«Mettici “lo scheletro di ferro”, o “quel che resta della grande fabbrica” e via». «Madonna, quante volte l’abbiamo scritto ‘sto pezzo?». Sono le 11,15 di lunedì 20 gennaio. L’autobus fermo a ridosso della Porta del Parco ospita una quarantina di giornalisti che chiacchierano rilassati in attesa della partenza. Sembrano contenti di essere stati costretti ad alzare le terga dalle postazioni redazionali e affrontano la mattinata come una gita fuori porta. Lo spirito cinico-goliardico tipico della categoria contrasta con la solennità con cui gli organizzatori dell’evento cercano di far passare una passerella politica come l’inizio della grande stagione delle bonifiche nell’ex area industriale di Bagnoli.
Poco distante, dietro i cancelli della Porta, sono raggruppate una sessantina di persone, gran parte delle quali fa capo al gruppo dei Disoccupati 7 Novembre. Insieme a loro, dietro a un paio di striscioni bianchi, ci sono i giovani militanti di Iskra e quel che resta della rete Bagnoli Libera, protagonista negli anni del governo Renzi di una battaglia sul territorio che ora, a guardare i numeri dei cittadini mobilitati al presidio, sembra lontanissima. Mentre dall’altro lato del cancello l’autobus accende i motori, i manifestanti chiedono di essere ricevuti dal ministro per il Mezzogiorno, Giuseppe Provenzano, guest star dell’evento, venuto a Bagnoli per una conferenza stampa congiunta con i rappresentanti di Invitalia, Comune e Regione, e con il commissario per Bagnoli Francesco Floro Flores. I comitati chiederanno al ministro la creazione di un “osservatorio scientifico sulle bonifiche”, un tavolo permanente con i delegati dei comitati e i tecnici da loro indicati, insieme a quelli di Invitalia e del ministero, che faccia periodicamente il punto della situazione. Dopo la recente rottura dei percorsi politici comuni, de Magistris non viene mai nominato come possibile interlocutore.
Ma il tour tra i terreni della fabbrica è già cominciato. «Faremo un rapido giro a tappe», spiega Davide Del Cogliano, manager di Invitalia che funge da Cicerone, sottolineando la presenza di «diversi cantieri attivi». In realtà, preciserà poco più avanti, si tratta solo di «sperimentazioni» delle differenti tecniche di bonifica che si andranno a utilizzare per risanare l’area.
Dopo il rettilineo, l’autobus si ferma davanti all’area dove si sperimenta il soil washing, ovvero la pulizia del suolo attraverso solventi organici. I giornalisti vengono fatti scendere davanti a un quadrato i cui lati sono lunghi meno di dieci metri e dal quale un Bobcat estrae terreno (campioni di suolo) che viene poi caricato su un camion. Alcuni operai, dotati di mascherine che nessun altro tra i presenti viene invitato a indossare, dirigono le operazioni. Ci troviamo su un’area in cui la bonifica è stata già effettuata, ma dove, ci viene spiegato, «permangono i contaminanti».
Insieme ai giornalisti, da un minibus che precedeva quello più grande, scendono le autorità. Il sindaco de Magistris e il ministro si prendono la scena, parlando e lasciandosi fotografare. «Queste sono le ruspe che ci piacciono», è lo slogan scelto e ripetuto ossessivamente dal sindaco, mentre il ministro cita con altrettanta frequenza il Troisi di Scusate il ritardo. Prima di parlare, lo stesso Provenzano si avvicina al presidente della municipalità Diego Civitillo, chiedendogli a bassa voce «di cosa hanno paura i comitati?», come se le inchieste sulle bonifiche-truffa, i processi giudiziari, le morti nel quartiere per malattie legate all’inquinamento da fabbrica fossero una paranoia di qualche ambientalista. Civitillo gli spiega che la paura principale riguarda la movimentazione dei suoli e allora da quel momento il ministro comincerà ogni dichiarazione esordendo così: «Per quanto riguarda la movimentazione dei suoli, c’è da stare tranquilli, verranno minimizzati al massimo». De Magistris appare galvanizzato. Sostiene che da fine dicembre la bonifica è entrata nel vivo, che la sintonia tra gli attori istituzionali è totale, e ripete che «questa non è una passerella». Le impressioni su tutti e tre i punti, per chi assisterà alla conferenza stampa, saranno altre.
