La persona più distante da me stesso sono io. Odio le sensazioni che provo, ho gusti molto differenti dai miei, politicamente la penso diversamente. Cammino per ore in appezzamenti terrieri per non incontrarmi mai. Nonostante tutto, non riesco ancora a dormire in camere separate. Prima o poi ce la farò. Sono fiducioso nei fatti metafisici orientali. Il suicidio credo non sia mai una soluzione felice: non è bello augurarsi la morte degli altri. Sto. Mi sopporto. Mi resisto. Mi faccio schifo. Da sempre non sono mai stato solo. Mi seguo anche in bagno. La mia presenza è un assedio. Peggio di me, chi è solo da tutta la vita. Solo perché non sa cosa si perde a schifarsi senza sosta. Senza remora. Senza risparmio. Un senso di teologica giustizia. A volte, durante gli acquazzoni settembrini, a sfregio, mi lascio immobile sotto la pioggia. È chi s’è visto s’è visto. Se fossi stato un cane, in un giorno afoso d’agosto mi sarei abbandonato senza andare in vacanza. Soltanto questo posso dire del sottoiscritto. Data la sprucida antipatia da me a me, non so chi sono. Mi fermo all’apparenza. E meno male. Perché l’essere stesso è un’idea per sentirsi vincenti e competitivi sul piano europeo. Nei momenti più brillanti mi caco sotto. Il premier lo sa. (nicola vicidomini)
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