Martedì 4 giugno, a partire dalle ore 18, si terrà a Santa Fede Liberata (via San Giovanni Maggiore Pignatelli, 2) un’assemblea operaia promossa dai corrieri e facchini della Gls e di Poste Italiane, dai lavoratori della manutenzione stradale della Regione Campania, dai lavoratori delle pulizie dell’Operosa Vanvitelli, dai corrieri della Sda di Caserta e dal sindacato di lotta Sol Cobas. Dopo l’assemblea, dalle 20.30, rinfresco e buffet sociale, con la presenza di Tony Cercola, Massimo Ferrante, Zezi Gruppo Operaio e Zezi Teatro.
Pubblichiamo a seguire una testimonianza raccolta nel foglio di lotta Voci Operaie, che verrà diffuso nel corso della conferenza.
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Prima non eravamo niente. Non avevamo nessuna consapevolezza. Era cominciato quasi per gioco. Un nostro collega aveva il figlio in ospedale e non poteva lavorare. Dopo qualche giorno si presenta davanti al datore di lavoro e quello gli dice senza pietà che non può farci niente se suo figlio sta male. E quella è stata la scintilla. «Per scherzo giravamo tra di noi raccogliendo le firme di adesione a un sindacato che non esisteva, ma i preposti si pensavano che facessimo veramente, e allora ci siamo detti: “Vuoi vedere che questi tengono più paura di noi?”. Tra di noi c’era chi voleva mettersi in gioco e chi no. Avevamo la testa piena di preoccupazioni. Chi aveva i figli a carico, chi un mutuo, chi una famiglia da mantenere. E se perdiamo il lavoro? Altri dicevano che non tenevamo niente da perdere. Che la rabbia era più forte della paura. Tra le squadre, quando facevamo pausa pranzo, ne parlavamo senza farci accorgere. Sondavamo il terreno. Cercavamo di capire chi poteva stare con noi e chi era faccia verde. Non è stato facile perché siamo isolati l’uno dall’altro sul posto di lavoro. Il nostro posto di lavoro è il furgone.
«Poi ci siamo fatti coraggio. Tra di noi ci davamo la motivazione. E con la paura in corpo una sera siamo andati a San Giovanni a fare una riunione con il sindacato. Eravamo in venti. Anzi in diciassette. Tre di loro all’ultimo si rifiutarono di venire. Era la fine di febbraio. Restammo ore a discutere delle nostre condizioni. E mentre parlavamo ci rendevamo conto di quanto stavamo inguaiati.
«Il giorno dopo fuori al magazzino non volava una mosca. Sapevamo tutti quello che dovevamo fare. Poi è arrivato il 12 marzo. Una data da ricordare. Da quel giorno in poi è cambiato tutto. Quella mattina in quaranta di noi eravamo fuori al magazzino per il primo sciopero. Capimmo che eravamo uniti. Che avevamo ragione. Che ce la potevamo fare». (nicola, pasquale, vincenzo, corrieri gls)
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