La libreria di viaggi Jamm chiude, e sabato 22 dicembre dalle 11.00 alle 14.00 rimane aperta a tutti per un saluto e un brindisi, e per vendere gli ultimi libri a metà prezzo. In questi ultimi giorni è ancora possibile entrare nella libreria, sfogliare guide, carte geografiche o romanzi, e fare due chiacchiere con Enzo o Claudia.
Alle spalle della scrivania dove Claudia è seduta, in alto verso il soffitto a volta, campeggia la grande carta del mondo di Idrisi, il grande geografo arabo del medioevo – «Ci fa compagnia dall’apertura della libreria – racconta Claudia – ce la portò un amico da Rabat, grazie all’intermediazione di un suo collega marocchino che ne fece richiesta all’istituto geografico di stato». Più in basso al centro un planisfero in russo in cui si distinguono i confini dell’Unione Sovietica; a destra una copia della carta dell’ammiraglio turco del Cinquecento Piri Reis; a sinistra una vecchia carta di Pechino con le didascalie originali in cinese. Regali e testimonianze in forma cartografica del motivo comune che ha fatto ruotare persone, libri e carte attorno a Jamm per ventiquattro anni: la passione per il viaggio come scoperta.
Jamm è il risultato di un percorso cooperativo e condiviso: all’inizio eravamo io, la mia socia Marisa ed Enzo, ma nel corso del tempo diverse persone hanno collaborato e aderito a quello che era più un progetto di vita che un lavoro. Volevamo aprire un’agenzia di viaggi ma c’era un problema per la licenza, così abbiamo pensato a una libreria con lo stesso tema. Era l’89, aprimmo la prima sede in una traversa di corso Umberto ed eravamo la prima libreria specializzata in viaggi del Sud Italia – un anno dopo avrebbe aperto la libreria del Viaggiatore a Roma. Con gli anni abbiamo cominciato a includere anche altri settori – narrativa, saggistica, politica – ma la cartografia e le guide sono rimaste al centro dell’attività.
Andavamo a Londra e a Parigi a scegliere i libri e a prendere accordi direttamente con le case editrici, le librerie o con gli istituti geografici, quando non c’erano ancora i distributori italiani che li portavano nelle grandi librerie. A Parigi si trovavano anche guide e mappe molto settoriali come quelle per i percorsi trekking, avevamo per esempio moltissime richieste per le carte dei percorsi a piedi in Corsica; ora il modo di viaggiare è cambiato, e insieme a questo è cambiata anche la richiesta dei materiali che lo accompagnano o lo preparano. Oggi si viaggia di più ma spesso si viaggia male, si consuma il viaggio, tre giorni per allontanarti dalla città e per distrarti: il massimo della richiesta, se non ci si accontenta delle informazioni spezzettate su internet, sono le guide brevi alle città europee. È una prospettiva molto diversa da quella di chi prepara il viaggio documentandosi sulle carte e sulle guide.
Quando abbiamo aperto vendevamo le guide in lingua originale, come quelle della Hachette o la Routard, che non si trovavano da nessun’altra parte, o le Lonely Planet, che ci arrivavano direttamente dall’Australia prima di entrare nel circuito Feltrinelli tramite un distributore nazionale. Come dice un amico libraio oggi in pensione, Rosario, in questo siamo stati dei pionieri. Anche per questo gli altri librai di Napoli, dopo un’iniziale diffidenza – non venivamo da nessuna famiglia di librai, com’è nella maggior parte degli altri casi– ci hanno sempre sostenuto. D’altra parte essendo per definizione settoriali e specializzati non facevamo concorrenza a nessuno.
Con la traduzione in italiano nella maggior parte delle guide si è anche abbassata la qualità del testo, e in generale la proposta di viaggio che contengono è diventata molto più conservatrice – la Lonely Planet è l’esempio più evidente: nata per un viaggiatore sempre al limite, estroso ed eclettico, ora tende molto più al viaggiatore classico; una parabola simile a quella di agenzie ‘alternative’ come Avventure nel mondo che oggi si limita a proporre pacchetti organizzati. Il punto è che mentre queste guide si sono istituzionalizzate, adeguandosi anche ai nuovi modelli di viaggio più brevi e consumistici, non si è più ricreata negli ultimi anni una nuova leva di guide che propongono modelli diversi, fatte poche eccezioni. Così adesso chi vuole preparare bene un viaggio lo studia solo sulla carta, integrando magari con altri materiali ma lasciando perdere le guide che propongono spesso cose poco interessanti.
