MONiTOR
  • Home
  • Ultimi
  • temi
    • ambiente
    • casa
    • detenzioni
    • iniziative
    • lavoro
    • migrazioni
    • notizie
    • sanità
    • scuola
    • spazi pubblici
    • storie
    • turismo
  • Città
    • bologna
    • milano
    • napoli
    • roma
    • torino
    • altre città
  • linee
  • culture
    • arti
    • cinema
    • fotografia
    • libri
    • musica
    • teatro
  • Foto
    • fotogallerie
    • fotoreportage
  • storie disegnate
  • Autori
  • edizioni
  • Lo stato delle città
napoli
29 Ottobre 2010

Gianturco, sei mesi dopo il crollo

Riccardo Rosa
(disegno di sam3)

Era lo scorso ventiquattro aprile, quando a Gianturco crollava una palazzina, alle spalle della stazione della Circumvesuviana, causando la morte di due cittadini polacchi: Alexandra, cinquantasei anni, e Ceslavs, cinquantuno. Sono passati sei mesi, eppure nella zona i ricordi sono vivi, non soltanto nella mente di chi era lì quel giorno: come una specie di monumento funebre, infatti, i resti del palazzo sono ancora accumulati nel piccolo slargo, nel bel mezzo di via Gianturco, proprio dove sono crollati. In sei mesi nessuno ha pensato a rimuovere i grossi mattoni di tufo che formavano il solaio caduto, ma anche quel poco che i polacchi possedevano, come sedie, vestiti, e scatole di cibo per cani. Tutto quello che era nella palazzina quel sabato mattina, e non è stato ancora preso dai senzatetto della zona, è rimasto intatto ai piedi dell’edificio, recintato da una rete plastificata che non spaventa né tiene lontano nessuno.

«Nella palazzina – racconta Gabriella – abitavano sei persone, tutte polacche: Alexandra non ha avuto scampo, nonostante i miei cani, che erano con lei, abbiano provato a trascinare fuori il corpo in ogni modo». Gabriella vive in un edificio poco lontano, ma è consapevole che lo stesso destino potrebbe capitare a lei e a suo marito Zaccaria. La stanza buia e umida in cui vivono, infatti, fa parte di una ex fabbrica abbandonata, una costruzione inabitabile, dove si è rifugiata dopo aver lasciato Roma. È una veterinaria, ed è rimasta senza casa in seguito a una malattia che le ha portato via un occhio. È stata lei a riconoscere il corpo dei due polacchi scomparsi, e a recuperare le cose di Alexandra perché non venissero rubate, tenendole come ricordo. Tutti gli altri oggetti che possedevano gli immigrati dell’edificio (a cui sono stati rimossi anche i sigilli, ed è chiuso con un catenaccio che si tira via facilmente) sono stati ricoperti da alcune piante, che sono addirittura cresciute prospere, negli ultimi mesi, sopra al materiale di risulta.

Il palazzo, nel frattempo, è stato abbandonato da tutti, e anche i polacchi sono spariti, preferendo accamparsi per strada. Per provare a entrare nel cortile del palazzo, dalla porta che è solo parzialmente ostruita dai detriti, è necessario allontanare alcuni materassi, dopo essersi fatti largo aprendo la rete plastificata, ormai semidistrutta. Scostando il materasso, alcuni topi vengono fuori minacciosi dall’immondizia, che in tempi di “emergenza” si è accumulata anche lì. A questo punto, è preferibile fermarsi.

Alla destra dell’edificio, invece, la signora Anna ha un ufficio in cui si occupa di immobili. In questi sei mesi ha inoltrato diverse denunce, soprattutto al comune di Napoli, affinché i resti dell’edificio venissero rimossi. Poco distante vi sono i sacchetti dell’immondizia, e Anna raccomanda ogni giorno a suo figlio di tenersi lontano da lì: «Ci sono un sacco di topi, che soprattutto di sera, quando ci sono meno rumori, vengono fuori e fanno la spola tra l’immondizia e la tana che hanno trovato tra i resti della palazzina. Ho mandato decine di mail e fax al comune, ma nessuno se ne è mai curato».

Non è chiaro il numero dei polacchi che abitavano la palazzina di via Gianturco. Secondo alcune persone del quartiere potevano essere una decina. Secondo altri che lavorano in zona, non più di cinque-sei. Quello che è certo, è che dopo il crollo tutti hanno deciso di abbandonare il palazzo, per disperdersi in giro. Tadzeus, per esempio, è ritornato in Polonia, ma la maggior parte di loro ha trovato collocazione nei giardini poco distanti, all’angolo tra via Gianturco e via Ferraris. Con l’avvicinarsi dell’inverno, però, iniziano ad avere paura.

