Ci sono i napoletani cosiddetti “normali” che chiedono una quotidianità migliore. (luigi roano intervista l’assessore comunale alle politiche sociali luca trapanese, il mattino, 18 febbraio)
L’assessore non rispose. Le sue idee in quei primi giorni di mandato erano state brillanti, geniali. Avevano portato una ventata nuova nel palazzo comunale. “Avercele idee come le sue”, si dicevano alcuni funzionari durante le pause caffè, dandosi rumorose pacche sulle spalle.
Le case confiscate ai clan diventano appartamenti per i senza fissa dimora. È il progetto del comune di Napoli e nasce dalla collaborazione tra gli assessori De Iesu (Sicurezza) e Trapanese (Politiche sociali). «Stiamo valutando – dice il primo – di destinare una decina di immobili nella zona della stazione centrale a tale finalità». L’idea, aggiunge Trapanese, «è di ospitare nuclei di quattro o cinque persone in ciascuna casa». (fabrizio geremicca, corriere del mezzogiorno, 15 febbraio)
Concretamente stiamo mettendo in campo il “bonus utenze”, visti gli aumenti di gas ed elettricità. […] Il bonus, da seicento euro, si rivolge ai cittadini che hanno un reddito massimo di seimila euro. Ed è una cosa molto concreta, si tratta di otto milioni. Abbiamo messo una sola condizione: che siano adempienti ai pagamenti della Tari. Se non lo fossero non perdono il bonus. Una parte andrà a coprire il mancato pagamento della Tari». (luigi roano intervista luca trapanese, il mattino, 18 febbraio)
Ma “una quotidianità migliore” era una richiesta così intima e pungente da non poter essere evasa in quello spazio e in quel tempo. L’assessore abbandonò il suo sorriso, barcollò, si piegò sulla sedia. Doveva rivolgersi ai napoletani “normali”, così gli aveva chiesto l’intervistatore. Ora le telecamere aspettavano un suo segno… Sentì le labbra schiudersi, un leggero fremito gli attraversò le palpebre, poi, per un attimo, fu il buio. Un puntino di luce si dilatò piano, colmando ogni angoscia. Nella luce apparve una donna. Il suo nome era Zeudi.
Bella, Zeudi Di Palma è bella. Anzi di più: è bellissima, con quel sorriso smagliante pronto ad affiorare sulla punta di labbra maliziose, con il lampo luccicante degli occhi scuri. Più che meritato, dunque, il titolo di ragazza più bella d’Italia, ma a guardarla si direbbe che al di là dello scettro stavolta ci sia qualcosa di più: con lei, la passerella nazionalpopolare della bellezza per una volta non evoca un femminile esposto all’ignominia somma del corpo reso oggetto, mortificato, smembrato come al mercato delle vacche. […] In più, quest’elezione potrebbe essere un’opportunità per il quartiere stesso di Scampia: potrebbe permettergli di mostrarsi attraverso un simbolo connotato in base alla bellezza, una sorta di testimonial di quella normalità così brutalmente soffocata dalla criminalità trasformata in etichetta identitaria difficile da scrollarsi di dosso. […] Perché il punto è che evitare di mostrare la bellezza non ha niente di rivoluzionario, rivoluzionario è mostrarla insegnando a guardarla con occhi nuovi e liberi dai cliché. (titti marrone, il mattino, 15 febbraio)
«Non ho capito, sei di Scampia?», chiese l’assessore alla donna che gli sorrideva.
La Scampia di Zeudi ha il volto dei giovani che vogliono emanciparsi, riscattare loro stessi e un quartiere sì degradato ma non senza speranza. Quello di una ragazzina che fa doposcuola ai bambini più piccoli per guadagnarsi qualcosa e aiutare a casa, che studia, si diploma al liceo scientifico con il massimo dei voti e si iscrive alla facoltà di Sociologia. (chiara marasca, corriere del mezzogiorno, 15 febbraio)
«Che brava. Sei un messaggio positivo», disse balbettando l’assessore, che pensava di trovarsi nel mezzo di un incontro istituzionale e invece era in trance.
