È terminata in anticipo di quarantott’ore rispetto al previsto l’occupazione scolastica degli studenti del liceo classico Alfonso Maria de’ Liguori di Acerra, città nota – lo dicono i dati disponibili – per essere la provincia italiana con la più bassa aspettativa di vita alla nascita e, soprattutto, con la maggiore mortalità “evitabile”.
La protesta era iniziata lunedì, all’ora di avvio delle lezioni, quando un centinaio di studenti, molti dei quali appartenenti al collettivo della scuola, hanno preso possesso dell’istituto e dichiarato l’autogestione. «Il collettivo – spiega Giuseppe – è nato dopo il corteo dello scorso 14 ottobre contro la realizzazione della quarta linea di incenerimento rifiuti del termovalorizzatore, un momento che ha permesso a tanti ragazzi di prendere coscienza della situazione critica che viviamo». Il collettivo ha iniziato così a confrontarsi con il coordinamento studentesco Kaos, impegnato nelle lotte ambientali, e particolarmente attento alle problematiche connesse alla presenza del termovalorizzatore ad Acerra.
Subito dopo aver occupato, gli studenti hanno indetto una settimana di didattica alternativa autogestita per riflettere sulla enorme quantità di decessi e di persone ammalate di tumore negli ultimi anni. «Durante questi cinque giorni – continua Giuseppe – sono stati organizzati corsi di formazione in cui sono intervenuti anche esperti esterni. Tra questi, un ingegnere ambientale che ha raccontato la storia del termovalorizzatore, attivo dal 2009, e le implicazioni sulla salute dei cittadini, o altre persone che hanno affrontato tematiche spesso ignorate dalle istituzioni scolastiche: il transfemminismo, il genocidio in atto in Palestina e l’educazione sessuale».
Nel corso di questi cinque giorni gli studenti sono rimasti abbastanza compatti nel considerare l’occupazione come strumento di confronto sulla situazione della città e sulle lotte da portare avanti per contrastare la devastazione ambientale. Sebbene docenti e preside dell’istituto abbiano riconosciuto l’importanza dei temi sollevati dagli studenti, qualcosa è cambiato col passare dei giorni, anche a causa di alcune dichiarazioni ostili rilasciate dal preside alle principali testate locali. Dichiarazioni che, secondo il collettivo, avevano il fine di orientare «l’opinione pubblica contro l’occupazione, piuttosto che invogliarla a comprendere il valore di questa iniziativa come mezzo di protesta necessario».
Dopo lunghe discussioni, minacce più o meno esplicite ricevute e articoli giornalistici opinabili, i ragazzi hanno così deciso, la sera di giovedì, di lasciare spontaneamente la scuola, in anticipo di due giorni rispetto a quanto avevano preventivato. Resta invece invariato l’appuntamento che gli studenti avevano lanciato come momento conclusivo di questa prima parte di mobilitazione, e di rilancio verso la città: una manifestazione in piazza Duomo, questo pomeriggio, a partire dalle 16:30, per riportare al centro del dibattito cittadino temi come il “no” alla logica dell’incenerimento dei rifiuti e non soltanto alla realizzazione della tanto discussa quarta linea. Vale la pena ricordare che già nel 2021 l’Istituto superiore di sanità aveva certificato la correlazione tra inquinanti ambientali e sviluppo di tumori in numerose province di Napoli, tra cui il comune di Acerra. Poco, da quel momento, hanno fatto le istituzioni nazionali e locali per questo territorio, anzi è stato necessario l’avvio di un nuovo ciclo di proteste, lo scorso autunno, per bloccare la regione Campania nel suo intento di ampliare la struttura di incenerimento rifiuti. Una decisione che secondo i comitati non è sufficiente, tanto più in assenza di un percorso mirato al superamento e alla dismissione dell’impianto. (laura perna)
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