Pur attingendo a un repertorio ampiamente noto, un internauta napoletano è riuscito a ottenere un po’ di notorietà attraverso la pagina facebook e il sito auanasgheps. Luca Fiorentino, ideatore del sito, ha pubblicato anche due libri. La vis comica consiste in uno schema ripetuto in modo organico: con un linguaggio che mescola il dialetto all’italiano, infarcito di espressioni volgari, esprime opinioni sui maggiori eventi cittadini o nazionali, come anche su diversi topoi della comicità popolare: i disagi negli ospedali napoletani, la venuta del Papa in città, il matrimonio, il napoletano a Milano, la guida turistica della città, e così via. Lo sviluppo del copione è scontato: un campionario di personaggi ridicoli, vagamente cattivi, ignoranti, alle prese con tutti i loro limiti, serviti al lettore per il suo diletto. Per sfruttare la massima diffusione su internet, l’autore si cimenta con i temi di maggiore attualità che solleticano l’opinione pubblica media, come la recente diatriba tra pizza e hamburger, privilegiando un punto di vista necessariamente diverso – una pizza, quella napoletana, fatta con i peggiori ingredienti – per raccogliere il maggior numero di visite.
Seppur formalmente diverso, l’intervistatore Luca Iavarone di fanpage.it colleziona con un meccanismo simile milioni di visite sulla sua pagina. Iavarone riprende un filone già ampiamente sfruttato dalle tivù nazionali, chiedendo ai napoletani la loro opinione sui temi del momento: la morte di Andreotti, l’anniversario di Eduardo De Filippo, il Papa, il miracolo di San Gennaro, le letture preferite. Ci viene servita in questo modo una galleria di persone che ignorano chi siano i più famosi attori o registi, che non hanno mai letto un libro in vita loro, che zoppicano nel linguaggio, che si lasciano andare a esternazioni colorite in occasione delle grandi feste cittadine; persone che l’autore prova a mettere in difficoltà per esaltarne i limiti. Nonostante qualche sortita fuori da Napoli, il maggior successo Iavarone lo raccoglie proprio in città.
I due, Iavarone e Fiorentino, seppur per strade diverse, propongono all’utente una parte della cittadinanza napoletana sotto la lente del carnascialesco, del grottesco, del comico perché menomato. A godere di questo spettacolo è quella parte dei cittadini che si sente rassicurata a vedere rappresentati gli abitanti delle classi più basse come fenomeni da baraccone, quando invece non li percepisce come potenziali criminali. A quest’ultimo compito sono chiamati i giornali e la politica, con i loro proclami sulla sicurezza, gli slogan per la legalità laddove i diritti più elementari sono negati, le campagne denigratorie sui quartieri malfamati, le minoranze etniche, i marginali. Una parte della città non riesce a vedere l’altra se non attraverso due filtri: il buffonesco o il delinquente. Non diversamente dai sans papiers di Hugo, sospesi tra arte circense e stregoneria, questa maggioranza muta di abitanti, che abita popolatissime porzioni della città, è usata a vario titolo e secondo la bisogna ora per scopi ludici ora politici. Dall’altra parte di questo filo, infatti, possiamo incontrare la tragica vicenda di Davide Bifolco, l’adolescente freddato da un carabiniere mentre fuggiva in motorino per le strade del Rione Traiano. Immediatamente dopo i fatti, parte della città non ebbe problema a schierarsi contro il ragazzo, e i media evidenziarono le sue origini, la condanna del nascere in un quartiere difficile, il non uso del caso, la forzatura del posto di blocco e la compagnia di un pregiudicato (queste ultime due circostanze entrambe smentite). Uno schema riprodotto anche per il tifoso azzurro Ciro Esposito, solo riportato su scala nazionale, dove al quartiere si è sostituita la città intera, e l’accusa non viene più mossa dalla piccola borghesia partenopea ma da quella nazionale. E così, per un singolare rovesciamento, il moto d’orgoglio contro il vilipendio nazionale accomuna i giovani ultras delle periferie e il sindaco benecomunista, gli opinionisti benpensanti ai cittadini senza voce che affollano le nostre periferie. (alessandro cocorullo)