Ci sono ancora pochi grandi viaggiatori che si preparano alla vecchia maniera, cominciando con l’attrezzarsi della cartografia necessaria, e noi siamo sempre stati disponibili ad accompagnare la loro ricerca, cercando di seguire i loro desideri ma anche per piacere nostro. Uno dei nostri clienti e amici è un professore che ha a casa una collezione cartografica praticamente identica alla nostra, e puntualmente ci ha sempre messo alla prova, facendoci richieste quasi impossibili, come quella di un particolare atlante cinese o della carta di una provincia sperduta dell’India. Spesso siamo riusciti a procurargli questi materiali solo grazie all’aiuto di altri clienti che si trovavano a dover partire e si rendevano disponibili a cercare le carte sul posto. Si è creata quindi nel tempo una rete di persone che gira intorno al negozio, amici che ci hanno dato una mano e che hanno portato molti materiali che sono rimasti anche disponibili per consultazione.
(Entra una ragazza a ritirare una carta che aveva ordinato qualche giorno prima: è l’area del Vesuvio in scala ridotta. Le chiedo cosa studia. “Archeologia: abbiamo un esame di geografia in cui dobbiamo imparare a leggere bene le mappe, ci serve per imparare a fare le rilevazioni…”.)
Una carta geografica non è una fotografia, per ogni regione ci sono tante carte diverse, ognuna seleziona e mette in rilievo una cosa piuttosto che un’altra, e ognuno la può usare e leggere in maniera diversa – anche per viaggiare con la mente: l’amico che colleziona tutte le carte del mondo in realtà non si è mai spostato da Napoli. La cartografia è anche un settore di studio e di ricerca, infatti abbiamo lavorato sempre molto con l’università, e in questo senso ci piacerebbe continuare, ma sulle carte non può reggere la burocrazia di quello che è, comunque, uno spazio commerciale.
Nel centro storico abbiamo cambiato tre sedi, man mano che si modificava la città e il quartiere anche noi cambiavamo posizione e organizzazione. Ora siamo rimasti solo io e Enzo a gestire la libreria, anche questo è segno della fine di un percorso, e soprattutto dopo ventiquattro anni di battaglie questa forma di libreria non permette più di fare le cose come vorremmo. La specializzazione è stata all’inizio una ricchezza, un valore aggiunto, poi con le invasioni dei megastore è cambiato completamente il modo di approcciarsi ai libri. Certo ci sono persone che hanno continuato a usare le piccole librerie, il pubblico potenziale c’è, e rimane il bisogno di posti che permettano di sostare in maniera diversa, in cui incontrarsi, posti in cui non essere uno tra tanti; ma il lettore-consumatore tende a rivolgersi al megastore, all’interno del quale spesso non si crea nessuna relazione con il libraio né con lo spazio. Anche per questo in centro si fa fatica, tra le librerie storiche è rimasta Colonnese, ma per il resto grandi e piccole, vecchie e nuove, si sostengono facendo leva su settori collaterali (Guida la scolastica, Feltrinelli i gadget…); anche perché quegli stessi megastore hanno poi costi enormi da sostenere.
A Napoli come in altre città le piccole libreria possono resistere, ma ti devi sempre inventare qualcosa, e bisogna avere l’energia per farlo – per dieci anni abbiamo fatto corsi di lingua, incontri, seminari; Jamm è stata la prima libreria a rimanere aperta di notte a Napoli… Eravamo ancora in era Bassolino, e il venerdì e il sabato chiudevamo alle 19.30 per poi riaprire alle 22.00 e rimanere aperti fino alle due o le tre di notte. Ci venne a trovare anche il direttore della Feltrinelli, perché era una cosa nuova, che non faceva ancora nessuno, e anche altri librai erano curiosi.
Non sappiamo ancora se dopo la chiusura della libreria riusciremo a portare avanti qualcuna delle nostre attività, magari sotto altre forme. Il piacere più grande è sempre stato quello di vendere le carte, più che le guide, che soprattutto nelle ultime edizioni sono manuali di viaggio precotti. Anche con la narrativa e la saggistica c’è un piacere nel consigliare e pensare un libro conoscendo i gusti e gli interessi di una persona, o meglio cercando di conoscere le persone attraverso i libri. Di sicuro per qualche tempo lo spazio rimarrà come deposito per la distribuzione della casa editrice Magmata con cui collaboriamo. E insieme a Perditempo già stiamo preparando la prossima edizione di Altrolibro, la fiera dell’editoria indipendente che si terrà ad aprile, e che con il 2013 arriva alla decima edizione: in questa direzione continuiamo ad andare avanti. (viola sarnelli)