«Certo… certo… come no! Io mi candiderei con voi… però milli euru no l’haiu!».
«Chi vol diri, chi ssu’ ssi milli euru?».
«Mi hanno detto che ci vonno milli euro a uno per candidarsi con voi…».
«Ma sei scemo! Ma davvero voi imboccate qualunque cazzata vi vengono a raccontare! Qua ogni lista c’ha problemi a trovare candidati, quasi quasi vi paghiamo noi per candidarvi e secondo te cerchiamo mille euro a uno per candidarsi con noi?».
«E chi sacciu… accussi’ mi dissiru».
Sia chiaro: non era quello che poi è comparso nella lista di movi@vento come candidato dei pescatori… no, lui queste cose non ce le ha mai dette. Però quando ancora andavamo cercando in paese, sul lungomare, in mezzo alle barche, sulla spiaggia dove mettono i gozzi e le reti i pescatori, appunto… quando andavamo là a sondare, perché avevamo deciso che uno dei candidati della lista popolare per le amministrative doveva essere uno dei pescatori, questa cosa una persona ce l’ha detta e chi era là intorno non era affatto stupito, come se fosse appunto cosa plausibile.
Non è facile raccontare, non è facile spiegare, non è facile rendere quello che succede a Nicotera, quello che succede ora, quello che è successo in queste amministrative, quello che succede da tre anni a questa parte in uno dei paesi più depressi della provincia più depressa della regione più depressa d’Italia. Seimila anime e poco più che stanno alla fine della provincia di Vibo e all’inizio di quella di Reggio, affacciate sul mar Tirreno da una collina soave di macchia mediterranea e fichi d’india, dal borgo medievale circondato da campagne d’orti, ulivi e vigne a scendere fino alle barche dei pescatori in spiaggia, coinquilini della cosca di ‘ndrangheta più potente d’Europa, dicono, i Mancuso, che hanno base qui altrettanto che nel paese vicino da cui vengono, Limbadi. Nicotera che con Rosarno si litiga la gloriosa ascendenza di Medma, centro della Magna Grecia, che con Rosarno e San Ferdinando condivide la continuità territoriale fatta di giardini d’agrumi, ché vox populi i megghiu clementini su chisci d’a marina… la marina sì… non Nicotera Marina, ma semplicemente ’a marina, così detta dai nicoteresi e dai rosarnesi che si ritrovano insieme nei lidi d’estate, fino ai paesani dei paesi più interni della piana di Gioia Tauro, che da generazioni vengono qua e da qualche anno però sempre meno, a diminuire un turismo stagionale sempre più locale… insieme agli africani che quando sono più fortunati, dopo qualche anno nelle tendopoli, si trasferiscono qua, ché anche loro pare che questo posto lo trovano bello. Come me. Che sono di questo paese e sono convinto che sia il posto più bello del mondo, con tutta evidenza e senza possibilità di dubbio. E che da poco me ne sono andato di nuovo, di nuovo emigrato, e quindi forse non avrei tutti i diritti a scrivere queste cose. Il diritto a esporre una comunità umana che soffre… a convincere i paesani e le paesane a votare una lista piuttosto che un’altra, a lottare per i diritti invece che chiedere favori, a mettersi insieme e collaborare tra pari invece di dividersi negli odi di paese. Tanto più che io sono comunista, anarco-comunista, per la precisione, sogno una società senza la proprietà privata e un paese senza porte alle case…
«Alzatevi, aprite le vostre porte!», recitava Micuccio, detto u pitturicchiu, l’anziano-bambino, saggio-innocente, sapiente-analfabeta, spirito guida nel mio ritorno a questi luoghi. E poi con un che di compassionevole aiutava l’ascoltatore nell’esegesi: «Aprite le vostre porte vuol dire aprite le vostre IDEI». Lui che era amaramente consapevole ed era un emarginato, secondo le statistiche ufficiali dei livelli sociali di benessere, e una mascotte benvoluta da tutti secondo il paese. Il paese. A me viene da pensarlo come una personalità, alle volte… chissà forse anche questo è segno del mio appartenervi fino alla curva… o forse invece è una percezione di tutti… ché anche nelle sue divisioni e nei suoi conflitti interni il paese è al contempo migliaia di persone e una persona sola, come d’altronde anche ognuna e ognuno di noi non è forse attraversato da tante personalità, spinte, motivi contrastanti e tuttavia comunque… uno?
