie, i nomi dei ragazzini, le bandiere, gli adesivi, i portachiavi, tutto… stanno dentro alle vetrine come quando ti compri il gelato, e dietro stanno gli anelli, le medaglie e tutte le cose. Ogni associazione porta la sua bandiera, ma ogni fedele può portare la sua. Poi aspetti e ti fanno entrare, ma gli altri anni prima che c’era il Covid c’era molta più gente.
Io mi faccio sempre tutte le uscite, non me ne perdo nessuna, pure la questua. Ci sto sempre, anche se si esce presto la mattina, se c’è da camminare, a volte arriviamo pure a Pozzuoli ma a me mi piace. Io vado sempre scalzo, perché lo faccio per fede, però ci sta pure chi fa le cose perché si vuole far vedere dalla gente del quartiere.
MARIA, 15 ANNI
La mia associazione comincia a uscire alla Domenica delle Palme, ma ci sono associazioni che escono già la domenica prima, altre invece che sono più tradizionali escono solo il lunedì in Albis. Poi si esce a Pasqua, e il lunedì in Albis si fa il pellegrinaggio. Poi si fa l’Ottavaria, sarebbero gli otto giorni dopo la Pasqua che si concludono con la domenica del Quasi Modo, che si chiama così perché è una formula latina che ora non mi ricordo che vuol dire. Ah si esce pure il giorno della Befana, che sarebbe la Prima Pasqua.
La Domenica delle Palme siamo usciti dall’associazione alle sette e siamo andati ad Agnano e Pozzuoli. Siamo ritornati a casa alle tre del pomeriggio. Ad Agnano la funzione l’hanno fatta solo i bambini, i piccoli, quelli di dieci-dodici anni; poi abbiamo fatto una funzione agli Astroni, che ci sta la chiesa di Santa Maria delle Grazie. A Pasqua invece abbiamo fatto dalla mattina fino alle tre, poi siamo andati a mangiare ognuno con la sua famiglia, ci siamo rivisti alle cinque e siamo tornati a casa a mezzanotte: siamo andati ad Agnano, dove abbiamo fatto quattro o cinque funzioni.
La mia famiglia è da sempre devota alla Madonna, ci chiamiamo tutte Maria, alcune mie cugine si chiamano Maria Addolorata e altre Assunta, sempre per la Madonna.
Per me la Madonna dell’Arco è sempre stata importante, siamo tutto il quartiere, siamo tutti uniti. Ci sentiamo una cosa sola, anche se magari durante il resto dell’anno non ci sappiamo proprio, in quei momenti è la fede che ti unisce. Nell’associazione ci stanno i miei zii, le mie amiche, e il presidente è il padrino di mia mamma. A me piace dare una mano, l’anno scorso ho fatto il disegno che poi abbiamo messo sulla maglietta e sul foulard. Io poi tengo un rosario bellissimo in legno, che mi ha regalato mia zia quando è andata al santuario di Fatima, in Portogallo. E quel rosario lo caccio solo quando devo uscire con l’associazione.
Che io mi ricordo ci sono sempre andata, da quando ero piccolina, portavo una bandiera che era bellissima, l’avrò portata per quattro-cinque anni almeno, poi tenevamo pure il carro dei bambini che è più piccolo, fatto apposta per i bambini.
A Pasqua siamo partiti alle tre di notte, io ci vado sempre a piedi a Sant’Anastasia. Dovevamo entrare alle dieci. Ci vogliono più o meno sei ore per arrivare. Durante il percorso si sta insieme, si chiacchiera, sta la musica ogni tanto, poi si arriva al santuario e di solito ci si commuove quando si arriva, o per lo meno a me viene sempre da piangere quando me lo trovo davanti, è una cosa che non posso controllare.
Da tre o quattro anni con me viene la mia amica Rita, che all’inizio non veniva perché la sua famiglia non veniva, poi invece adesso aspetta più di me le uscite, dice sempre: “Finché la Madonna mi da la forza e la salute io al santuario ci verrò sempre”.
ALESSANDRO, 12 ANNI
Mi è sempre piaciuto uscire con l’associazione ma questo è stato il primo anno che l’ho fatta proprio bene, perché prima mi stancavo, andavo una volta e poi non andavo più. Non avevo mai fatto un anno intero. Però invece non è stato stancante. Un paio di mesi fa sono andato dal presidente, Luciano, mi sono fatto dare la maglietta e l’ho presa più seriamente perché certe cose nella vita o le prendi seriamente o è meglio che non le fai proprio.
È stata la prima volta che sono andato al santuario, non l’avevo mai visto, non pensavo che era così grande e non lo sapevo che potevi entrare e c’erano tutte le bancarelle. È stato emozionante. Ti trovi davanti questa chiesa, tutti entrano buttandosi per terra. Io per esempio mi emoziono quando cantano le canzoni alla Madonna.
Mio padre l’ha sempre fatta la Madonna dell’Arco, con la squadra nostra, mentre mia mamma no e nemmeno mia sorella. Quest’anno per le strade di Bagnoli abbiamo fatto il gemellaggio con la Maresca, però i due presidenti stanno litigati lo stesso. Noi ragazzi invece ci conosciamo tutti quanti, stiamo uno con l’altro. Però sono loro che ci sono venuti incontro, non siamo andati noi da loro. Così abbiamo avvicinato i due carri e ci siamo salutati.
La professoressa di religione quando ha saputo che siamo andati ci ha chiesto di raccontare come si entra al santuario, se ci eravamo inginocchiati, c’eravamo buttati a terra, eccetera. Pure quella di italiano mi ha fatto fare un disegno e l’abbiamo fatto vedere alla classe, perché alcuni compagni non avevano proprio idea di che cos’era la funzione e andare là al santuario. Poi abbiamo parlato un poco, mi hanno fatto delle domande e io ho risposto. E il disegno l’abbiamo appeso in classe.
a cura di riccardo rosa