Sabato 27 gennaio Il Mattino pubblica un’intervista al presidente della Corte d’appello con il titolo: “Napoli una polveriera. Sembra il Sudamerica”. Forgillo deve ammettere che gli omicidi in città sono in calo ma “la camorra è profondamente radicata nel tessuto sociale del territorio. […] Il fenomeno delle stese avvicina il nostro territorio più a quei paesi sudamericani che a un paese dell’Occidente”. Lo stesso giorno, una bandiera con lo stemma del Regno delle due Sicilie viene inviata ai governatori delle sette regioni meridionali dal Movimento Neoborbonico per marcare la propria contrarietà alla riforma sull’autonomia differenziata. “Abbiamo voluto ricordare ai governatori – spiega il presidente del movimento De Crescenzo – un passato nel quale il Sud vantava primati culturali, economici e sociali”. Sempre sabato si ha notizia dell’arresto di Salvatore Langellotto, imprenditore, che a marzo scorso aveva aggredito il presidente del Wwf di Sorrento, Claudio Esposito. Il giovane era stato pestato per le sue battaglie contro la costruzione di duecentocinquanta box auto al centro di Sorrento, al posto di uno storico agrumeto.
Panico, nella notte tra domenica 28 e lunedì 29, all’Ambasciatori, cinema ma anche ristorante e club notturno di Chiaia. Un cliente, allontanato dai vigilanti perché ubriaco, si mette al volante della sua Audi e va a schiantarsi a velocità elevata contro la vetrata d’ingresso del cinema.
Sempre lunedì finiscono in carcere cinque persone appartenenti al clan Di Lauro (tra cui Vincenzo Di Lauro, figlio del boss Paolo, e Umberto Lamonica, suo braccio destro). Il gruppo si faceva pagare il pizzo dal proprietario di un bar di Arzano costringendolo a firmare cambiali che sono arrivate a un ammontare di settantamila euro. La vittima ha trovato la forza di denunciare solo quando, dopo aver venduto l’attività, gli estorsori gli si sono presentati davanti pretendendo comunque il versamento di mille euro al mese.
Martedì 30 un uomo dà fuoco alle strutture esterne di una pizzeria in via Scarlatti, al Vomero. È un ex cameriere, che una volta entrato all’ora di chiusura nel locale scaglia una molotov contro il gazebo, incenerendolo. Il quarantasettenne non aveva superato, a detta del proprietario della pizzeria, il “periodo di prova lavorativa”.
Il 31 arriva alla commissione cultura, turismo e attività produttive del comune di Napoli la quinta proroga, varata con la legge nazionale di bilancio, grazie alla quale non saranno necessarie autorizzazioni per installare tavolini, dehors e altre strutture per il food and beverage all’esterno di attività produttive. Nel caso di “pose temporanee” in luoghi di interesse culturale o paesaggistico si potrà scavalcare anche la competente Soprintendenza. La discussione in commissione, pare molto accesa, si chiude con un nulla di fatto e un rinvio a data da destinarsi. Il disaccordo tra i consiglieri riguarderebbe il rapporto in termini di spazio tra i tavolini, il flusso continuo di pedoni e le esigenze dei residenti del cosiddetto perimetro Unesco, nel centro storico.
Il primo febbraio i giornali aprono con le dichiarazioni del governatore De Luca che attacca il sistema sanitario nazionale e in particolare la presunta superiorità del servizio nelle regioni settentrionali: “Non c’è una sanità del Nord che è eccellente, ma c’è una sanità del Nord che è eccellente per il dieci per cento. Per il restante novanta per cento è fatta di affarismo e camorrismo istituzionale, perché quello che succede nella mobilità passiva non è legato a nessuna eccellenza sanitaria, ma solo agli affari e al giro di centinaia di milioni che ruotano intorno alle strutture private del Nord”, sostiene De Luca.
Venerdì 2 febbraio, Il Corriere del Mezzogiorno diffonde i dati di una ricerca dell’Università Federico II sulle diseguaglianze a Napoli. I numeri più rilevanti non comunicano grosse novità, evidenziando confini sempre più marcati tra quartieri ricchi e poveri della città. Tra gli altri, in particolare evidenza i dati sul reddito annuo medio: quindicimila euro circa nei quartieri di Napoli Est, cinquantamila a Chiaia e Posillipo. Lo stesso giorno, lo stesso giornale riporta un articolo sulla “movida armata” nelle zone “bene” della città: “«Qui siamo in emergenza e abbiamo paura per i nostri figli», riferisce una residente, madre di un ragazzo adolescente”. (redazione)