Il paese lo amo di più quando dorme e di notte se vai in spiaggia in faccia alla luna che si riflette sui flutti tremolanti e neri lo senti alle tue spalle che t’abbraccia col suo torpido calore. Va da sé che io penso questo paese soprattutto pensando alla Marina, che io sono di Marina, non di Comerconi, non di Badia, non di Preitoni, non di Nicotera centro… In questo paese, che è il posto più bello al mondo, il posto più bello è quel punto della spiaggia dove posano le barchette di legno i pescatori, sopra le falanghe, che sono tavole ingrassate sulle quali si fa scivolare lo scafo fino a raggiungere le onde. E da questo esatto punto provo con difficoltà e dopo questa eccessiva digressione a spiegarvi cosa sta succedendo in questo angolo della penisola, secondo una visione tutta personale da anarco-comunista-municipal-meridionalista che non è rappresentativa di niente, tanto meno del “movimento 14 luglio” di cui faccio parte, anche da emigrato.
E in mezzo alle barche spiegavo ad alcuni pescatori che è una follia, per molti motivi, pensare che si chiedano mille euro a uno per dare la disponibilità a candidarsi. Però c’è un aspetto da chiarire, prima di continuare: la marina, come le altre frazioni, in questo paese periferico è la periferia… e i pescatori sono la periferia della periferia della periferia. I marinari, come si dice qua, o vracuna, dalle braghe usate per andare in barca, in opposizione ai pedi lordi, i contadini. Ma come faccio a spiegarvi tutto, sono davvero in crisi… Luca è sempre disponibile ma è pur vero che gli mando ogni volta almeno il doppio delle battute che mi chiede e questa volta mi sa che lo farò bestemmiare… Comunque, vada come vada, appunto spiegavamo ai pescatori quel fatto là ma non solo… gli spiegavamo che non andavamo a chiedergli il voto, andavamo a chieder loro di farsi protagonisti… andavamo a chieder loro coraggio e dignità. Da sempre i pescatori sono bacino di voti da sfruttare con elemosine clientelari… mai si è fatta una politica di difesa della piccola pesca e di promozione di questa categoria… gente che resiste nella sopravvivenza di una pratica economica, ma direi di vita, che è giocoforza di simbiosi con l’ambiente, anche al di là delle scelleratezze inquinanti che molti di loro compiono per scarsa consapevolezza e per il fatalismo che li contraddistingue. «Come ci hanno detto gli antichi, che hanno vissuto queste cose prima di noi, quelli che comandano hanno comandato sempre e se ti metti contro di loro hai solo da perdere…», così mi dice il mio amico Antonio, pescatore. E perché? Perché dovete stare così, senza licenza che vi possono sequestrare tutto in qualunque momento? A fare una pesca proibita, che le vedette capita che vi speronano quando arrivano per beccarvi? Senza nemmeno un molo per attaccare le barche… con i fondali che si impoveriscono per le pratiche dei pescherecci e nessuna istituzione che abbia mai voluto mettere i massi a protezione, difendendo a un tempo l’ecosistema e la pescosità del mare… perché non potete rappresentarvi come categoria, avere una voce, chiedere e combattere per ottenere?
La candidatura di uno di loro al consiglio comunale era la nostra risposta a queste domande, nostra del movimento 14 luglio e delle altre due associazioni che confluivano nella lista movi@vento per le amministrative. Alla fine, la nostra lista ha perso per un due per cento (quaranta per cento contro il quarantadue dei vincenti) e ha perso forse proprio per i marinari. Perché il nostro candidato pescatore ha preso pochissimi voti, segno che i suoi colleghi non l’hanno votato… certo non posso dire chi abbiano votato, ma è certo che hanno rifiutato la nostra proposta: eleggere un loro rappresentante in Comune. Eppure, in quelle quattordici pagine di programma che abbiamo scritto in dieci persone, la parte che riguardava loro era tra le più lunghe… tra l’altro, mettevamo nero su bianco: “Senza criminalizzare né sottovalutare l’importanza della pesca costiera o d’altura, la piccola pesca è quella più diffusa e conforme alle tradizioni di Nicotera nonché alla piccola economia locale che tuttavia ancora dà da vivere a decine di famiglie e costituisce un tratto significativo del tipico territoriale. Per questo motivo la difesa di questo tipo di pesca, attraverso la preservazione dei fondali più vicini, per mezzo di appositi dispositivi, è quanto la futura amministrazione si impegna a pretendere presso le istituzioni regionali e nazionali, anche attraverso le opportune proteste in testa ai pescatori”.
Niente. queste parole non valgono niente. questi impegni non valgono niente. Perché? Come è possibile? Perché al movimento 14 luglio i pescatori non hanno mai voluto partecipare? Aaah! Le cose si complicano ancora di più… come faccio a raccontarvi tutto…
Il movimento è nato il 14 luglio 2016. Quel giorno circa trecento persone hanno occupato il Municipio. Le cause immediate erano il mare, bellissimo e tuttavia da troppi anni quasi sempre sporco d’estate… e l’acqua dai rubinetti, soprattutto a Marina e a Preitoni salmastra, spesso marroncina, con un “divieto di uso per scopi umani” vigente dall’ottobre 2014. Di lì a qualche mese l’amministrazione, affermatasi alle precedenti amministrative sotto il vessillo della “Lista per la Legalità”, veniva sciolta per infiltrazioni mafiose. La terza volta in quindici anni, per Nicotera. Cui si aggiunge, tra 2018 e 2019, un commissariamento di un anno per dichiarato dissesto economico dell’ente.
