Domenica sera, fine marzo, mi chiama Diabaté al telefono. Da qualche settimana a questa parte, dopo il carnevale, ci sentiamo spesso. Lui mi aggiorna sulla questione lavoro. Qualche tempo fa, infatti, ha saputo dal datore che da maggio in poi non dovrà più ritornare allo scatolificio a Melito, nell’hinterland a nord di Napoli, dove lavora. L’aumento dei costi di produzione, gli ha detto il padrone, ha reso meno competitiva l’azienda. Ora occorre fare cassa e per questo motivo parte della manodopera verrà tagliata fuori nei prossimi mesi. Io, invece, l’ho chiamato spesso negli ultimi giorni per coinvolgerlo in un focus group sui servizi pubblici offerti alla popolazione straniera nella VI Municipalità di Napoli, organizzato dall’ordine cittadino degli psicologi. Diabatè ha di certo una conoscenza maggiore dell’oggetto di discussione visto che è di origini ivoriane ed è trapiantato da qualche decennio a Ponticelli.
Diabaté vive nei Bipiani, che è un piccolo pezzo della città pubblica di Napoli. Si tratta di un insediamento di diciassette stecche, su due piani, per circa cento alloggi totali situati in via Isidoro Fuortes a Ponticelli, nella zona orientale della città. Qui, dove la presenza degli stranieri residenti è esigua se comparata ad altri quartieri, abbondano l’edilizia pubblica. Gli stranieri residenti nella VI Municipalità erano 2.313 nel 2016, cioè circa il 2% della popolazione residente (dato sulla presenza straniera nell’area più aggiornato reperibile nella sezione statistica del comune di Napoli). Per presenza di edilizia residenziale pubblica (Erp), invece, la VI è seconda solo all’VIII municipalità (Piscinola, Chiaiano, Scampia). Come larga parte del patrimonio abitativo dei quartieri orientali (Barra, San Giovanni e Ponticelli) anche i Bipiani risalgono all’epoca del post-terremoto. Una schiera di prefabbricati, con accertata presenza di amianto, collocati sia a Ponticelli che a Barra per dare risposta all’emergenza abitativa degli anni Ottanta. Originariamente a carattere temporaneo, l’insediamento dei Bipiani era diviso in due lotti (A e B) di cui uno dei due è diventato permanente (l’altro venne abbattuto nel 2003).
È domenica sera e Diabaté mi telefona per chiedermi se ho sentito Xhesika. Non l’ho sentita, ma l’avrei incontrata la mattina dopo a San Giovanni, al consiglio della VI municipalità. All’ordine del giorno c’è la costituzione di una commissione speciale per il diritto all’abitare. Xhesika è stata invitata come portavoce del comitato degli abitanti dei Bipiani. Alla seduta ci saranno poi anche il comitato di lotta Ex-Taverna del Ferro (complesso di case popolari di San Giovanni) e i Maestri di Strada (associazione di Ponticelli). In totale, oltre ai ventuno consiglieri municipali, alla seduta (ma non per tutta la seduta) saranno presenti una trentina di persone, per lo più di Ponticelli e San Giovanni.
Il giorno del consiglio faccio colazione insieme a Xhesika e mi accenna al fatto che dopo l’incontro sarebbe passata al comando di polizia municipale per chiedere informazioni su quanto accaduto il giorno prima. Alle 9 del mattino della domenica precedente, infatti, una squadra di vigili urbani si è presentata per consegnare ai residenti dei Bipiani un avviso di invito a recarsi nel corso della settimana all’Ufficio delle politiche per la casa di Napoli. La convocazione è richiesta per esibire la copia del provvedimento di assegnazione. Le tre righe della lettera non specificano chi sarà a esibire cosa, né quale sia il provvedimento di cui si fa menzione. Xhesika e il papà chiedono spiegazioni ottenendo solo una risposta sommaria, sbrigativa e violenta. Uno dei vigili la accusa di non capire nulla perché è albanese. Xhesika è una cittadina italiana, nata in Albania e arrivata nel 1998 a Napoli, ai Bipiani, luogo di approdo storico per la popolazione albanese che negli anni Novanta si trasferiva in città. È residente in via Fuortes in una condizione amministrativa ambigua. Per chi risiede ai Bipiani non è previsto il pagamento dell’affitto al Comune (o all’Acer, la neonata agenza regionale per le case popolari). Non si tratta di legittima assegnazione né di occupazione impropria di patrimonio abitativo pubblico. La definizione dello status amministrativo degli abitanti dei Bipiani non è chiara, al punto da essere stata oggetto di contrattazione del comitato con la passata amministrazione, quando a maggio del 2021 è arrivata la diffida di sgombero da parte del Comune. Tecnicamente lo sgombero è la misura di rilascio di un immobile adottata da parte delle autorità di polizia nei confronti di chi non ha nessun titolo per stare in un alloggio. L’unica soluzione proposta negli ultimi undici mesi da quella notifica è riaprire i termini della sanatoria del 2020 per gli occupanti abusivi degli alloggi di edilizia residenziale pubblica.
