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9 Novembre 2015

Campo rom di Scampia. Prove tecniche di legalità

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(archivio disegni napolimonitor)
(archivio disegni napolimonitor)

Venerdì 6 novembre. Comunicato stampa associazione “Chi rom… e chi no”:

Mercoledì pomeriggio un blitz delle forze dell’ordine ha tagliato la corrente elettrica in tutta l’area di via Cupa Perillo a Scampia, dove vivono almeno ottocento persone rom, di cui circa la metà bambini e minori, portando l’oscurità e incalcolabili disagi. Non è la prima volta e sappiamo che non sarà l’ultima, anche in questo caso il taglio è avvenuto senza notifiche, avvisi, motivazioni. Le autorità che hanno ordinato l’azione ritengono abusiva la zona e quanti vi risiedono, dunque per loro è lecito lasciare senza elettricità intere famiglie, neonati, anziani. Le comunità rom di Cupa Perillo convivono pacificamente da oltre trent’anni con gli altri abitanti, i bambini hanno un tasso di scolarizzazione pari a quello di tutti gli altri bambini, Scampia vanta esempi di intercultura, inclusione sociale e relazioni tra le persone che sono un vero e proprio modello, unico in Italia, riconosciuto a livello internazionale. Non è più tollerabile che i cittadini rom siano considerati di serie b e che possano essere privati di diritti e servizi di base. Gli abitanti rom, italiani, i comitati, gli insegnanti e gli attivisti di Scampia e della città, si riuniscono domani mattina alle ore 8 alla rotonda di Cupa Perillo per partire in corteo fino alla scuola Carlo Levi, frequentata dalla maggior parte dai bimbi rom, per un presidio pacifico a cui sono tutti invitati, che con voce forte e chiara richieda alle istituzioni risposte convincenti e soluzioni per il superamento dei campi e per una vita dignitosa.

Sabato 7 novembre, aggiornamento:

Nella serata di giovedì c’è stato un altro blitz con distacco dei nuovi precari allacci che qualche famiglia aveva provveduto a rifare. Gli abitanti di tutta l’area denunciano inoltre, da tempo, i continui abusi da parte delle forze dell’ordine nelle loro baracche e nei loro spazi.

Durante il presidio nell’area adiacente alla scuola Levi, sono stati affissi rotoli di carta con disegni fatti spontaneamente dai bambini durante un doposcuola, con relative descrizioni: NON CI PIACE IL BUIO NO! LA POLIZIA CHE TAGLIA LA CORRENTE – NON POSSO PRENDERE L’ACQUA AL BUIO. SENZA ACQUA SI PUO’ MORIRE – QUANDO C’E’ IL BUIO QUALCUNO SI PUO’ UCCIDERE. Gli striscioni vengono fatti togliere in quanto non autorizzati. Poco dopo arrivano i carabinieri, chiamati dalla scuola: il presidio, pacifico, composto da madri, padri, bambini, cittadini, in tutto una quarantina di persone, non è autorizzato quindi deve disperdersi. Ci chiedono ansiosamente se abbiamo intenzione e quando di dirigerci al comune. Noi nel frattempo ci stiamo chiedendo quale utilità può mai avere. Il comune non sapeva niente e forse niente ne vuole sapere. Non ha colpa e non si assume alcuna responsabilità, nel bene e nel male. I bambini entrano a scuola, obbligo imprescindibile, quali che siano le loro condizioni. Neanche la scuola in effetti interviene e si fa sentire quando si tratta di azioni per il ripristino della legalità, sebbene le conseguenze siano disumane.

Gli adulti fanno un elenco di richieste da fare alle istituzioni (quali?) e cercano di capire quale strategia attuare. Sarà almeno dieci anni che si ripete questo elenco. Sappiamo qual è il problema e ne conosciamo a memoria le dinamiche; la soluzione ci sembra un rompicapo impossibile, anche se invece dicono che è semplice: la zona è abusiva e non si può ottenere la regolare fornitura. Semplice. Sono almeno vent’anni in effetti che gli abitanti della zona richiedono di poter avere un contratto e di pagare. Ma non si può. Qualcuno si chiede allora perché sono consentiti gli arresti domiciliari in una zona abusiva. Ma i paradossi della burocrazia e della legge non è il momento di affrontarli. I carabinieri vigilano fino a che non si è allontanata l’ultima persona. Anche stasera il campo è senza luce.

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