Giovedì mattina, sono più o meno le 11:00, quando per le strade del centro si iniziano a sentire cori e battimani: «Aumentano le tasse / dimezzano i salari…»: è un lungo corteo di disoccupati, disoccupate, studenti e studentesse della città, in piazza per protestare contro l’ennesimo stallo della lunga vertenza per un lavoro stabile e dignitoso.
Movimento 7 novembre e Cantiere 167 di Scampia manifestano per far rispettare gli impegni assunti dal nuovo prefetto di Napoli, che il 29 dicembre espresse alle istituzioni locali e nazionali la necessità, considerando anche gli evidenti motivi di ordine pubblico rappresentati dalle continue manifestazioni e azioni di protesta, di accelerare la risoluzione di una vertenza ormai storica, che darebbe salario a centinaia di famiglie napoletane e consentirebbe la riattivazione di servizi (come la manutenzione del verde) che al momento sono quasi inesistenti in diversi quartieri della città.
Il corteo parte da piazza Dante, attraversa piazza Municipio e raggiunge Comune e prefettura. Sfilano uomini e donne di tutte le età, anche in solidarietà agli esponenti dei movimenti che di recente sono stati criminalizzati per aver promosso azioni di protesta. In questa settimana ad alcuni disoccupati sono state notificate nuove denunce. Anche per questo 7 Novembre e Cantiere 167 avevano lanciato la manifestazione, evidenziando “preoccupanti segnali”, come le recenti condanne giudiziarie agli ex disoccupati del movimento Bros. Negli interventi però si parla anche di guerra, del massacro in corso in Palestina da parte dell’esercito israeliano e della repressione dei lavoratori da parte del nuovo governo di estrema destra in Argentina.
Vincenzo ha quarantasei anni, è nato e cresciuto a Scampia. Racconta di non riuscire a trovare un lavoro stabile da dieci anni. Come tanti altri ha seguito negli ultimi mesi corsi di formazione come manutentore del verde: «Ormai siamo disoccupati formati». E spiega che nonostante le continue promesse non si è ancora avviato il processo di inserimento al lavoro, che si dovrebbe concludere con la modifica dello statuto di due cooperative che operano per conto del comune di Napoli e che dovrebbero gradualmente assorbire questa forza lavoro. «Di fronte agli appelli – dice Vincenzo – il ministero del lavoro non fa altro che rimandare e dare risposte vaghe, lasciando tutti nell’incertezza».
Proseguo lungo il corteo, che all’incrocio di piazza Municipio si ferma per qualche minuto; i manifestanti accendono fumogeni per attirare l’attenzione dei passanti. Quando arriviamo agli uffici del Comune mi fermo a parlare con un ragazzo e una ragazza di circa vent’anni, studenti che supportano il percorso del movimento. Umberto, in particolare, è nato nel quartiere di Bagnoli ed è iscritto alla facoltà di storia. Per lui è importante essere al fianco dei disoccupati perché «la loro lotta è la lotta di tutti. E poi – aggiunge – le misure repressive non riguardano solo gli inoccupati, ma anche studenti, lavoratori e chiunque ormai rivendichi in piazza un qualsiasi diritto».
La situazione della vertenza, intanto, è questa: dopo un lungo e tortuoso percorso circa seicento disoccupati e disoccupate sono stati inseriti in corsi di formazione (programma GOL e Garanzia Giovani) riguardanti i servizi di “pubblica utilità e area comune”. La gran parte ha concluso la formazione in aula e gli stage con le aziende convenzionate del comune di Napoli e della Città Metropolitana, alcuni hanno già passato l’esame, altri sono in attesa dell’attestato, a causa dei ritardi delle commissioni regionali competenti. C’è poi chi sta concludendo i corsi in classe e i tirocini, ma per tutti l’avvio dei percorsi di inserimento lavorativo è ancora bloccato.
Il ministero del lavoro, a seguito di diverse interlocuzioni successive all’ultima manifestazione a Roma nel mese di novembre, ha garantito l’avvio delle verifiche tecniche per trasformare la formazione in lavoro. Sono passati mesi, però, e l’attesa dei tempi istituzionali mal si concilia con quella di chi lotta da ormai quasi un decennio.
Il corteo finisce a piazza Municipio, dove la folla di manifestanti resta in presidio mentre alcuni esponenti del movimento vengono ricevuti e ottengono la conferma del prossimo tavolo inter-istituzionale. Ci si saluta al termine di una lunga giornata in strada, ricordandosi i prossimi appuntamenti e non rinunciando a un ultimo caffè. (laura perna)
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