Era il giorno della festa. Il party a cui lavoravo da oltre un anno, tessendo amicizie, scrivendo lettere d’amore, inviando bigliettini d’auguri e fiori.
Un pacco contenente una pistola e dei proiettili, una testa di agnello, tre zampe di maiale e interiora di animali è stato recapitato ieri a Casapesenna (nel casertano) a un ingegnere e piccolo imprenditore edile, Orlando Zagaria, militante dell’associazione Libera nel comune di cui è originario il boss dei casalesi Michele Zagaria, di cui l’ingegnere è solo omonimo. (avvenire, 15 marzo).
Sognavo la perfetta riuscita e agognavo l’ingresso in società. Già da tempo avevo assoldato venti collaboratori: in realtà servivano solo per il party, ma non volevo lasciare nulla d’intentato. Dovevano conoscersi e formare una squadra. Tredici camerieri, uno chef stellato con il suo team di cuochi, un pizzaiolo.
«Per parlare della pizza non hanno chiamato un pizzaiolo napoletano, preferendo intervistare Federico Francesco Ferrerò, piemontese, vincitore di un talent show di cucina», hanno detto Borrelli e Simioli. «Nel corso della trasmissione, la pizza è stata sempre presentata come un prodotto italiano, dimenticandone l’origine napoletana. Quando poi si è dovuto parlare della pizza per eccellenza, la margherita, anche per la conduttrice è stato impossibile non ricordare che sia nata a Napoli e, qui, si è raggiunta l’apoteosi dell’anti-napoletanità. Perché Ferrerò per rivendicare un’origine piemontese per la pizza ha detto che Esposito, il pizzaiolo che inventò la margherita in onore della regina Margherita, aveva nei fatti rubato un’idea nata in Piemonte tempo addietro e, per rendere più credibile la storiella, lo stesso Ferrerò ha aggiunto che la storia era successa a Napoli dove, si sa, qualcuno è mariuolo…». (il roma, 15 marzo).
Avevo anche fatto stampare dei manifesti recanti messaggi sibillini, che feci affiggere nei posti meglio frequentati della città.
Altra storia i 6×6 che vedi in giro per Napoli a pubblicizzare caffè, ristoranti, centri massaggi e abbigliamento. Mettono allegria. Per reclamizzare una sala giochi, con le slot e il jackpot da cinquecentomila euro, un deretano femminile. Marmoreo. Appena sotto una scritta ammiccante: “Lei ce l’ha… la fortuna. E tu?”. (enrico fierro, il fatto quotidiano, 14 marzo).
«I manifesti di Lettieri, un pugno allo stomaco». Angela Luce scrive al candidato del centrodestra: «Ma lei è sicuro di amare la nostra città?» (il corriere del mezzogiorno, 17 marzo).
Avevo dato fondo a tutte le risorse. Ma enormi, nei miei piani, sarebbero stati i benefici. Scommettevo i miei interi averi su quella serata, certo che dalla buona riuscita sarebbe dipeso il mio futuro. Eccoli, gli invitati, le loro automobili di grossa cilindrata frantumavano la ghiaia del vialetto che conduce all’ingresso della mia villa. Una stupida canzone si impossessò di me. Cercai di assumere un aspetto brillante, sorrisi e rimontai la cravatta a farfalla. A Michele passai un bigliettino. Erano le ultime compere, bisognava correre prima che le botteghe chiudessero.
Un memorial per ricordare Castellano (il corriere del mezzogiorno, 15 marzo).
Un Museo del Suolo per svelare quello che c`è sotto i nostri piedi (il corriere del mezzogiorno, 15 marzo).
Il pasticciere aveva un’aria sconvolta. La sua opera era terminata.
