All’inizio di questa settimana abbiamo pubblicato un articolo che raccontava la situazione del campo rom di via Brecce a Sant’Erasmo. I rischi di sgombero imminente, nonostante le eccezionali condizioni climatiche, le pressioni della polizia municipale, l’incapacità del comune di Napoli a garantire una sistemazione alternativa agli abitanti del campo (se non a trecentocinquanta su mille e quattrocento persone), le responsabilità della Regione.
Ieri mattina, una delegazione di polizia giudiziaria, agenti della municipale, servizi sociali e funzionari comunali si sono recati al campo per effettuare, senza preavviso, alcune operazioni di censimento. Riceviamo e pubblichiamo il comunicato del Comitato abitanti di via Brecce in cui si denunciano le modalità e le finalità dell’operazione.
Stamattina, mercoledì 18 gennaio, intorno alle ore 8.00, polizia giudiziaria, municipale, servizi sociali e alcuni funzionari comunali si sono introdotti nel campo sito in via delle Brecce per verificare l’effettiva consistenza dell’insediamento e procedendo a un sommario censimento della popolazione. Gli abitanti di Via Brecce che (come al solito, nessuno ha ritenuto necessario avvertire) hanno chiesto più volte quale fosse la finalità di questo “censimento” sentendosi rispondere con formule esaustive e rispettose come: «Stai zitto» o «Non avvicinarti più».
Appena cominciato il giro delle baracche è immediatamente emersa un’inspiegabile discrepanza tra le sommarie valutazioni dei funzionari e le informazioni che invano gli abitanti provavano a fornire. Dato l’orario, infatti, molti abitanti del campo non risultavano presenti poiché usciti per lavoro, senza considerare l’assenza dei minori impegnati nelle attività scolastiche.
La preoccupazione degli abitanti è comprensibile: i numeri che oggi risultano dall’odierna “verifica” rischiano di essere enormemente più bassi di quelli reali. Quando alcuni solidali del Comitato sono accorsi al campo per rispondere alle allarmanti richieste provenienti dagli abitanti sono stati identificati dalle forze dell’ordine che hanno suggerito loro di farsi i «fatti loro».
Le nostre domande rimangono le stesse, ormai da mesi: con quali criteri l’amministrazione sta selezionando i rom meritevoli di una sistemazione e quelli che non lo sono? Quali sono le alternative abitative per le persone che a breve verranno sbattute in strada? In quale data lo sgombero verrà effettivamente realizzato? Perché la popolazione rom è costantemente retrocessa a “oggetto” di fantomatiche politiche sociali e mai riconosciuta come soggetto? E se ne aggiunge una nuova e inquietante: chi, oggi, ha interesse a falsificare i numeri reali dell’insediamento?
Siamo stanchi delle chiacchiere, i fatti sono semplici e facilmente riassumibili: una comunità di oltre mille persone verrà a breve sbattuta in strada. In circa un anno nessun attore istituzionale è stato in grado di fornire alternative credibili se non un campo (l’ennesimo), ancora da attrezzarsi che accoglierebbe circa trecento persone.
L’accesso ai diritti, ai servizi e in definitiva il diritto a un’esistenza dignitosa sono “un fatto nostro” e continueranno a esserlo. Restiamo vigili e con gli occhi aperti perché, come già detto, nessuno deve essere escluso.
Il Comitato abitanti di via Brecce e i Solidali