Darek ha una sessantina d’anni, e chiede al semaforo qualche spicciolo o una sigaretta. Ha i capelli lunghi, una folta barba grigia e un cappellino rosso sempre in testa. Racconta la sua vita sgranocchiando un panino vecchio di un paio di giorni, regalatogli dal gestore di un bar della zona. «Da maggio ci siamo trasferiti qui – indica i materassi, appoggiati vicino ad alcuni sacchetti – ed è qui che dormiamo da cinque mesi. Ora arriva l’inverno, e abbiamo paura di rimetterci la pelle». Il freddo, soprattutto, e il timore di fare brutti incontri, spaventa Darek quanto gli altri accampati della piazzetta, che fanno capire di essere stati abbandonati. Dei servizi sociali sembra non esserci ombra: «Abbiamo parlato con alcuni assistenti sociali prima dell’estate, ma sono scomparsi. Da queste parti la gente che dorme per strada, o in palazzi abbandonati e cadenti è tantissima, e forse loro non sanno da dove cominciare».

Anche gli alloggi pubblici per gli immigrati a Napoli sono una realtà assolutamente inesistente, dal momento che il problema della gestione dell’edilizia popolare crea già abbastanza difficoltà per i cittadini partenopei. Agli stranieri non resta che vivere in case che sono più buchi che altro (pagando affitti spesso per niente bassi) o la rete di accoglienza di centri per i senzatetto e mense per i poveri. In alcuni casi, racconta Grazia, anche lei polacca, persino in situazioni del genere si affrontano difficoltà: «Al dormitorio pubblico dicono che non c’è posto, ma ci sono italiani che dormono lì da molto più tempo rispetto al limite che è di due anni. Sappiamo bene che in certe situazioni non siamo ben visti: mi hanno cacciata con la scusa che bevevo, come successe ad Alexandra, la ragazza che poi è morta. Ma non è vero, con quali soldi potrei? Ora mi sono stancata di lottare ed eccomi qua. Se arriverà il freddo, e se mi succederà qualcosa, pazienza. Almeno finirò sui giornali per una volta nella vita». (riccardo rosa)

Share on Facebook Share on Twitter Share on Google+
Previous Article Una serata tranquilla a Boscoreale
Next Article Halloween alla rotonda

Related Posts

  • In questa piazza sono il più vecchio. Storia di un ex operaio di Bagnoli

  • Fermata “Don Guanella verso Scampia”. Un presidio di ascolto sfida la violenza di genere

  • Cosa succede a Bagnoli? Terremoti, grandi eventi e rigenerazioni urbane

  • Il porto di Napoli si espande verso est. Chi ci guadagna e chi ci perde

Appuntamenti

  • 24 Giugno 2025 / h18:30, – Incontro sul processo contro tre palestinesi a L'Aquila / Laboratorio Radici, L'Aquila

Edizioni MONiTOR

Lo stato delle città, n°14

Le case dei sogni

Un compagno

Lo stato delle città, n°13

Lo stato delle città, n°12

Lo stato delle città, n°11

Lo stato delle città, n°10

Lievito

La memoria bucata

Lo stato delle città, n°9

Confini

Le guarattelle

Lo stato delle città, n°8

Le fragili alleanze

Lo stato delle città, n°7

La settimana santa

L’estate è finita

La Venere degli stracci

Lo stato delle città, n°6

Baby Gang

Lo stato delle città, n°5

Lo stato delle città, n°4

Solidi

Detti

Lo stato delle città, n°3

Lo stato delle città, n°2

Risalendo la china

Quartieri Spagnoli

L’infelicità italiana

Lo stato delle città, n°1

Lo stato delle città, n°0

Heroes

Lo sparo nella notte

Qualcosa che bruci. Oroscopo di Foucault

Il cielo in una stanza

Lo sparo nella notte

La città orizzontale

Grigio

Primavera breve

Fino all’urdemo suspiro

Vai mo

Palude

iL SINDAKO

Lo stato della città

Il fuoco a mare

La sfida

Odissee

SUPPORTA NAPOLIMONiTOR

AUDIODOC, PODCAST, VIDEO

GALLERIE E REPORTAGE

Storie Disegnate

Lo stato delle città / LA RIVISTA

Newsletter

Loading

Chi siamo

Napoli Monitor è stato un mensile cartaceo, in edicola dal 2006 al 2014.
A partire dal 2010 è un sito di informazione e approfondimento.
Dal 2015 pubblica anche libri e dal marzo 2018 la rivista “Lo stato delle città”.

contatti

La redazione di Napoli Monitor si trova in via Broggia, 11; 80135 – Napoli – info: [email protected]

MONiTOR

© Copyright 2015 - 2023. Proudly supported by dopolavoro and Shift-Left