Zeudi, cosa c’è dietro la vittoria? “Resilienza”. (annalaura de rosa intervista zeudi di palma, repubblica napoli, 15 febbraio)
«Che bella parola: resilienza. Zeudi, c’è bisogno di giovani come te per costruire una quotidianità migliore per cittadini normali». Ora l’assessore aveva una risposta a quella domanda: la chiave di tutto stava nella bellezza. Cercò l’intervistatore con lo sguardo. Non c’era.
Scampia uguale Gomorra? “È inutile far finta che non sia così”. Un ossimoro. “Esatto. Ma il principio generale è che sia stato detto continuamente ‘la Miss di Scampia’”. Qualcuno l’accuserà di voler vedere il marcio a tutti i costi. “No, non credo di essere ipersensibile. È che sono stufo marcio di questa curiosità morbosa su Scampia. Parliamo di cose più serie, tipo capoluoghi come Matera, che è stata capitale europea della cultura ma dove non arrivano i treni; oppure parliamo di me che sono uno scrittore napoletano letto in tutta Italia”. (mariagiovanna capone intervista maurizio de giovanni, il mattino, 16 febbraio)
Zeudi si allontanava. Su un palco, in lontananza, un uomo leggeva un libro che in copertina aveva l’immagine di una vela. «D’altronde non la vedete, voi, la bellezza di Scampia? – chiedeva con enfasi esagerata –. I giornali ne parlano in continuazione. E ora vogliono sfatare stereotipi che loro – dicono – non hanno mai contribuito a creare».
Da anni, da quando la linea 1 ha preso a fare avanti e indietro dal centro alla periferia, molti quartieri hanno perso la propria esclusività, e non è raro assistere a uno strascino violento nel luccichio dei baretti di Chiaia. L’appartenenza, le identità, a Napoli sono del resto sempre state fluide, ibride, interculturali. Oggi, ai ragazzi della generazione Z importa poco la differenza tra essere dell’Arenella o del Vomero, mentre spiattellano la loro. (gianluca nativo, corriere del mezzogiorno, 15 febbraio)
L’assessore cominciò a preoccuparsi. Dove si trovava ora? Quello che vedeva era reale o la mente gli stava suggerendo una risposta?
Nessuno sa dove siano finite le spoglie di don Pedro di Toledo. Mistero fitto a Firenze, dopo che il Mattino ha sollevato il caso sulla opportunità di traslare a Napoli i resti del vicerè spagnolo. Possibile che le vestigia del sovrano siano state trasferite durante l’alluvione dell’Arno, la ricerca va avanti in Sovrintendenza e al Duomo (gennaro di biase, il mattino, 16 febbraio)
Riaprì gli occhi e ritrovò lo sguardo dell’intervistatore. L’assessore spiegò il concetto di bellezza e di rivincita, parlò di resilienza, convinse il pubblico e ottenne una smorfia di soddisfazione dall’intervistatore.
Ci voleva Miss Italia per sfatare un luogo comune. Uno dei tanti in cui si attorciglia l’immagine di Napoli. La vittoria domenica sera conquistata nel più classico concorso di bellezza da Zeudi Di Palma certifica agli occhi degli italiani che Scampia non è l’inferno in terra. Sorpresa, sì. Oltre alla droga, al degrado, a tutte le nefandezze narrate al cinema e in tv, in questo nostro quartiere napoletano abitano anche persone normali. (luigi vicinanza, repubblica napoli, 16 febbraio)
«E quindi, amici da casa, dobbiamo trovare la bellezza nella quotidianità, anche se l’ordinario appare grigio», ripeté l’intervistatore. L’assessore strizzava le palpebre, sul fondo nero emergeva la luce violacea del simulacro di Zeudi impresso nei suoi occhi. Lo svegliò completamente la suoneria del telefonino, che fece abbaiare anche il cane della vicina. “Forza, in piedi”, si disse. Guardò il calendario: “È giovedì, giorno di sgombero!”.
Galleria Umberto, via ai ponteggi di uno degli edifici, resta la casa di cartone con i tubi innocenti di una coppia di clochard. Sono irriducibili, Salvatore e Nikita. Difendono con le unghie e con i denti la loro dimora proprio a fianco all’ingresso dell’ufficio postale, sotto i marmi ora ripuliti e splendenti di un edificio monumentale. Non vogliono saperne di andarsene. La Galleria sta ritrovando il suo decoro. (tiziana cozzi, repubblica napoli, 16 febbraio).
a cura di davide schiavon