“De Laurentiis. La senti questa voce? Meritiamo di più”. Al settantacinquesimo, con il Napoli sotto 1-0 contro il Verona e prima dell’insperata rimonta, si alza un coro da entrambe le curve. Tra i tifosi, in verità, qualcuno si indispettisce e non partecipa. Gli ultras fanno riferimento alla sessione invernale di calciomercato, ennesima promessa presidenziale disattesa, e all’ultima conferenza di De Laurentiis il 3 febbraio scorso: un discorso sguaiato e senza freni tra cronisti sorridenti e inermi.
Sul mancato acquisto del difensore Perez: «Vengo raggiunto dai miei che dicono: “Vuole che si paghi a chi ha cresciuto il calciatore settecentomila euro, poi ai procuratori…”. Allora ho detto: “Sentite, m’avete rotto i coglioni, non si fa più nulla”». Nel frattempo Mazzarri per due partite s’era messo a tre dietro, rivalutando anche Ostigard.
Sul ruolo di Lindstrom: [cerca un foglio in tasca] «C’è un’altra cosa che dobbiamo – dove cazzo l’ho messo? – eccolo… chiarire. No, perché vi sento dire: “Ma che cazzo avete comprato, un giocatore che è un trequartista quando serviva un’ala”. Il signor Lindstrom ha fatto ventitré partite dove giocava come ala destra. Poi ha fatto diciannove partite come trequartista. Questa è la verità. Mi sono stancato di sentir dire: “Chi cazzo avete comprato?”. Chiaro? ».
Ai giornalisti in sala stampa, a quanto pare, il discorso filava. Nessuna obiezione, solo risate compiaciute, neanche quando De Laurentiis ha dichiarato di voler abolire le conferenze stampa pre e post partita. I tifosi, invece, hanno aspettato il presidente all’uscita dallo stadio e, nonostante la vittoria, lo hanno offeso con un linguaggio molto simile a quello usato da De Laurentiis in sala stampa.
Eppure i presupposti erano altri. Se fossimo i montatori di Blue Valentine, quel film che narrava una storia d’amore tra alti e bassi, alle offese e ai cori di ieri faremmo seguire un momento preciso. Venticinque anni fa, estate 1999. De Laurentiis era tra i pretendenti alla maggioranza del Napoli (tra gli altri c’era Corbelli, che poi riuscì nell’impresa). Il 5 luglio convocò una conferenza stampa al Circolo della stampa. Il Napoli era reduce da una pessima stagione in serie B. De Laurentiis raccontò di aver presentato già un anno prima una proposta a Ferlaino, senza ricevere risposta.
Mentre DeLaurentiis teneva la conferenza, all’ingresso un gruppo di tifosi agitava striscioni con la scritta: “Ferlaino dittatore, Aurelio salvatore”. Spiegò De Laurentiis: «Ci sono cinquanta miliardi a disposizione di Ferlaino se rinuncia al titolo di presidente e altri cinquanta per la squadra. Sarò l’uomo della semina e non raccoglierò per mettere nelle mie tasche, ma per investire». Ferlaino non rispose mai. (gigi di fiore, storia del napoli, utet)
Quasi vent’anni dopo, quando De Laurentiis era già presidente da dodici anni, in curva sarebbe comparso un altro striscione: “Ferlaino torna”.
A De Laurentiis i tifosi non perdonano una visione affaristica e personalistica della società. Mancati investimenti e tasche piene. D’altronde, non è sempre stato così, con tutti gli altri presidenti?
Lauro seguiva la partita del Napoli a bordo campo, accovacciato nei pressi dell’ingresso degli atleti, con i pantaloni sollevati all’altezza del ginocchio. L’incasso della partita? Quello finiva direttamente negli uffici della Flotta la domenica sera. Un tempo a compiere l’operazione era il fido Innocenti che avvolgeva i danari in pacchi di giornale e se li portava anche al bar. Era il segno di un padronato assoluto. (barendson e ghirelli, storia del calcio napoli, laterza)
Da qui nasce la nostra modesta proposta: aboliamo ogni potenziale conflitto eliminando le società di calcio, instaurando qui prima che altrove una democracia napoletana.
Sulla conduzione d’una squadra di calcio vogliamo, una volta per sempre, fare un discorso eretico ma decisivo. Guardi, un tempo la squadra di calcio era proprietà privata di un mecenate borghese che, non avendo il gusto aristocratico di finanziare affreschi e manoscritti, finanziava pedate. Oggi la maggior parte delle società di calcio sono per azioni: chiunque può illudersi di possedere una rotula di Riva, allo stesso modo in cui gli azionisti della Fiat si illudono di possedere una rotella della frizione. Cerchiamo di aggiornarci: strutturiamo (bruttissima parola) le società di calcio come se fossero cooperative di produzione. Lasciamo che a dirigerle siano gli stessi giocatori, i quali si allenano per conto proprio, si nominano un capitano-presidente-
Mario Rui come Socrates, sulle maglie messaggi per una grande spiaggia pubblica napoletana o per la bonifica dell’ex Italsider. De Laurentiis a godersi milioni a Miami. In curva solo cori pro o contro i giocatori. (el trinche carlovich)