Era un uomo per bene, ben educato, di buona famiglia, buone conoscenze, con un buon profumo. Eppure il suo cognome esprimeva terrore, preoccupazione, metteva a disagio. Antonio Zotico era uno dei commercianti più in vista della Napoli Bene. Un signore della compagnia delle Indie che però non trascurava il tessuto sociale che lo circondava. Appariva spesso sui giornali giusti, facendosi apprezzare per il suo buon gusto e per l’amore che nutriva verso la sua città, una metropoli così inafferrabile!
Da ventotto anni si fa carico di quest’iniziativa issando un albero dove i giovani di Napoli appendono dei bigliettini con i desideri per l’anno nuovo. (il corriere del mezzogiorno, 26 novembre 2013).
Ma Napoli è città in conflitto, appunto, e nel conflitto A.Z. rimase incastrato. Gli invidiosi cominciarono a fargli i conti in tasca e contestargli reati banali.
Il commerciante della Galleria Umberto è stato multato per occupazione abusiva del suolo pubblico per un grosso albero di Natale posto in Galleria. […] Il capitano Gaetano Frattini, comandante della polizia municipale di Chiaia, conferma: «Ho purtroppo personalmente constatato che non era stato richiesto alcun permesso per quell’albero, e dopo alcuni giorni di sollecitazioni lo stesso commerciante lo ha rimosso, è stato necessario attendere, ci ha spiegato, una ditta che fornisse una piccola gru». (il corriere del mezzogiorno, 2 dicembre 2014).
Faceva parte della “macchina del fango”, così l’avrebbero chiamata i giornalisti. Z. intanto accumulava quattrini e ispirava fiducia in quei cittadini speciali, più napoletani della media dei napoletani. I napoletani della Napoli Bene impazzivano per lui. Nel mese di dicembre Z. demandava ai suoi dipendenti e si dedicava alla sua fiammante passione. Un amore in realtà, sbocciato durante un viaggio nella foresta pluviale, da giovanissimo. L’amore per gli alberi. Un sentimento che era ricambiato: molto spesso gli alberi del bosco di Capodimonte gliel’avevano dimostrato. Zotico dedicava i primi giorni di dicembre al suo albero, un albero speciale che addobbava per Natale, un albero maestoso e sfavillante.
Quest’anno il pino, alto otto metri, era arrivato dalla Normandia. (redazione on-line, il corriere del mezzogiorno, 26 novembre 2013).
Napoli, purtroppo, non finiva a Napoli Bene. Tutto quello che c’era dopo Napoli Bene (che alcuni chiamavano Sweet Naples) era orrore e frustrazione, criminalità e disagio, ferimenti e sparatorie. Droga, sangue, violenza, stupri, case cadute, vestiti orribili, niente caschi e taxi, cibi grassi e volgarité. Non c’era neanche il mare. E questa desolante porzione di città (attenzione: giammai disposta a bonificarsi!) era in guerra con l’altra, la Napoli Bene. Z. non lo sapeva ancora, ma in direzione del suo negozio si muovevano i terribili Sant’Antonio Boys.
I malviventi sono ragazzini. Non hanno neanche quattordici anni e girano rabbiosi lungo le strade del centro. (anna paola merone, il corriere del mezzogiorno, 9 dicembre 2015).
Un branco di circa trenta irriducibili — con le facce coperte da sciarpe e i cappucci delle felpe tirati sulla testa. (anna paola merone, il corriere del mezzogiorno, 8 gennaio 2016).
Un manipolo di soliti vandali idioti (il mattino, 6 dicembre 2016).
“Si vantano su facebook dei furti fatti, sentendosi impuniti e impunibili”. A denunciarlo il consigliere regionale dei Verdi, Francesco Emilio Borrelli, e Gianni Simioli de La radiazza, per i quali “bisogna intervenire con la massima severità perché siamo di fronte a veri e propri furti e non a semplici ragazzate come qualcuno vuole etichettare queste azioni delle baby gang che stanno davvero diventando una sorta di scuola di formazione per i futuri camorristi”. (il mattino, 25 dicembre 2016).
