«Cara, come stai? Ti trovo bene». Abbracci, mani che si soffermano sulle spalle. «Ho visto tuo marito l’altro giorno. Sempre sorridente». Baci umidi, come l’inizio di un corteggiamento. Siamo nell’ultimo tratto di via Scarlatti, al Vomero. Un palco allestito in poche ore, sul quale s’accomodano gli amici e i sostenitori che hanno contribuito al vero diamante di questa campagna elettorale, un libro collettivo, edito dall’associazione demA, dal titolo Voci sulla città. “Indaga – si legge sul volantino – su quali trasformazioni hanno contribuito al cambiamento di Napoli e su quali si deve ancora lavorare”. L’uomo giusto per farlo è, ovviamente, Luigi de Magistris. In piazza donne mature, spreco di cipria, ragazzi in camicia, occhiali alla John Ford, capelli gonfi e odore di muschio.
Voci sulla città costa dieci euro. La presentazione è moderata da una giornalista che vive a Napoli da dieci anni e – dice – non andrà più via, oh no, proprio ora che si lavora bene. Sandro Ruotolo è il nome di grido ma quando arriva Maurizio De Giovanni il libro si vende, finalmente. Una volta accaparratisi il volume, i vomeresi cominciano la corsa all’autografo. De Giovanni è nel mood. Risponde a tutti, gentile e disponibile a ogni richiesta. Uno spot sulla Palestina? «Certo, si può fare». Dall’altra parte della piazza c’è un gazebo del partito comunista (di un partito comunista), con la candidata Nunzia Amura “donna operaia e sindaco per Napoli” che si presenta. “Vogliamo ancora cambiare il mondo”, si legge su uno dei libri in vendita al banchetto.
Sul palco si alternano gli scrittori – ma tutti sottolineano di non farlo per professione, come fosse un’offesa – che hanno partecipato al libro e che stravedono per de Magistris. Ognuno ha il proprio cavallo di battaglia. Rosaria De Cicco, che alle ultime regionali stravedeva anche per De Luca, nobilita con mestiere un monologo che non fa ridere; Sandro Ruotolo parla del fallimento dei partiti; Gaetano Di Vaio del suo incontro col sindaco e della necessità di abbattere le Vele; Ferraro di una “Napoli a colori”; Aragno di come abbia convinto con un sms il sindaco a interessarsi dell’Ex Opg occupato. Il trasporto per gli “spazi liberati” è molto vivo in tutti. «Quest’amministrazione si è ripresa i luoghi abbandonati della città», scappa a qualcuno. Un lapsus che la dice lunga.
Ai piedi del palco militanti del centro sociale Insurgencia abbracciano e chiacchierano fitto con gli assessori. Rispunta qualche polo e camicia arancione, i cartellini plastificati con su scritto “Staff”, le macchine fotografiche, gli uffici stampa, gli entusiasmi. Ci siamo, la campagna elettorale è cominciata. Intorno alle 19,30 parla de Magistris. Tiene il palco come nessuno di quelli che l’ha preceduto. La sua retorica è efficace e comunicativa. Il sindaco non si preoccupa di legare i sostantivi e gli aggettivi con i predicati verbali. Gli slogan e gli elenchi vengono snocciolati a macchinetta, senza freno. Quelli positivi: coraggio, cuore, amore, città orizzontale, cultura, creatività, giovani, acqua pubblica, lungomare, spazi liberati, sindaco di strada, assemblee popolari, centri sociali. Quelli negativi: ecomafie, camorra dei colletti bianchi, emergenza rifiuti, casalesi. Altri, tipo “fuori controllo”, non si capisce bene in quale gruppo rientrino.
Sono le 10,20 della mattina seguente. Dalla terrazza del circolo Ilva lo scenario è suggestivo. L’allestimento è quello delle grandi occasioni. Il bianco la fa da padrone sui lunghi tavoli già apparecchiati per il buffet. Davanti alla terrazza una piccola spiaggia – lunga una trentina di metri e larga cinque – e un rettangolo di mare delimitato da due pontili malandati. A sinistra, quel che resta degli edifici di Città della Scienza andati in fumo. A destra, un solarium su cui signore di mezza età in costume prendono il sole, e più in là la pista di pattinaggio, i campi da calcio e da tennis. Al circolo è il giorno di Valeria Valente. La candidata del Pd è qui per incontrare i soci e per lanciare un appuntamento di “scrittura condivisa” del programma, attraverso dieci tavoli tematici.
Il circolo Ilva nasce a inizio Novecento, con la fabbrica, per concedere qualche svago agli operai e ancora di più ai dipendenti. Poi la fabbrica sparisce, ma la struttura rimane lì. Rimane la terrazza a mare, grazie alla quale, spiegano i dirigenti, «riusciamo a fare un po’ di economia»; rimane la spiaggia, demaniale, teoricamente interdetta, ma usata dagli utenti del circolo per far scendere in acqua le canoe; rimangono gli spazi sportivi, per i quali chi vuole partecipare paga una retta mensile (senza considerare la quota annuale per iscriversi al circolo); rimane tutto uguale, gestito come se si trattasse di un’area privata, anche quando i suoli passano alla Bagnolifutura e quindi al comune.
Incontro un componente del direttivo. È piuttosto preoccupato rispetto alle intenzioni del commissario, dal momento che l’eventuale ripristino della linea di costa e la nascita di una spiaggia pubblica metterebbero in discussione la presenza del circolo. «Si potrebbero pensare degli accessi pubblici per la spiaggia, se dovessero farla davvero libera, e lasciare tutto il resto, terrazza compresa, così com’è». Anche per quanto riguarda la colmata ha le idee chiare: «Non va rimossa assolutamente, ma messa in sicurezza. La colmata ci può dare economia, io la immagino come una lunga passeggiata a mare, con strutture ricettive, tavolini, bar, ristoranti».
