Non esisteva lunedì, lo scorso anno, in cui i critici, i giornalisti e i tifosi partenopei non mettessero in luce la disastrosa prestazione della difesa azzurra, considerata a ragione la principale responsabile di tutte le defaillance della squadra di Benitez. Gli editoriali degli addetti ai lavori si concludevano sempre con un fiducioso auspicio sugli acquisti che il Napoli avrebbe messo a segno al termine della stagione, per rinforzare un reparto apparso troppo spesso (che peccato averlo scoperto a campionato in corso) allo sbando.
La campagna acquisti estiva, che sarebbe più esatto definire “campagna cessioni”, aveva fatto cambiare idea a tutti. Dopo l’amichevole contro il Barcellona la difesa azzurra fu considerata avventatamente affidabile, pronta per guidare la squadra verso la conquista (almeno!) dello scudetto. I cambiamenti erano stati due: il primo in porta, con l’uscita dell’esperto Reina (tra i migliori l’anno scorso) sostituito da Rafael, valido ma giovane e ancora soggetto a pericolose amnesie; al centro è andato via Fernandez ed è arrivato Koulibaly. La partenza dell’argentino è stata un affare, considerando il valore modesto del calciatore e il prezzo alto a cui è stato venduto (dieci milioni); un affare per il quale i tifosi hanno mostrato compiacimento, come se il “pacco” allo Swansea lo avessero tirato loro, e il denaro della plusvalenza (quasi otto milioni) fosse entrato direttamente nelle loro tasche. Dopo due amichevoli Koulibaly è stato promosso in maniera unanime a piccolo campione, mentre è appena un giovane promettente, forte fisicamente, roccioso, ma ancora acerbo, troppo irruento, e nullo in fase di impostazione (nelle due partite di preliminari non ha mai fatto un passaggio più corto di dieci metri, ma solo lanciato a casaccio o spazzato via, quasi sempre in maniera scomposta e in fallo laterale). Per il resto, sono stati confermati tutti i difensori, e anzi dalla rosa è uscito il confusionario ma agguerrito Behrami, unico intenditore puro di centrocampo.
C’è poco da stupirsi, oggi, se il reparto difensivo (trentanove gol subiti lo scorso anno) diventa protagonista assoluto della scellerata uscita dalla Champions League. Dopo il vantaggio di Hamsik, uno dopo l’altro tutti i difensori del Napoli si sono messi in mostra, regalando una serie di palle gol incredibili agli avversari, fino all’ineccepibile tre a uno. Prima ci ha pensato l’accoppiata Britos-Maggio, in catalessi sul calcio d’angolo del pari; poi Albiol, ancora Maggio e Rafael, hanno concesso il due a uno con una papera da dilettanti; ancora Maggio, ha regalato la terza e definitiva rete a Gomez. All’appello mancano l’algerino Ghoulam – uscito prima dal campo, ma senza alcun dubbio tra i peggiori – e il francese Koulibaly, di cui si è già detto.
Le prestazioni dei quattro difensori mortificano anche le obiezioni di chi attribuiva a Benitez delle colpe, in riferimento al modulo con due centrocampisti che lascerebbe troppo scoperta la difesa. Difficile, anche avendo in campo cinque centrocampisti, sarebbe stato ieri evitare i gol che la retroguardia azzurra ha confezionato in pacco dono agli avversari. Tuttavia anche il tecnico non è esente da colpe. Opinabile, per esempio, è la strategia adottata nella gara di andata, quando ha schierato una formazione a suo dire più “equilibrata” (Britos e non Ghoulam, e men che meno Zuniga; Insigne e non Mertens), incassando comunque un gol e compromettendo la qualificazione, salvo poi ripescare gli esclusi al ritorno, per partire subito all’arrembaggio. Un arrembaggio che i tifosi stanno ancora aspettando.
Più che per questioni tattiche, tuttavia, il tecnico andrebbe messo sotto accusa per la poca intransigenza con cui da due anni si allinea alle decisioni della società in sede mercato, proprio lui che aveva litigato con l’Inter perché non soddisfatto degli acquisti mancati dal presidente Moratti. Se il bilancio del primo anno è stato positivo, con un trofeo vinto al primo colpo, in questa stagione Benitez rischia di passare per ingenuo (o peggio) se non dovesse ridimensionare pubblicamente gli obiettivi di una squadra che, già inadeguata lo scorso anno, è addirittura peggiorata. È impossibile, conoscendo il tecnico spagnolo, che non si accorga di come la sua formazione sia quella che ha in Europa la maggiore disparità di valori tecnici tra i quattro di attacco e i sei di difesa. Se ne accorgono bene, d’altronde, tutti gli avversari, ultimi i baschi del Bilbao.
Adesso, dopo la delusione del San Mames, ricomincerà il refrain sul calciomercato. Lungimirante si è rivelata la scelta del presidente di mettere in stand by la campagna acquisti, per poi avere una pretesto, ora che non ci sono più partite le cui vittorie valgono svariati milioni di euro, per non portarla a termine. Fin troppo fortunato sarà il Napoli se, come sembra, nessuno dei suoi campioni, deluso per la pochezza tecnica della squadra e dall’assenza di un palcoscenico internazionale, avanzerà pretese di cessione. Per il resto, la difesa resterà quasi certamente quella, e (forse) arriverà un altro mediocre centrocampista.
Nel frattempo i giornali continueranno a tirar fuori nomi di calciatori che il Napoli non prenderà mai, e che non sono mai stati alla portata degli azzurri (ricordate Mascherano?). Qualcuno tra i cronisti locali si rammaricherà scrivendo che la squadra è incompleta, che mancano uomini in questa o quella posizione, salvo poi allinearsi dopo poche ore e tornare a parlare di uno scudetto che magari è possibile “perché senza la Champions ci si può dedicare al campionato”. Molti tra loro, d’altronde, mostrano da tempo una totale accondiscendenza nei confronti della società e del presidente, in virtù di relazioni concrete (anche contrattuali), passate o presenti, che gli stessi giornalisti intrattengono con il calcio Napoli.
Restano a guardare tutto ciò, spesso non capendoci troppo, i tifosi. Gli illusi continueranno ad abboccare al tranello, specchiandosi nei bugiardi trafiletti sul calciomercato, sognando di acquistare Touré per poi contentarsi di Gargano o Dzemaili, e dando retta a chi ancora ha la faccia tosta di scrivere che Albiol è un campione o un difensore dai “piedi buoni”. Quelli un po’ più lucidi si prepareranno a una stagione senza tituli, o a lottare per la solita Coppa Italia, con tanti saluti al benessere dei propri fegati. Tutti insieme continueremo, nostro malgrado, a comprare biglietti per le partite e sottoscrivere abbonamenti alle pay-tv, corroborando le casse di chi ha fatto senza dubbio alcuno, nel lontano 2004, l’affare del secolo. (riccardo rosa)