Dal 20 ottobre l’anarchico Alfredo Cospito, detenuto in 41bis, ha rinunciato ad alimentarsi, utilizzando il suo corpo come unica arma possibile per protestare contro il regime di detenzione speciale a cui è sottoposto nel carcere di Sassari e contro l’istituto dell’ergastolo ostativo. Il 6 luglio scorso il reato di “strage contro la pubblica incolumità”, per cui era stato condannato, è stato riqualificato dalla Cassazione in “strage contro la sicurezza dello Stato”, nonostante gli attentati di cui è accusato avessero uno scopo prettamente dimostrativo, e non abbiano causato feriti né morti.
La lotta che Cospito sta portando avanti insieme ad altri anarchici e anarchiche detenuti ha avuto la forza di aprire riflessioni anche in settori della società solitamente prudenti su questi temi, con la denuncia dell’accanimento dello Stato apparse persino sui media mainstream, sebbene insistendo, per lo più, sull’ambiguo tema della “non proporzionalità” della pena applicata. Resta la necessità di aprire faglie più ampie nel sistema e un dibattito reale sul superamento di due istituti inumani come il 41bis e l’ergastolo.
All’inizio di questa settimana un gruppo promotore formato da circa ottanta giuristi, docenti universitari e sacerdoti ha diffuso un appello che ha avuto molta risonanza e che esorta l’amministrazione penitenziaria, il ministro della giustizia e il governo a “uscire dall’indifferenza”, intervenendo per interrompere la detenzione di Cospito al 41bis e quindi il suo sciopero della fame. Meno risalto sui giornali hanno avuto invece le iniziative che hanno visto in tutta Italia militanti anarchici e non, solidali e attivisti di differenti aree politiche protestare in piazza chiedendo la revoca immediata del provvedimento di cui è oggetto Cospito. Manifestazioni e azioni dimostrative sono state organizzate solo questo fine settimana fuori il carcere di Bancali (Sassari), dove Cospito è detenuto, a Modena, a Pescara, ma anche a Madrid e Valencia. Altre sono previste per sabato 14 gennaio a Torino (concentramento alle ore 15 a piazza Castello) e domenica 15 a Milano (concentramento alle ore 15 a Porta Genova).
Durante la maggior parte di queste iniziative (che vanno avanti ininterrottamente da settimane) si è registrato un atteggiamento estremamente ostile, talvolta provocatorio, da parte delle forze dell’ordine. Pubblichiamo a seguire un resoconto del presidio avvenuto a Roma il 31 dicembre, che ci appare esemplare in questo senso.
È stato un 31 dicembre particolare, per tante persone, quello di Roma. Un presidio era stato convocato per le 16, in vicolo della Moretta, di fronte la sede della Dnaa (Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo), in sostegno di Alfredo Cospito, in sciopero della fame in quella data da settantuno giorni. Il presidio era stato convocato da alcuni anarchici, ma la composizione era più variegata, dal momento che la mobilitazione per Cospito e contro il 41bis ha assunto negli ultimi mesi un carattere più ampio e che riguarda questioni connesse all’abuso di potere, alla sospensione del diritto, alla possibilità di elargire pene esemplari per dimostrare l’inflessibilità dello Stato.
Il presidio contava inizialmente circa duecentocinquanta persone, attese da un ingente numero di forze dell’ordine in ogni punto di accesso alla piccola piazza. La mobilitazione doveva essere statica: striscioni, cori, interventi e qualche fumogeno. Alle 17 però i partecipanti, filmati fin dal loro arrivo dalla polizia, hanno deciso di partire in corteo per le strade del centro. Quando hanno provato a imboccare via dei Banchi Vecchi, però, sono stati caricati e respinti nuovamente all’interno della piazza.
Da quel momento in poi nessuno è più potuto uscire dalla piazza se non dopo aver mostrato un documento. Alcuni hanno scelto di lasciare il presidio, mentre altri hanno provato a rifiutare il ricatto dell’identificazione, inizialmente diretto a tutti i presenti e poi “ridotto” a cinquanta persone selezionate dalla polizia, e in particolare a quelli che gli agenti consideravano attivisti e militanti “meno noti”. La proposta di una identificazione mirata è stata rimandata al mittente e così fino alla mezzanotte nessuno è potuto uscire dalla piazza.
Nelle surreali otto ore che sono seguite, tuttavia, i manifestanti sono andati avanti con altri interventi, cori, canti e battiture, alternati da momenti di tensione, nuove cariche da parte della polizia e provocazioni, come quando un plotone di celerini ha avuto l’ordine di avanzare compatto di qualche metro per impedire l’accesso a una fontanella (unica fonte d’acqua, i negozi ovviamente erano tutti chiusi). Con l’arrivo del nuovo anno, dopo un’ulteriore assemblea, il gruppo ha deciso di accettare la nuova proposta della Digos: la fuoriuscita dei manifestanti senza documento, in gruppi scaglionati di cinque persone, previa perquisizione degli zaini e ripresa video dei presenti all’uscita della piazza. Le mobilitazioni in sostegno alla lotta di Alfredo Cospito continueranno in tutte le città del paese nei prossimi giorni. (alcuni manifestanti)