La voce era disperata, ferma ma disperata. Una disperazione che nasce dall’assenza di certezze economiche, che ormai la sua vita non ha più. Così lui ha deciso di compiere un gesto estremo e di mettere in vendita un rene, come fosse una merce. È la storia di un napoletano di quarant’anni quella che raccontiamo. […] Una storia che ha segnato profondamente il protagonista, ormai all’ultima spiaggia di fronte alla contingenza economica ancora in corso che continua a mietere vittime tra le tante famiglie di italiane. In questo caso di tratta di un napoletano, che ha deciso di gettare la spugna di fronte a una vera e propria emergenza e di vendere addirittura un rene per continuare a sopravvivere. Lo scenario è Napoli. È qui che vive l’uomo che ha deciso di mettere in vendita un rene per problemi economici. (giuliana covella, metropolis, 15 aprile).
Renato Sderenato era un tipo comune: alto due metri, capelli rossi lunghi fino al collo, una gamba più corta dell’altra. Eppure questa sua fisionomia contorta aveva il potere di donargli l’armonia. Egli aveva un’andatura eccezionale. Se ne resero conto ben presto i genitori, che preconizzarono al figlio una lunga carriera da sportivo.
Via Nicolardi, un tuffo nella piscina che non c`è (cronache di napoli, 11 aprile).
Renato S. decise invece di fare il viveur. «Voglio essere come lo zio Antonio», disse al padre. «Da grande voglio solo bere whisky e spendere i soldi per le femmine». «Fa’ un po’ come meglio credi», disse il signor Sderenato, che di polso non ne aveva mai avuto e della sua malleabilità doveva spesso rispondere alla furibonda moglie. La signora Maria Consiglia Devenuto in Sderenato, infatti, era sempre alle prese con i rimorsi. Aver sposato l’uomo sbagliato, averlo tradito con gli uomini sbagliati. Riversò le sue frustrazioni sull’ancora giovane Renato S. Lo sdilinquiva di baci e un momento dopo gli piangeva sulla spalla. Renato S. cresceva e si ingarbugliava.
Una persona come tanti di noi allarmata per possibili attentati. «Certo, ma a lei è capitata una cosa strana. Un giorno era in un supermercato a fare la spesa, quando all’improvviso succede un fuja fuja, nel senso che la gente scappa disordinatamente. Era entrato un giovane dalla faccia scura e con la barba. Tutti avevano pensato che si trattasse di un arabo e pure terrorista. Invece era il nipote di zia Titina, Giggino l’elettrauto che era entrato per farsi una marenna. Pane e provola». La zia è la protagonista di un reading che Peppe Lanzetta porta in giro per i teatri. «Voglio recuperare la mia dimensione di monologhista. E l’esperimento mi sembra riuscito. La gente piange e ride allo stesso tempo. Zia Titina è una vox populi, una che mette insieme tutte le ansie di questo momento. L’Isis e la crisi greca, Tsipras e la Merkel, la cantante Gloriana e la crisi, Raqqa e Casal di Principe. Qualcuno le dice che i servizi segreti del Belgio fanno acqua da tutte le partì, le spiegano la divisione tra fiamminghi e valloni. Lei si fa seria, riflette e commenta: Troppi valloni a canta’ nun schiara mai juorno». (enrico fierro intervista peppe lanzetta, il fatto quotidiano, 11 aprile).
Ma la cosa che ci ha entusiasmato è stata la risposta dei vigili, alla comprensibile disponibilità dimostrata dalla ragazza che voleva offrirgli almeno un caffè. A tal punto, i luogotenenti della polizia municipale hanno risposto di aver fatto solo il loro dovere. «Questa è la polizia municipale che ci piace raccontare», hanno dichiarato Marco Gaudini e Francesco Borrelli. (marco altore narra del ritrovamento di un portafogli, il roma, 11 aprile).
«I forni crematori a Napoli sono una conquista di civiltà». Anzi, «è necessario costruirne altri superando ridicole credenze e paure per ridurre i costi per i cittadini». Lo sottolineano, in una nota, il consigliere regionale dei Verdi, Francesco Emilio Borrelli, e Gianni Simioli de La radiazza per i quali «l’arrivo del primo dei tre forni crematori previsti in via Santa Maria del pianto dà un concreto avvio al progetto che fornirà anche ai napoletani e ai campani in genere la possibilità di poter accedere alla cremazione a costi ragionevoli». (metropolis, 12 aprile).
