Dentro la metro ci sta un manifesto
cu ‘a faccia di una femmina vattuta
e poi uno slogan, sotto la sfreggiata:
“Non permettergli mai di farti questo”.
Tant’è diffusa questa vucazione
a farsi paccheriare tutto il giorno,
che hanno fatto un cuncorso ‘sta stagione:
“Miss che abbusca annura senza scuorno”.
Partecipante solo il gentil siesso
che abbusca con custanza quotidiana,
purtamiento da sciazza e faccia strana,
accunciatura proprio come il ciesso.
Per essere accettata alla sfilata,
la femmina è ubbligata a presentarsi
con il cumpagno, quello della vita,
dal quale volto si saprà il da farsi.
Primo ed unico aspietto esaminato
da un’attenta e pricisa cummissione,
al fin di meritare l’ammissione,
la faccia del marito malfamato:
prufilo destro, poi quello sinistro,
fruntale, sguardo, pietto e giacc’ ‘e pelle,
altezza, robustezza delle spalle,
se è ammanicato con qualche ministro.
Se si deduce ca è ‘nu malamente
la candidata è giusta e può sfilare.
Se invece non dovesse esser fetiente
la femmina non può partecipare.
Ad ottenere il podio, la più bella:
quella con più ematomi e contusioni,
che allucca spesso nelle discussioni,
non è impurtante che sia chiatta o snella.
A chi utterrà la fascia di regina
‘na fiction dedicata alla sua storia,
per cui già il ministero, con gran gioia,
ci stanzia due milioni domattina.
Il titolo? “Per non dimenticare”.
Donna è natura, si, vuole abbuscare.
Nella caverna, prima di parlare,
Un pacchero era un fremito d’amore.
E mò? L’amore non si può più dire,
pecchè anna fà ‘i denari col “suffrire”;
si sò inventati questo bel filone
di manifesti e di televisione.
Basta col vittimismo di maniera!
Ascite ‘e casa per recuperare
quella natura vostra schietta e vera,
dissolta al viento tragico del mare.
(nicola vicidomini)