Dopo una quindicina di minuti l’autobus dei giornalisti riprende la corsa tra l’estasi generale, tanto che sembra di essere nel primo tempo di Jurassik Park. Le tappe successive sono: altri due quadratini, sempre più piccoli, dove si sperimenta la phytoremediation (la bonifica mediante piante), pratica sulla quale vengono date poche e confuse informazioni, del tipo «la maggior parte degli inquinanti viene trattenuta nelle radici»; l’impianto del trattamento delle acque; quello per l’ossidazione chimica (l’immissione di reagenti per abbattere le sostanze nocive). Infine si giunge ai capannoni ex-Morgan, dove è in atto l’unica vera operazione che prende il via in data odierna: non la bonifica, ma la rimozione di alcuni grossi cumuli di materiale lasciati a marcire all’aria aperta da Bagnoli Futura (alcuni contaminati, altri no), propedeutica all’inizio delle vere operazioni di risanamento. Nemmeno una cartellina stampa, qualche foglio volante con dati statistici ed elementi tecnici, viene distribuito durante il viaggio per dare una parvenza di scientificità a ciò che abbiamo visto.
Alle 12 la gita finisce. L’autobus torna all’ingresso della Porta del Parco, dove poco dopo inizierà la conferenza stampa. Il primo a parlare è Arcuri, amministratore di Invitalia, che legge alcuni versi di Simon&Garfunkel a corollario della retorica entusiasta che caratterizza la giornata. Si apprende che per la bonifica dell’area ex-Eternit ci sarà da aspettare «alcune settimane» (due o tre, non si sa). Al termine di queste settimane si avrà ovviamente solo il nome dell’azienda vincitrice della gara, poi si dovranno aspettare «i tempi tecnici» per le verifiche e l’inizio dei lavori. Senza contare i ricorsi degli esclusi e gli altri possibili stop di rito (a tal proposito si registra un accorato appello da parte di Floro Flores nei confronti delle aziende partecipanti a evitare contenziosi). Anche sul programma di rigenerazione urbana c’è grande entusiasmo. Sono centosessanta gli studi che hanno partecipato al concorso di idee lanciato da Invitalia, per la condivisione con il territorio si vedrà in seguito.
Dopo l’intervento di Arcuri viene trasmesso un video che elenca i risultati raggiunti da Invitalia in questi tre anni di gestione. «Questa è stata la svolta, i tavoli tecnici!», sussurra Raffaele Del Giudice a un giornalista, attento a (non) farsi sentire, per poi aggiungere: «Li ho voluti io!». Intanto il microfono passa al vicepresidente della giunta regionale Bonavitacola, che prova a rovinare la festa a tutti sottolineando che va bene l’accordo istituzionale e l’armonia della giornata, ma alla Regione non sta mica troppo bene quello che si è deciso sullo spostamento dalla linea di costa di Città della Scienza e Circolo Ilva, due roccaforti del Pd, suo partito. Momenti di panico, qualcuno impallidisce, poi si ricomincia il giro facendo finta di niente. Prima di passare la parola al ministro, è de Magistris a incantare la platea con il solito comizio sulla «lotta di resistenza» fatta dalla città (e da lui guidata) per arrivare a questo risultato, facendo riferimento alla battaglia contro lo Sblocca-Italia, ma senza soffermarsi sul tradimento di buona parte dei principi di quel percorso compiuto dalla sua giunta, attraverso il successivo accordo tra Comune e governo. Poi verso l’una, dopo l’intervento del ministro e qualche domanda dei cronisti, gli addetti stampa allontanano dalla struttura i giornalisti e richiudono i cancelli per il resto sempre impenetrabili.
È la volta buona, echeggia ancora lo slogan di giornata quando il ministro riceve da Arcuri una pacca sulla spalla che ha tutta l’aria di un “anche questa è fatta”. Fuori le camionette della polizia smobilitano, mentre qualcuno tra quelli che hanno assistito alla conferenza recrimina, più che per la sensazione di essere stato preso ancora una volta in giro, per l’assenza totale «non dico di un buffet, ma almeno di un caffè e di una bottiglina d’acqua». (riccardo rosa)