‘O munaciello ha araputo o’ canciello. È la risposta più volte data a quanti chiedono chi abbia forzato l’ingresso alla spiaggia del lido Aurora di Portici. Sopracciglia inarcate e un sussulto all’indietro: è la mimica di chi sabato scorso si è affacciato al muretto del I viale Camaggio per soddisfare solo visivamente la propria voglia di mare, come stava accadendo ormai da un mese a questa parte, da quando sono ripresi i lavori di riqualificazione del lungomare.
Un inebriante profumo di gelsomini riempie l’aria, rinfrescata dalla brezza del primo mattino. Mi incammino per la traversa che collega il II viale Camaggio, in pieno stile funzionalista, con palazzoni ammassati e alti almeno quattro piani, al I viale Camaggio, con un disegno reso più gradevole dalle villette mono e bifamiliari contornate da piccoli giardini, che ne proteggono la privacy ma al tempo stesso aggiungono colore al grigio dell’asfalto.
Il passo frenetico di Rosaria, una residente del quartiere sulla cinquantina, occhiali da sole che le coprono più della metà del volto e un sorriso che risalta sulla carnagione bruna, mi spinge lo sguardo verso l’Aurora. Con passo lento vado incontro a un gruppetto di persone, sei al massimo. Stanno lì, chiacchierano vicino al muretto, dove ora l’insegna ingiallita del ristorante, che prima di fallire prendeva il nome dalla spiaggia su cui si affaccia, incornicia uno spicchio dell’ambizioso “scempio borbonico”: i binari del treno che separano Portici dal mare.
Uno scambio di saluti e subito si avvicina un omone, alto, con occhiali spessi che gli ingrandiscono le pupille nerissime. «Hanno tagliato una sbarra del cancello; i bambini riescono a passarci». È la prima frase che mi sputa nell’orecchio: parole pronunciate rapidamente, ripetute nello stesso ordine alle persone che arrivano a singhiozzo. I momenti successivi sono concitati. L’attesa del flex mette a dura prova la pazienza dei residenti. Non solo i bambini, anche gli adulti ora vogliono passare il cancello, ritornare in spiaggia. Passaparola, gambe che sfrecciano avanti e indietro. Arrivano gli striscioni, ma il portavoce del comitato contro la chiusura della spiaggia ancora non si è fatto vedere. “Portici va a mare”, a caratteri cubitali rossi e blu su un lenzuolo color panna, agganciato tra un palo della luce e un albero all’ingresso del viale. Gli inviti a scendere in spiaggia corrono tra il corso Garibaldi, affollato dai pellegrini in marcia verso Pompei, e il mercato di Portici.
Il secondo striscione viene piazzato alla fine del viale, all’ingresso per la spiaggia. Mentre le operazioni per allacciarlo alle inferriate si complicano per la forza del vento, comincia a farsi largo la notizia che altre tre sbarre sono state segate. Un quarto del cancello è stato sventrato e l’orgoglio di aver restituito l’accesso al mare si traduce in un tripudio di annunci rimbalzanti.
Giù per le scale, si scende verso il sottopassaggio che attraversa i binari e sbuca nel mezzo del cantiere. È uguale a prima, strada sterrata, con l’unica differenza che le macchie verdi sono quasi del tutto sparite. Via gli arbusti, via le piante selvatiche; le ruspe a lavoro nelle ultime settimane hanno lasciato solo un campo arido e una terra riarsa che si incolla alle pareti delle narici e alle scarpe a ogni polverone alzato dal vento.
Zaini, teloni e ombrelloni cominciano a riempire la spiaggia, nerissima, a mantenere vivo il ricordo del Vesuvio nascosto dagli edifici a ridosso della costa. Intanto si intravede qualcuno del comitato: un’entrata non proprio trionfale vista l’indignazione per la loro assenza alle prime ore del mattino. Le tensioni iniziali si sciolgono di fronte all’urgenza di quell’atto dimostrativo. Sentirsi “cornuti e mazziati” dopo che il cantiere è stato messo sotto sequestro porta a concentrare l’attenzione sulla necessità di dare continuità all’irruzione della mattinata. Sotto il sole di mezzogiorno, seduti sulla struttura che ricopre la cisterna, utile fino a qualche settimana fa a contenere l’acqua per qualche doccia sul litorale, un paio di cittadini sono riuniti in assemblea, spontanea.
Mentre qualche passante continua a chiedere informazioni, vengono fissati gli appuntamenti per l’assemblea del prossimo sabato. Nel frattempo qualcuno comincia ad allontanarsi verso la spiaggia. Via gli indumenti e con indosso il costume, il bagno di sabato sembra il più meritato dell’ultimo anno. (emiliano esposito)
Aggiornamento:
A meno di una settimana dalla riapertura spontanea della spiaggia, alcuni operai impegnati nel cantiere del lungomare hanno rattoppato il cancello che ne sbarra l’ingresso. A rendere ancora più insopportabile il calore di questi giorni è però la sospensione dei lavori di riqualificazione, in seguito alla contestazione da parte di una delle ditte concorrenti all’esito della gara d’appalto, presso gli uffici del Tribunale Amministrativo Regionale (TAR). C’è il rischio che i lavori restino bloccati per un mese ancora, il limite massimo che il TAR ha per pronunciarsi, a partire dalla ricezione del provvedimento impugnato.
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