La passione di Zotico era destinata alla rovina. Sempre, ogni anno. E forse proprio per questo il suo amore per gli alberi era così grande. Era della stessa misura della parola “perseveranza”, quell’albero, e tanto grande quanto il cuore di Z. Che ogni volta andava in frantumi.
Napoli, teppisti provano a rubare il grande abete della Galleria Umberto. Lo fanno cadere ma non riescono a trascinarlo via. Il triste copione che si ripete uguale da anni. (il corriere del mezzogiorno, 7 dicembre 2015).
È stato rubato la scorsa notte il tradizionale albero di Natale di circa cinque-sei metri detto “dei desideri”, ancora non addobbato. Qualcuno ha lasciato un biglietto rosso con questa scritta: “Caro Babbo Natale, fa che coloro che hanno fatto questo scempio e tutti i loro simili possano diventare sterili e quindi non poter produrre più altra spazzatura”. (redazione on-line, la repubblica napoli, dicembre 2013).
Negli anni passati l’abete era stato addirittura rubato. Questa volta, invece, i “nemici della città” si sono limitati a vandalizzarlo. (redazione, internapoli.it)
Antonio Zotico non si sorprendeva più. Inviava svogliatamente il resoconto alla stampa il giorno dopo, dal suo smartphone, mentre con scopa e paletta raccoglieva cocci e aghi di pino. Ristabiliamo i ruoli: “Io sono un commerciante, non un giornalista, il pezzo scrivetelo voi”, si raccomandava poi ai cronisti. E infatti le cronache del giorno dopo erano sempre fedeli: i mostri che atterrano tra le anime di zucchero.
Una decorazione di grande effetto voluta dal gruppo di commercianti della strada, gestori dei ristoranti e locali notturni della zona che in questi giorni sono diventati anche il punto di riferimento di molti turisti di passaggio in città. Ma è andata male alla banda degli alberi di Natale che non è riuscita a portare via l’arredo. […] Hanno scelto di divertirsi colpendo il simbolo del Natale. (anna paola merone, il corriere del mezzogiorno, 9 dicembre 2015).
Una storia di incredibile violenza metropolitana, che ha per protagonisti spietati bambinetti e che merita di essere raccontata dall’inizio. È il giorno della Befana, il pomeriggio è piovoso e dai vicoli dei Quartieri alcuni ragazzini sciamano verso la galleria Umberto. Fra i napoletani in giro per shopping e i turisti in fila per accaparrarsi una sfogliatella. (anna paola merone, il corriere del mezzogiorno, 8 gennaio 2016).
In verità Antonio Z. avrebbe anche voluto cancellarlo questo tormentone natalizio. Lui lo faceva per gli alberi, non voleva mica gettare dei bambini tra le fauci del quarto potere!
Se avete visto il video pubblicato sull’edizione on-line del Corriere del Mezzogiorno, quello della gang di dodicenni che fa a pezzi l’albero di Natale in Galleria per puro vandalismo, riguardatelo. E poi riguardatelo ancora, con attenzione. Perché lì dentro ci sono, come in un caleidoscopio, tutti i guai di Napoli. (antonio polito, il corriere del mezzogiorno, 8 gennaio 2016).
Baby gang, Nino D’Angelo: «Il problema dei ragazzini sono i nonni boss» (monica scozzafava intervista nino d’angelo, il corriere del mezzogiorno, 9 dicembre 2015).
Francesco Emilio Borrelli dei Verdi e Gianni Simioli, speaker de La Radiazza: «Proponiamo la recinzione della Galleria». (redazione on-line, la repubblica napoli, 6 dicembre 2016).
Avrebbe solo voluto riabbracciare il suo pino normanno, un’ultima volta.
I carabinieri hanno scoperto il deposito in uno stabile del Comune in ristrutturazione in vico San Matteo. In uno sgabuzzino è stato ritrovato l’albero della galleria che è stato riconosciuto dal commerciante Barbaro. (irene de arcangelis, la repubblica napoli, 7 gennaio 2017).
a cura di palanza e geronimo bosco
ilari rapsodi, mi avete fatto sbellicare!