Ha esiti decisamente deludenti il consiglio monotematico sul mare napoletano, convocato su proposta di alcuni consiglieri comunali e assai atteso dalla rete di associazioni e gruppi di base che si battono per l’uso pubblico e gratuito di spiagge e specchi d’acqua della città. Un consiglio che registra una partecipazione rilevante – in termini numerici – da parte dei consiglieri dei differenti schieramenti, ma anche l’ingiustificata assenza del sindaco, che delega il compito di illustrare il lavoro fatto in questi due anni e le progettualità per i prossimi ai due assessori, Edoardo Cosenza (infrastrutture e mobilità) e Laura Lieto (urbanistica).
I lavori si aprono proprio con la relazione di Cosenza, che snocciola una serie di dati perlopiù già noti, scivolando tra l’altro, più volte, su una questione solo apparentemente semantica, quando contrappone le “spiagge pubbliche” a quelle “in concessione” (sul punto si veda l’eloquente articolo Non esistono spiagge private!). Alza soltanto leggermente il livello l’intervento dell’assessora Lieto, che cerca di collocare il tema all’interno di una visione complessiva, che però appare solo presunta, soprattutto in riferimento al destino della periferia orientale della città, senza fornire elementi concreti se non la presenza del mare come “progetto guida” nel Documento di indirizzo urbanistico presentato dalla giunta circa un mese fa. Con quest’atto, a detta dell’assessora, la giunta Manfredi intende consacrare il mare, nell’ottica delle prossime modifiche al piano regolatore, come “spazio pubblico per eccellenza”, così com’è sempre stato “nella storia e nella tradizione del rapporto tra questa risorsa e la città”. Allo stesso tempo, Lieto precisa che “il mare è anche economia, cultura, relazione col mondo” e che, in sostanza, pur nell’ottica di un allargamento maggiore possibile del godimento del diritto al mare, non è possibile ignorare le sue potenzialità in termini di profitto.
Dopo gli interventi dei due assessori si alternano tra i banchi della giunta quelli di una serie di tecnici che portano contributi rispetto allo stato dell’arte: il direttore di Acqua Bene Comune De Marco sulla rete fognaria, il comandante Cuciniello sull’importanza strategica della Marina Militare, il presidente di Mare Vivo sull’impianto di depurazione di Napoli Est (il cui adeguamento è stato finanziato con centocinquanta milioni di euro mai investiti), e ancora il direttore della fondazione Dohrn, Vincenzo Saggiomo, la responsabile dell’area analitica dell’Arpac e così via.
Dall’insieme degli interventi politici e tecnici emerge un desolante distacco tra i differenti livelli delle amministrazioni pubbliche e le esigenze dei cittadini. In particolare, si apprende che per la giunta e gli esperti: la rete fognaria è in enorme difficoltà nel gestire contemporaneamente le acque piovane e quelle di scarico, ma alternative non ce ne sono perché così è stata progettata alla fine dell’Ottocento e nel dopoguerra; quando vediamo il mare pieno di chiazze verdi e schiuma non dobbiamo preoccuparci perché la questione è solo estetica e non ci sono pericoli per la salute; l’area marina protetta della Gaiola è gestita in maniera eccellente (a noi risulta altro); piattaforme mobili verranno istallate sul litorale scoglioso per favorire la balneabilità, anche se non viene detto come e quando. Rimangono invece fuori da questa rasserenante narrazione: la questione Bagnoli (“di cui si sta occupando la struttura commissariale”, è la frase più gettonata), come se il dibattito sulla colmata e il ripristino della linea di costa di queste ultime settimane fosse avvenuto su Marte e non sull’asse Roma-Napoli; le misure da prendere per evitare l’ormai consueta congestione estiva degli spazi sulle spiagge (a cominciare dagli interventi commissionati dal Tar per rendere fruibile e sicura la spiaggia libera di Palazzo Donn’Anna); il tema generale di un cambio di passo per superare l’enorme contraddizione per cui la più grande città di mare d’Italia dispone di una percentuale ridicola (circa il 4%) di spiaggia libera, gratuita e affacciata su uno specchio d’acqua balneabile.
Come è giusto che sia i consiglieri dell’opposizione fanno notare queste dimenticanze, quelli di “sinistra” (D’Angelo ed Esposito) e persino quelli di destra, come la frizzante Savastano (Forza Italia), che cita tra l’approvazione dei suoi colleghi di partito “la famosa artista” Annamaria Ortese.
In questo scenario piuttosto imbarazzante il consiglio comunale non può non concedere spazio agli attivisti del comitato Mare Libero, che lasciano agli atti un documento assai dettagliato e finalmente espressione di una visione olistica e democratica della cosiddetta “risorsa mare”, e chiedono di intervenire in coda ai lavori per spiegare le proprie posizioni e proposte. Nel documento il comitato elenca innanzitutto una serie di importanti premesse. Alcune (almeno in teoria) possono sembrare scontate, come l’elenco delle numerose norme atte a garantire il diritto di acesso e fruizione liberi della battigia, anche in caso di arenile dato in concessione. Altre sono meno note, come l’emendamento al Documento unico di programmazione approvato dal consiglio comunale il 24 gennaio, che evidenzia la necessità di pubblicazione dei bandi di assegnazione per le nuove concessioni (le vecchie sono scadute a dicembre 2023), specificando che in concessione non andranno dati gli arenili, ma soltanto i relativi servizi.
Le proposte del documento sono altrettanto chiare: sdemanializzazione e passaggio della gestione dell’intero litorale dall’Autorità portuale al comune di Napoli; eliminazione delle misure restrittive (numero chiuso, prenotazioni on line, divieto di accesso ai minori non accompagnati da un adulto) nell’accesso alle spiagge di Donn’Anna, Monache e Gaiola; installazione di una cartellonistica che segnali tutti i liberi accessi al mare e di un numero verde per segnalare gli abusi dei privati e dei concessionari che li ostruiscono o impediscono; creazione di una rete di servizi pubblici come quelli igienici, di salvataggio e smaltimento rifiuti da parte del comune di Napoli; riscrittura, con il contributo dei cittadini, del Piano di utilizzazione delle aree di demanio marittimo, considerando la scadenza delle concessioni, attraverso una consulta per il “mare bene comune”, che preveda la possibilità (e non l’esclusività) di servizi a pagamento, come sdraio e ombrelloni, che potranno essere posti sull’area in concessione solo nel momento della fruizione dei bagnanti che lo richiedono; liberazione, attraverso la variante del Piano regolatore, dell’intera linea di costa, che a eccezione dell’area portuale dovrà essere consacrata esclusivamente all’uso balneare.
Il documento (firmato, oltre che da Mare Libero, dall’Osservatorio popolare su Bagnoli e dalla rete di comitati di San Giovanni a Teduccio) delinea inoltre una serie di proposte per i due siti di interessi nazionale – periferie est e ovest – auspicando un maggior coinvolgimento della rete civica dei rispettivi territori da parte dei decisori politici.
La pressione da parte degli attivisti in effetti continua. Mentre la seduta del consiglio comunale avanzava stancamente verso la fine, all’esterno della sede di via Verdi un centinaio di manifestanti sono rimasti in presidio, dando vita anche a un’accesa partita di beach (o meglio street) volley e strappando un appuntamento con gli assessori e la struttura commissariale, la prossima settimana, per discutere del destino dell’area ovest. All’interno, quasi in blocco, i consiglieri comunali (maggioranza e opposizione) uscivano dall’aula con l’obiettivo di non far approvare una mozione presentata da Napoli Solidale per una maggiore accessibilità dei disabili alle spiagge cittadine. (riccardo rosa)
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