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lavoro
29 Marzo 2012

Mercati, la protesta di via Bologna

Giulia Beatrice Filpi
(archivio disegni napolimonitor)

“Il comune di Napoli a scuola della Lega Nord”. È  il cartello di L., senegalese, che dalle dieci di stamattina protesta davanti al comune contro lo sgombero del mercato di via Bologna, nei pressi della stazione centrale. Omar, anche lui senegalese, oltre che napoletano da quasi vent’anni, mi racconta che una quindicina di vigili, sprovvisti dell’ordinanza di sgombero, si sono presentati alle sette del mattino di martedì, per impedire lo svolgimento del mercato, che si tiene regolarmente da dodici anni, rappresentando l’unico spazio autorizzato per il commercio multietnico in città.

Sono circa cento i manifestanti, soprattutto lavoratori del mercato, più attivisti immigrati e italiani giunti a portare il loro sostegno; a questi si aggiungono i precari Bros e gli operatori sociali, che si trovano in presidio già da molti giorni per le loro ragioni, ma che nondimeno solidarizzano con gli ambulanti. Tra tutti si distingue un ragazzino sui dieci anni, che prende spesso il megafono, rivolgendosi con rabbia a un sindaco immaginario che non lo ascolterà, impegnato in un’iniziativa in una scuola a Materdei. «De Magistris, che cosa sono queste stronzate? Io sono nato a Napoli, ho vissuto sempre a Napoli, e fino a ieri ho vissuto una vita felice! Ma mia zia deve pagare l’affitto, i pannolini a mio cugino, le tasse! E il mio computer? Niente! Vergognatevi fino alla morte!».

Dopo un paio d’ore arriva Sergio D’Angelo, assessore alle politiche sociali, per incontrare, più che i manifestanti, i giornalisti. A un attivista che gli rivolge una domanda, sprovvisto di registratore, risponde spazientito: «Questo non è un dibattito, è un’intervista!». Secondo D’Angelo, il bando indetto per gli ottantadue posti a via Bologna garantirebbe, con ampi margini, il reintegro delle persone che negli ultimi anni hanno lavorato lì. Non è dello stesso avviso Omar, che spiega che i punteggi per il bando non si basano solo sul fatto di aver lavorato per anni in quel mercato, ma anche sul numero di familiari a carico. In questo modo chi ha dei figli in Italia è avvantaggiato rispetto a chi, per esempio, ha una famiglia a carico anche più numerosa, ma in Senegal.

Rispondendo a chi chiede una presa di posizione netta rispetto allo sgombero di martedì mattina, D’Angelo ammette: «È del tutto evidente che nel comune di Napoli ci sono due anime, e che non siamo ancora riusciti a trovare la frequenza giusta». Che ne sarà degli ambulanti di via Bologna nell’attesa del 20 aprile, data di scadenza del bando, poi nei quindici giorni che ci vorranno per valutare le domande, ed eventualmente nel tempo che servirà per trovare la frequenza giusta, ancora non è dato saperlo. (giulia beat)

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