Insomma, tornando al movimento, quell’estate tre settimane siamo stati al Comune, abbiamo occupato strade e ferrovie e poi, di tanto in tanto, in questi tre anni, abbiamo continuato, occupando e bloccando uffici pubblici anche a Vibo, organizzando manifestazioni non autorizzate, periodiche occupazioni del Municipio durante l’amministrazione commissariale, blocchi stradali… l’ultimo l’agosto scorso, il blocco della statale per Vibo dopo tre alluvioni estive e un omicidio in spiaggia avvenuto alle tre del pomeriggio.
La nostra storia fino a oggi si può pure riassumere così. E cosa capite però, da questi fatterelli un po’ eclatanti eppure episodici? Come ve le spiego le assemblee con duecento persone al Municipio occupato, e poi negli anni, quando in cento, quando in trenta, secondo i momenti, ma sempre trasversali, con ragazzi e vecchi, soprattutto donne per la verità… come ve lo spigo l’ingegnere che spiega con piglio tecnico il piano degli interventi sulla rete idrica, sui fossi, sulla rete fognaria, sulla gestione rifiuti… e persone con la quinta elementare che intervengono, per capire meglio o per decidere cosa bisogna chiedere, cosa bisogna fare e cosa no per ottenerlo… il mare che per un periodo si pulisce, quasi per miracolo, i lavori pubblici in paese che ci siamo conquistati a forza di blocchi, che se ci fosse stato prima il “decreto sicurezza” molti di noi sarebbero in galera… come ve li spiego comunisti, moderati, qualunquisti, cinquestelle, destrorsi e salviniani insieme ad affermare la democrazia orizzontalista assembleare… come ve lo spiego che per due anni abbiamo deliberato in assemblea che il movimento non si sarebbe mai coinvolto in contese elettorali, e poi invece… come ve la spiego Carmen, mamma quarantenne, sedicente apolitica, fino all’ultimo ferocemente contraria alla candidatura di movimento, che poi andava casa per casa a far campagna elettorale e a chi le chiedeva «Si, ma vui chi ndi promettiti?», rispondeva «Il potere!».
Beh, per il momento provo richiamando le parole con cui cercavamo di spiegarlo a noi stessi, in un documento approvato dall’assemblea quando si è deliberato di partecipare alle amministrative: “Le cose cambiano. Questa è la premessa. Essere coerenti non vuol dire agire in modo identico in situazioni molto differenti, non vuol dire restare immutabili dentro una realtà che cambia. Vuol dire mantenere fermi i principi a guida dell’agire. […] Due cose fondamentali, infatti, sono cambiate da allora, o meglio nel frattempo. Uno: la situazione storica di Nicotera. Due: l’opinione e gli orientamenti di buona parte dei simpatizzanti e aderenti al movimento. […] Invece di superare questa democrazia delle elezioni che ci sta stretta, siamo tornati indietro anche rispetto a essa, e non c’è democrazia affatto, […] anche se crediamo che il movimento avrebbe bisogno di più tempo, che il paese avrebbe bisogno di più tempo, ma questo tempo non ce l’abbiamo… pensiamo che il 14 luglio si debba impegnare da oggi alla prossima tornata elettorale nella costruzione di un’amministrazione democratica e popolare. Che è popolare perché si pone come obiettivo quello di eseguire le indicazioni della popolazione, che si esprimono attraverso deliberazioni assembleari o consultazioni referendarie su tutte le questioni (se lo fa uno stato come la Svizzera, lo può fare anche un comune come Nicotera). Che è democratica perché adotta il metodo dell’assemblea aperta come luogo in cui si assumono le scelte di fondo e si verifica l’operato dell’amministrazione. Un’amministrazione i cui eletti si impegnino in forma scritta a sottoporsi a un mandato revocabile dall’assemblea e a dimettersi in qualunque momento l’assemblea deliberasse la sopraggiunta inadeguatezza del singolo a svolere la delega”.