Il sole batte sulla terrazza. Alcuni militanti del Pd discutono di politica. In filodiffusione Iggy Pop e Gragnaniello. Qualcuno comincia a iscriversi ai tavoli tematici, poi arriva Valeria. Ha un giubbottino nero, un look giovanile, il tacco alto. Sembra diversa, più spigliata, rispetto alla foto non troppo riuscita del suo manifesto. Si fa fotografare con i giovani atleti del circolo, da cui riceve anche un remo con una dedica che riprende il suo slogan. Poi fa un intervento rapidissimo: è contenta di essere qui, a questo circolo ci tiene molto, il governo si sta impegnando su Bagnoli, prima o poi bisognerà fare lo stesso con Napoli est, cita la Ortese, benedice il porto turistico, il risanamento deve andare di pari passo con lo sviluppo. Adesso tutti insieme, mettiamoci ai tavoli e scriviamo il programma.
A questo punto, però, mentre una cinquantina di persone – per lo più militanti e dirigenti del partito – prendono posto per scrivere il “programma condiviso”, la Valente viene fatta accomodare nella sala dove la aspettano i soci del circolo. Senza badare troppo alla forma, il presidente le chiede «cosa intende fare» per salvaguardare le loro strutture, dopo lo scampato pericolo di una vendita da parte della curatela fallimentare, successiva al fallimento di Bagnolifutura. Ma l’approccio “do ut des” è troppo ardito persino per lei, che un po’ imbarazzata si affretta a precisare che interverrà per il circolo in ragione della sua funzione sociale, e non certo per la lunga amicizia che la lega ai suoi dirigenti. La situazione, spiega, è comunque sotto controllo. «Al massimo, nel corso delle operazioni di bonifica, ci si dovrà spostare per qualche tempo verso l’interno». Ma il circolo non si tocca. Applausi, soddisfazioni, sorrisi.
Dopo l’incontro con la futura sindaca sono tutti più tranquilli. All’esterno del circolo un gruppo di manifestanti dei comitati del quartiere chiede di poter entrare ma viene bloccato dalla polizia. La Valente viene liberata dai soci, ma prima di interessarsi all’attività dei tavoli si dedica ai colloqui con la stampa. Quando si congeda, avvicinandosi finalmente all’“agorà” dove si sta decidendo “il futuro della città”, i ragazzi del catering già dispongono i panzarotti e le pizzette sui tavoli in terrazza. Guardo l’orologio e mi accorgo che è quasi ora di pranzo, mentre ingoio una prussiana rubata con eleganza al tavolo sul trasporto pubblico.
Il Modernissimo è sold out. Troppo napoletano, il nuovo film prodotto da Siani con Gigi&Ross, è già campione di incassi, ma la folla che si raduna già dalle nove di mattina non vuole vederlo. La borghesia illuminata vuole il suo sindaco. Tra chi legge il Manifesto o il libro di Verri sui partigiani, tra chi mangia le maddalene e chi dice “basta” a un certo numero di cose, si apre un varco. Arriva l’uomo che vincerà le elezioni, Luigi de Magistris. Il primo cittadino entra e le porte del cinema si chiudono. Chi è dentro guarda la folla rimasta fuori e si rallegra. Un uomo abbronzato guarda me: «Hai visto cara, che svegliarsi alle sette è servito?». Tra i vicoli di Cisterna dell’Olio si aggirano gli assessori rimasti fuori: si distingue come sempre la Palmieri, con un vestitino rosso e fucsia che fa sfigurare anche le più giovani. Gli uomini la inondano di baci, abbracci, sorrisi. Cingiamo fianchi, del domani non v’è certezza. «Assessora, la trovo in forma! Viva la revoluccion!».
De Magistris sul palco si mostra sicuro: «Vinceremo certamente! Se al primo turno o al ballottaggio, però, dipende da voi». Maurizio De Giovanni e Patrizio Oliva, in prima fila, approvano. Il sindaco dichiara che nelle sue liste ci sarà solo il fior fiore della società. «Faremo anche le analisi del sangue ai nostri candidati». Ieri hanno approvato il reddito minimo di cittadinanza, ma questa è adrenalina pura, ma cos’è questo friccico ner core? «Venite dal sindaco, se qualcuno mette filo spinato in città io vi fornirò le cesoie!». Donne, è arrivato l’arrotino. L’arringa finale, un reggiseno arriva sul palco. «Viva Napoli, viva la rivoluzione, viva il popolo! Vi amo!». Il pubblico è rapito. Qualcuno chiede il bis.
All’esterno del cinema una piccola folla intona Un giorno all’improvviso. Sui banchetti delle firme per i referendum (che seguono de Magistris da ieri) arriva la cioccolata di Gallucci e il megafono viene abbandonato per qualche minuto. Qualcuno è andato via, ma un paio di centinaia di persone aspettano il sindaco: «Due parole ce le meritiamo anche noi, volevamo entrare». Ma che brio, che bianchi sorrisi! «Consigliere, l’altro giorno ho visto sua sorella. Non me la ricordavo così…». «Così come?». «Così solare!». È quasi mezzogiorno. Il sindaco esce, tutti gli chiedono la mano. «Sindaco, la voglio salutare!». Sindaco! Sindaco! Uè, Sindaco! Eh, è scappato, ma è stato bello vederlo. Magari la prossima volta organizziamo meglio, in un posto più grande. (riccardo rosa / davide schiavon)