La strategia amministrativa del precedente assessorato con delega alle politiche abitative era quella di regolarizzare i residenti dei Bipiani, anche se non avevano mai occupato illegittimamente l’alloggio in cui risiedono. In questo modo si sarebbe garantita la possibilità di tutelare in futuro il loro diritto all’assegnazione di una casa pubblica, soprattutto alla luce dell’imminente piano di abbattimento e ricostruzione dei Bipiani. Una mirabolante strategia amministrativa che si è schiantata contro l’elezione della nuova giunta comunale nello scorso ottobre. Il sindaco e la squadra di assessori sono cambiati mentre la questione abitativa dei Bipiani è rimasta al palo. Fino allo scorso consiglio di municipalità.
Dopo aver fatto colazione, Xhesika e io entriamo e prendiamo posto nella sala consiliare di via Atripaldi, a San Giovanni. La seduta del consiglio durerà circa quattro ore, a metà tra una conferenza accademica e il più classico dei consigli di quartiere. La prima parte della mattinata, infatti, ha visto la neo-assessora comunale all’urbanistica presentare le linee di indirizzo del Piano urbanistico attuativo (Pua) per San Giovanni e Ponticelli, approvate in giunta a inizio anno. Uno degli interventi del Pua per Ponticelli riguarda i Bipiani e dovrebbe trasformarli nel “nuovo eco-quartiere” della città. Il progetto prevede la costruzione ex-novo di un insediamento residenziale di fronte a quello attuale, la demolizione del patrimonio esistente, la bonifica del territorio e l’avvio di orti di comunità. Il futuro renderizzato dei nuovi Bipiani cozza però con la realtà amministrativa espressa nella seconda parte del consiglio di municipalità, quella in cui si sarebbe votata la costituzione della commissione per il diritto all’abitare. Tra i vari obiettivi della commissione c’è la tutela delle procedure di assegnazione degli alloggi di Erp e il monitoraggio delle eventuali irregolarità. Il presidente di municipalità apre la votazione mentre è in corso il via vai dei consiglieri tra la sala consiliare e i giardini all’esterno. Mentre qualcuno sottolinea che si tratta di una pratica di boicottaggio della votazione (a maggioranza assoluta dei consiglieri secondo il regolamento comunale), qualcun altro chiede al presidente la sospensione della votazione per avere più tempo per riflettere. Nel frattempo, il gruppo del Pd uscito in massa dalla sala rientra e si astiene. Ne segue una serie concitata di interventi. Il presidente del consiglio non riesce più a far rispettare l’ordine di prenotazione. Una caotica auto-gestione della presa di parola da parte dei consiglieri di maggioranza e opposizione precede la sospensione della seduta. I consiglieri escono, poi rientrano. Si vota, la commissione viene approvata. Xhesika, unica dei cittadini a essere rimasta fino alla fine della giornata, si alza e se ne va. Va al comando di polizia municipale. Ancora non sa cosa i vigili hanno notificato a lei e al padre, albanesi, residenti nei Bipiani da oltre venti anni, italiani, abitanti di un ammasso di amianto da oltre venti anni, futuro eco-quartiere di Napoli. A che titolo abitano le case dei Bipiani? A che titolo la commissione garantirà loro il diritto all’abitare?
In serata rientro a casa, telefono a Diabaté per aggiornarlo. Durante la settimana non possiamo mai vederci dal vivo perché lui dal lunedì al venerdì si trasferisce a Melito, allo scatolificio, dove il padrone permette a lui e ad altri operai di dormire in alcune roulotte di sua proprietà. Questo gli permette di arrivare in tempo al mattino. Da Ponticelli a Melito ci vorrebbe almeno un’ora e mezza, minimo due cambi tra bus di linea e metropolitana. Gli racconto della mattinata, del progetto per i Bipiani e della commissione speciale per il diritto all’abitare. «Sono decenni che ormai dicono di abbatterli i Bipiani», dice, con il vociare della tv in sottofondo. Cambiamo argomento, gli chiedo del lavoro. Ancora non ha cominciato a cercarne un altro. «Dio guarda all’elefante così come alla formica», dice. Lunedì scorso il render dei nuovi Bipiani era l’elefante nella presentazione degli indirizzi di sviluppo per la zona orientale, mentre si aveva l’impressione che il diritto all’abitare continuasse a restare una formica, indistinguibile in mezzo alle architetture immaginate per il nuovo eco-quartiere di Napoli. (emiliano esposito)
Leave a Reply