In queste parole si testimonia, credo, quello che poi abbiamo visto succedere in campagna elettorale. Ovvero la candidatura della lista come momento assiale nel percorso del movimento 14 luglio, in cui il soggetto collettivo trova paradossalmente la propria verità più sostanziale di processo costituente, in contraddizione con le proprie stesse premesse di movimento civico a-elettorale che passa dalle lotte specifiche a un’autoaffermazione diretta ed esplicita di questa medesima essenza costituente: “A fronte di singole questioni, che possono risolversi e altre nuove emergere (il mare, l’acqua, i rifiuti…) c’è un obiettivo di fondo: realizzare un governo del nostro territorio comunale e della convivenza di chi ci abita in modo che tutte e tutti i/le paesan* possano avere voce, essere informati e poter valutare le azioni di governo, scegliere insieme in assemblea soluzioni ai problemi comuni e indicarle all’amministrazione comunale. Non è una collaborazione tra la cittadinanza attiva e la giunta che governa il Municipio. È la realizzazione di una gestione orizzontale, popolare, democratica, nel senso della democrazia diretta che si realizza in assemblea, del Comune. È la costruzione e l’imposizione, quando necessario, con la lotta, di un altro modo di governarsi”.
In quest’ottica iniziavamo la nuova avventura, avviando un cantiere civico aperto a qualunque realtà associativa e a qualunque individualità, avviando un’inchiesta su tutto il territorio con questionari distribuiti tra la popolazione, fallendo dopo mesi di lavoro il cantiere civico e infine trovandoci a comporre la lista insieme a una piccola e vivacissima associazione di giovani, AbraCalabria, e un piccolo movimento civico di area moderata che voleva rinnovare la politica locale, CambiaVento. Nasceva così la lista Movi@Vento per Nicotera.
Direte: “Bello, bello! Ma perché avete perso?”. Eh… io ho delle valutazioni, personali, altre le abbiamo fatte come movimento… ma davvero neanche la pazienza di Luca può lasciarmi lo spazio necessario… Posso dire che la lista vincente era composta da un arco che va da Casa Pound, che ha una nutrita sezione in paese, fino a Forza Italia passando per Fratelli d’Italia, con l’appoggio esterno e non troppo ben camuffato del PD (confermato dal fatto che l’addetto stampa della nuova giunta è uno dei due principali esponenti del partito a Nicotera) e qualche sospetto di inciucio con la Lega, che ha presentato una lista propria. Quest’ultima è andata malissimo alle amministrative e invece ha fatto il pienone alle europee, in linea e oltre le medie nazionali e soprattutto in relativa distinzione con la tendenza regionale, dove invece i Cinquestelle si sono confermati primo partito davanti appunto alla Lega.
La domanda vera invece è come sia possibile che una popolazione, quella di Nicotera e di Marina in particolare, dove la nostra lista ha superato la concorrente per centocinquanta voti, una popolazione scrivevo ormai per la stragrande maggioranza salviniana… abbia votato in numero così consistente la lista ispirata da un movimento che qualche mese fa, con grande scandalo degli esponenti locali della Lega, partecipava alla manifestazione di Riace a sostegno di Mimmo Lucano, con queste motivazioni: “Qua in Calabria vediamo spesso la ‘ndrangheta che comanda appalti […]. A noi ci risulta che Mimmo Lucano è un sindaco antimafia e pure per questo ci piace. E diciamoci la verità… si sentono commenti di amici degli amici o leccaculo dei mafiosi insistere con questo presunto rubare quando commentano l’arresto di Lucano. Che poi… la legge è uguale per tutti, la magistratura deve fare il suo dovere… ma i reati non sono tutti uguali! E qua si tratta di ipotesi di reato realizzate per aiutare chi ha bisogno o realizzare un modello di cooperazione paesana dove si lavora, non si ruba e i servizi funzionano. […] Insomma, ecco… noi non vediamo in Mimmo Lucano un eroe. Ma sicuramente vediamo nel suo modo di fare il sindaco l’opposto di questo crimine al potere che siamo abituati a sperimentare in questi territori nostri. Noi siamo tra di noi in disaccordo su molte cose… ma su una cosa siamo d’accordo: vogliamo difendere Mimmo Lucano”.
Però affianco a questo, un altro interrogativo non smette di assillarmi e credo riguardi non solo i calabresi ma tutt* i/le movimentist*, pacifist*, antirazzist*, progressist*, e chi più ne ha più ne metta… d’Italia: come mai alle amministrative di Riace la Lega è arrivata prima di misura e la lista riconducibile a Lucano solo terza? Se siamo davvero responsabili non possiamo limitarci a colpevolizzare la gente… ma hegelianamente, se si vuole, o come voglia ognun* secondo il metodo filosofico che gli/le piace di più, dobbiamo incamerare questo dato critico nella consapevolezza che “il falso è un momento della verità”.
Seguirà davvero una riflessione sul sovranismo in Calabria e la lotta di classe? Non lo so, c’è caso che Luca perda del tutto la pazienza… per il momento io mi fermo qua. (arturo lavorato)