Per decorarlo sono stati necessari tre giorni di lavorazione. E sull’uovo di cioccolata ci finisce non solo Napoli ma anche computer e telefonini che piovono dall’alto o che, a seconda della chiave personale di lettura, fuoriescono dal Vesuvio. Dedicato ad Apple in occasione della sua venuta a Napoli, l’uovo gigante di Gay Odin per la Pasqua 2016: trecento chili di peso, due metri di altezza e un metro e mezzo di larghezza; per sistemarlo si è dovuta costruire un’apposita piattaforma. (la repubblica napoli, 15 marzo).
C’era tutta la classe politica nel mio salotto. Speravo il dibattito s’infiammasse. Da un momento all’altro avrei sentito – ne ero certo – una proposta dell’imprenditore scugnizzo, Lettieri.
L`esercito di Gianni Lettieri, trecento super vigili anti-crimine. E subito la mente va al celeberrimo film Trecento, in cui si racconta la battaglia delle Termopili. Trecento spartani contro un esercito di migliaia di persiani. In gioco c’era la difesa del territorio. E anche nel capoluogo partenopeo, questa la convinzione che potrebbe aver mosso l’imprenditore scugnizzo, ci sono interi quartieri nelle mani della criminalità che vanno assolutamente recuperati e «polizia e carabinieri hanno sempre meno risorse dallo Stato». Lettieri come Leonida, insomma, pronto a guidare l’avanzata di un corpo speciale della polizia municipale. (carla guarnieri, metropolis, 12 marzo).
Avrei sentito le anime democratiche battibeccare.
Bassolino, arriva il terzo ricorso. Valente: «Basta» (il mattino, 17 marzo).
Se la Ferrante sia Marmo o no. Una questione di minerali, quindi; aggravata dal fatto che la casa editrice che la pubblica sia di proprietà della famiglia Ferri. (il caffè ristretto di maurizio de giovanni, il corriere del mezzogiorno, 16 marzo).
Senza alcun dubbio avrei potuto udire qualche slogan proprio lì, seduto sul mio sofà. Osservando le labbra dell’uomo in smoking che siede davanti a me, bramoso avrei atteso le parole magiche, pronto a inserirmi nel discorso.
«Più sport, meno droga», è il motto di questa stracittadina a cui ormai nessun atleta vuole rinunciare. (il mattino, 12 marzo).
Spiega Rivellini: «II nostro progetto politico è fortemente credibile e capace di aggregare, se si considera che le tante liste del candidato civico. Rivolgo un appello al popolo: tiriamo fuori Napoli dall’oscurantismo». (il corriere del mezzogiorno, 12 marzo).
Andrea Giordana è orgoglioso di Luchino? E Luchino figlio che vuoi dirmi di tuo padre? Andrea: «Sì, molto. Ricordo che da ragazzo disegnava le sue due nature facendo sempre un guerriero e un clown». Luchino: «Qualche volta l’amore entra». (il roma, 13 marzo).
Ultimi. Come una sentenza. Ultimi. Come il risultato che t’inchioda dietro la lavagna. Come una pagella da eterno ripetente. Ultimi non è un’opinione, non è il giudizio del gufo di turno o del pessimista in servizio permanente effettivo. No, “ultimi” è la fotografia della realtà che non mente: quella dei numeri. Dura, amara, a tratti dolorosa. (vincenzo nardiello, il roma, 14 marzo).
E invece niente. Si limitavano a sorridere. Di programmi politici nessuno parlava. Le ricche signore avevano preso di mira il buffet, qualcuna aveva le guance sporche di salsa rosa, un’altra aveva già ingoiato dieci pezzi di cioccolata dell’uovo ormai in frantumi. Gli uomini parlavano di pallone, qualcuno canzonava il grasso presidente della Camera di commercio, altri ridevano rievocando le battute di un comico assai noto. Era un disastro. L’aristocrazia dov’era? Fumavano Merit, bevevano Fanta.
