«Documenti, prego. Questo corteo non è autorizzato!», urla un agente della digos in borghese quando la manifestazione della Rete sociale contro i novecento box privati sottoterra Artisti/De Bustis sta già volgendo al termine. Piazza Medaglie D’oro, dopo essere stata percorsa in modo pacifico da circa cento persone tra cui lavoratori del mercato, attivisti e residenti, viene lasciata alle spalle per attraversare il borgo Antignano e fare rientro al mercato De Bustis, dove per più di un’ora i commercianti hanno inscenato la cosiddetta “serrata”, tradottasi per le bancarelle nell’esposizione di lenzuola bianche e la conseguente interruzione delle vendite.
«Sono sempre bravi a intimorirci, ma secondo te hanno capito che stiamo per perdere il lavoro?». Neanche troppo sottovoce, Antimo sintetizza così il suo pensiero, mentre il corteo sta rientrando. È la seconda mobilitazione in una sola settimana, alla scorsa manifestazione parteciparono circa mille persone. «Il mercato del Vomero è da decenni un patrimonio di Napoli», continua Antimo, fruttivendolo da trent’anni. «Noi e le tredici associazioni che hanno formato il comitato NoBox lo difenderemo fino alla fine. Vuoi sapere di cosa stiamo discutendo? Dell’interesse di duecento privati contro quelli di residenti, di lavoratori, dell’ambiente e del territorio, di tre-quattrocento famiglie che rischiano di non avere più un futuro. Noi siamo contrari alla realizzazione dei box interrati perché non ridimensionerebbero il traffico, anzi. Saranno degli attrattori di traffico, frutto di una speculazione commerciale, edilizia e immobiliare».
L’approvazione per la realizzazione di un parcheggio in un’area pubblica in piazza degli Artisti e di un’area pedonale in via Tino da Camaino arriva nel 2008, quando il primo cittadino di Napoli, Rosa Russo Iervolino, era anche commissario delegato per l’attuazione degli interventi volti a fronteggiare l’emergenza traffico e mobilità. All’epoca furono previsti duecentosessantacinque posti auto e centoundici posti nell’area parcheggio, progetto presentato dalla Cooperativa edilizia Napoli 2000.
Con il trascorrere degli anni i numeri aumentano e si prevede la realizzazione, al di sotto di piazza degli Artisti, di un parcheggio composto da quattro livelli interrati di tipo pertinenziale e al di sotto di via Tino da Camaino di un parcheggio di due livelli interrati, oltre alla realizzazione di una struttura nell’area dell’attuale mercato De Bustis composta da due livelli fuori terra destinati all’attività mercatale e tre interrati. Il numero dei box pertinenziali sale a cinquecento, per un’offerta complessiva di settecentodieci posti auto pertinenziali e centocinquanta posti auto più ottantasei posti moto per il parcheggio. Si prevede inoltre la demolizione e la ricostruzione del mercatino rionale.
Nel 2016, secondo de Magistris, la situazione del traffico, soprattutto al Vomero, non giustifica più interventi urgenti. Il sindaco intende revocare i permessi ma la Cooperativa fa e vince un ricorso al Tar. Entro il due maggio il comune dovrà convocare la Cooperativa per stipulare la convenzione relativa alla cessione dei suoli e per rendere il permesso di costruire. Una eventuale revoca comporterebbe la rinuncia all’esecuzione delle opere per un controvalore di diversi milioni di euro.
Sono in pochi, al Vomero, a volere scavi fino a quaranta metri sotto terra nel pieno di un centro abitato, in primis i lavoratori a cui nel progetto non è stato dedicato un rigo. Il futuro incerto di trecento persone è racchiuso in notizie ufficiose: potrebbero essere trasferiti al parco Mascagna in via provvisoria, ma a oggi manca un piano concreto sia in termini di spazio che di tempo. Un fattore, quello della tempistica, da non sottovalutare, così come sostiene il geologo Franco Ortolani: «Se si apre uno scavo profondo deve essere fatto nel minor tempo possibile, senza interruzioni e senza lasciare lo scavo aperto per un tempo prolungato. Se non fosse così ci siamo cercati i guai, si rischiano improvvisi cedimenti delle pareti, assestamenti e cedimenti degli edifici. Tutte situazioni prevedibili in un centro urbano, senza poi contare che effettuare uno scavo nel sottosuolo napoletano aumenta le difficoltà».
Per il Comitato NoBox la soluzione è «revocare la convenzione e pattuire un indennizzo con la Cooperativa». Non sono, tra l’altro, gli unici a pensarla così, e anche tra le fila dei soci della Cooperativa serpeggia il malcontento. Francesco è il titolare di un bar in via Mario Fiore, poco distante piazza degli Artisti: «Dal 2007 a oggi io e altre duecento persone abbiamo sborsato in diverse rate circa cinquemila euro. Complessivamente per l’acquisto di un box dovrò spenderne sessantamila. Ho sposato l’idea perché mi serviva un box e perché mi piaceva l’idea della riqualificazione del territorio, ma ora sono meno convinto che si ricostruisca il mercato. In più sono molto preoccupato per la tempistica, perché i soci della Cooperativa sono troppo vaghi. Qua se teniamo scavi aperti per diciotto mesi falliscono tutti, me compreso. Probabilmente farò rinuncia e cercherò di riavere i miei soldi indietro». (veronica bencivenga)
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