A partire da oggi il nostro sito di informazione si sdoppia. Il sito “rosso” (con un nuovo dominio: monitor-italia.it) resterà quello che conoscete, con articoli dall’Italia e dal mondo. Da lì, con un click, potrete arrivare al sito “azzurro” (e viceversa), dove troverete articoli e altri contenuti che riguardano Napoli e la sua area metropolitana.
Il sito di Monitor, nella sua prima versione, risale al 2010. Allora si affiancava al mensile cartaceo (che usciva dal 2006) e la maggior parte dei contenuti online riguardavano in effetti Napoli e dintorni. Negli anni successivi siamo passati per diverse “svolte” e adeguamenti, dettati da nuove priorità, dai mutamenti del contesto e dalle variazioni del nostro organico. Nel 2015 abbiamo allargato il raggio d’azione con la casa editrice e poi nel 2018 con la rivista semestrale Lo stato delle città. La redazione è diventata sempre meno napolicentrica, e in alcune città dei nuclei redazionali si sono resi autonomi, salvo la necessità di un coordinamento tecnico. In effetti, negli ultimi anni sul sito di Monitor si trovano non più di due o tre articoli al mese sulle questioni napoletane.
La nascita di un nuovo sito, quello “azzurro”, significa che da oggi, oltre a continuare con tutto il resto, riprenderemo a lavorare su Napoli con più costanza, più impegno, più collaboratori, coinvolgendo vecchi e nuovi sodali. Ricominceremo a seguire l’attualità cittadina, a monitorare la produzione artistica più originale, a intercettare i discorsi politici e culturali più promettenti, ma anche a segnalare quelli più fasulli e ingannatori. Non sarà tutto immediato. Avremo bisogno di un po’ di tempo per mettere a punto i nuovi strumenti, aggiornare le inchieste, costruire uno stile adeguato agli obiettivi che abbiamo in mente. Sappiamo già che passeremo per un periodo di prove e tentativi prima di riuscire a trovare il ritmo giusto. Terremo comunque aperta la porta alle persone più giovani, perché possano crescere e mettersi alla prova, mostrandoci allo stesso tempo nuove strade e possibilità. Abbiamo sempre considerato questo spazio innanzitutto come una palestra, dove chiunque, fosse anche di passaggio, potesse apprendere facendo, e soprattutto per questo insistiamo a tenerlo aperto.
Non è però un semplice ritorno alle origini. Quando abbiamo iniziato, nel discorso con cui si presentava in giro il progetto, insistevamo sul senso di insoddisfazione che ci procurava il giornalismo che c’era – la superficialità, la retorica, il conformismo. Oggi, dopo tanti anni di pratica, quel baratro si è inevitabilmente approfondito: la parola giornalismo, malgrado le potenzialità che ancora le riconosciamo, ci fa venire l’orticaria. Nel tempo ci siamo costruiti un nostro modo di fare informazione – solido per noi che ne mettiamo in pratica i principi, riconoscibile per i lettori che lo scelgono – e non ci interessa più di tanto definirlo. Allo stesso tempo, abbiamo esplorato a fondo i limiti delle nostre possibilità: economiche, culturali, politiche. E sebbene continueremo a insistere su questi versanti, lo spazio in cui ci sembra ancora possibile qualche margine di sperimentazione (di libertà, di felicità) resta paradossalmente quello del racconto. I soldi a nostra disposizione saranno sempre pochi, il dibattito pubblico ogni giorno più miserevole, i margini di unità e di azione politica sempre più residuali, ma se ricominciamo a occuparci di Napoli è soprattutto perché continuano a esserci storie che abbiamo voglia di raccontare; spesso deprimenti o nefaste, è vero, ma indagarle da vicino richiede comunque intelligenze ed energie da mettere in circolo. E anche solo per questo continua a valerne la pena. (napolimonitor)
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