All’età di sedici anni Renato S. sentì il bisogno di evadere. Scappò di notte deciso ad arrivare in Francia: il vino è buono, le donne sono disponibili. «La mia vita sarà un successo», pensò mentre aspettava il notturno che l’avrebbe condotto a Giugliano.
La giuria composta da personaggi appartenenti allo sport e alla mondanità tra cui Franco Di Stasio, Emilia Sensale, Raffaele Canonico e Roberto Esse ha valutato con obiettività i piatti presentati dal responsabile sanitario del calcio Napoli, Alfonso De Nicola, che ha esordito con un particolarissimo trittico di verdure di campo e fagioli; dai campioni olimpici Patrizio Oliva che ha preparato un ottimo spaghetto “risottato” e Franco Porzio, che ha proposto “Sofia”, pizza estiva con pesto e fiori di zucca; dal fotografo della rivista Chi Gianni Riccio, che si è esibito in una frittura di pesce bandiera e provola; dalla professionista Maria Grazia La Rossa, che ha realizzato un cestino di parmigiano, pomodori secchi e acciughe; e dalla coppia leader della movida napoletana Lorenzo Crea e Alfredo Mariani, che si sono aggiudicati il primo premio con le “Linguine alla bonne femme” (laura caico, il roma, 13 aprile).
Ieri al largo di Vico Equense è stata avvistata e recuperata dalla guardia costiera di Castellammare una balenottera comune di circa sei metri, che galleggiava morta. (fabrizio geremicca, il corriere del mezzogiorno, 12 aprile).
Dove sono finiti Grillo e Casaleggio?
«Beppe si dedica al suo spettacolo di satira. Gianroberto è sempre presente». (profetica intervista di tommaso ciriaco ad alessandro di battista, la repubblica, 12 aprile).
Arrivato dopo sei giorni di viaggio nei pressi di Cassino, Renato S. si convinse che la Francia non era un luogo adatto a lui. Una voce martellante gli risuonava in testa: «Napoli, Renato. Torna a Napoli, non sai che ti perdi…». E se proseguiva verso Nord gli doleva il cranio.
Alle poche persone che si sono subito rese conto di cosa fosse avvenuto, la scena è apparsa surreale. Dalla parete della prima cappella a sinistra della basilica di San Giovanni Maggiore, entrando da via Mezzocannone, alle 10.30 di ieri mattina, annunciata da un terribile frastuono, è improvvisamente emersa la punta di un grande trapano, forse un martello pneumatico. Immediatamente dopo, nel buco che aveva rovinato il prezioso affresco del Cinquecento che ricopre la parete, si è intravisto l’occhio dell’operaio che stava manovrando l’attrezzo con scarsa perizia. Ma solo per un attimo, poi nella casa adiacente il foro è stato tappato in modo approssimativo con una pietra nell’improbabile tentativo di nascondere il danno. (angelo lomonaco, il corriere del mezzogiorno, 14 aprile).
Per quanti sforzi si facciano, i napoletani trovano sempre un modo per rinunciare alla bellezza. Ma la bellezza, per vincere comunque, riesce sempre a sconfiggere l’idiozia e l’ignoranza. Anche in forma di trapano. (il caffè ristretto di maurizio de giovanni, il corriere del mezzogiorno, 15 aprile).
E infine giunse a Napoli. Dopo venti giorni di viaggio e di stenti, Renato S. non resse alla vista del municipio. «Il mio sindaco», disse, prima di perdere i sensi.
Sarà il sindaco con il megafono e il tre ruote. Enzo Rivellini, candidato di Napoli Capitale, annuncia la sua campagna sui generis. Ieri mattina è andato dal carrozziere per ritirare il suo “apecar da elezioni”: «Non era ancora pronto, ma lo sarà a ore. Lo stiamo facendo verniciare con i colori di Napoli Capitale». Rigorosamente bianco e azzurro, quindi. Con il nuovo logo da cui è scomparsa la N centrale costata una diatriba con la società sportiva del calcio Napoli. «In settimana inizierà un modo diverso e partecipativo di fare campagna elettorale», ha annunciato l’ex europarlamentare, «girare per le strade e i vicoli di Napoli con un video e un megafono per parlare con i cittadini e confrontarsi sui problemi di Napoli. Gli altri spendono tanti soldi in manifesti o hanno i giornali che pubblicano ogni piccolo loro passo, noi non abbiamo risorse ma abbiamo il popolo». (metropolis, 12 aprile).
a cura di palanza