Cosa cambierà dopo una guerra, tenendo un Apple in una mano e una sigaretta nell’altra, se si è guidati a raccogliere schizzi di sangue sul viso come ricordi sparsi di un mondo in continua collera? Cosa spinge una moglie a guardarti dopo che sei tornato, come un malato da seguire per non farlo disperdere nell’errore dei ricordi? «La mia paura è che tu ti possa scoraggiare e farci del male». Ma se la vita è una lotta continua, è vero che certe volte si usano volontariamente le armi per vedere fino a che punto si può arrivare, ma nello stesso tempo ciò assilla e conduce all’ossessione, e si finisce per affermare: «Laggiù ho imparato a farmi una corazza». (bruno russo, il roma, 14 marzo).
Poi arrivò lui. Bello. Somigliava a Zeus. Capelli senza forma eppure proprio per questo magnetici. Le sue guance erano gonfie, un lieve rossore gli colorava la fronte. Le donne lasciarono cadere la cioccolata. Gli uomini interruppero i discorsi. Gli andai incontro. Avevo quindi deciso di abbandonare tutti gli altri.
Brambilla è il prototipo del brianzolo doc: tignoso e pignolo, burbero e perseverante. Il suo profilo basso (fino a mercoledì scorso non era mai comparso nel toto-nomi per il candidato sindaco dei cinque stelle) ha trionfato nel clamore della sfida tutta al femminile tra Menna e Verusio, con l’intermezzo delle espulsioni ad agitare e confondere ancora di più le già agitate acque del Meetup. Ma c’è chi giura che il suo aplomb asburgico sarebbe perfetto per governare l’anarchia napoletana. (d.c., il mattino, 16 marzo).
Poteva avere quaranta anni, ne dimostrava pochi di meno. Al massimo due in più.
Gesù fate luce! È possibile in un colpo solo martoriare la matematica e la lingua italiana? La risposta è sì. Ci sono riusciti in una quarta elementare. Di una scuola che non nomino. Dico solo che è molto “in”. Leggete con un poco di pazienza il testo del problemino tratto dall’ineffabile libro adottato nella nostra quarta elementare. “Scopri il numero (titolo dell’esercizio ). È maggiore di 5 e di 10. È minore di 5 e di 20. Non ha cifre pari. La parte intera è divisore della parte decimale”. Ora chiunque abbia conseguito la licenza elementare sa che non esiste alcun numero (almeno tra quelli a me noti) che sia simultaneamente maggiore e minore di 5. Un numero infatti (se non è uguale a 5 ) o è più piccolo o è più grande di 5. Inoltre se un numero è maggiore di 10 lo è anche di 5. E se è minore di 5 lo è anche di 20. Fin qui il dato letterale. Non fidandomi più completamente della mia testa ho mandato un whatsapp a vari colleghi. Risposta univoca. Testo incomprensibile. (guido trombetti, la repubblica napoli, 13 marzo).
Nei mesi successivi Brambilla cambiò la mia vita. Lo seguivo ogni giorno, spesso soggiornavo per lunghe e appassionate settimane a casa sua. Appresi da lui che l’uomo si adatta al posto in cui vive.
“Winter Panarea”: la serata organizzata da Roberta Carfòra, Nanni Resi, Paolo Arianetto e Ciro Vitiello per oltre trecentocinquanta amici che dopo aver apprezzato le prelibatezze eoliane proposte dagli chef del resort hanno ballato prima con gli Spillenzia e poi con i dj AlexMarinacci, Duccio Bocchetti, Luca De Magistris e Danilo Napoliello. Gli invitati si sono così ritrovati in un’insolita scenografia eoliana suggerita dall’amore dei napoletani sia per le nevi abruzzesi che per le spiagge siciliane, con tanto di conchiglie e reti. Uno scenario magico che ha conquistato tutti, da Claudio e Marta D’Amico, Bruno Caprile, Isabella Greco e Loretta Salvatore a Lele Lettìeri con Camilla Bongiovanni, Francesco e Fabiana Piscitelli, Mua Monda con Olivia Russo, Fernanda Speranza, Angelo Pisani, Pietro Di Nocera, Flavio e Sole Naddeo. (cristina cennamo, il mattino, 16 marzo).
a cura di palanza