Un giorno di ottobre sedevo al mio banco. Era un bel banco, curato, sul quale tutti gli elementi seguivano una disposizione ideale. Il portapenne nell’angolo destro. Il diario in quello sinistro. Al centro il quaderno sul quale disegnavo portieri a mano libera o scrivevo la formazione italiana ai campionati Europei. La compagna di classe approfittò di un’esitazione della professoressa di musica – non vedente ma dai sensi iper-sviluppati – per passarmi un bigliettino giallo. “Ti vuoi mettere con me?”, c’era scritto. Si girarono incuriosite tutte le ragazze. Per precauzione barrai “No” e lo restituii a colei che me l’aveva passato. All’uscita di scuola cercai di capire. Mi indicarono una compagna di classe. Mi avvicinai e notai che le brillavano gli occhi. Decisi di pensarci su. A casa evitai discussioni futili. Avevo dodici anni. Mi chiusi in camera a pensare. Il giorno successivo scrissi un bigliettino anche io: “Ti vuoi mettere con me?”. Lo feci recapitare a lei, a Elena. Elena si girò e mi guardò con collera. Mimò distintamente la parola “fottiti”. Quanto tristi furono, le primarie del mio cuore.
Ieri Valente ha fatto suonare un campanello d’allarme: «La vera sfida è costruire un voto popolare, sereno e libero. Al fine di evitare un eventuale uso improprio delle ricevute che si è previsto di rilasciare agli elettori, invitiamo il comitato organizzatore delle primarie a valutare l’opportunità di non rilasciare alcuna ricevuta». Il timore, evidentemente, è che ci possa essere una compravendila di voti. (adriana pollice, il manifesto, 6 marzo).
II Pd casertano tenta di superare le primarie. Ma serve una candidatura estrema e al di sopra delle parti: spunta il nome dell’imprenditore Gianluigi Traettino, figlio del pastore pentecostale Giovanni, amico fraterno di Papa Francesco. (angelo agrippa, il corriere del mezzogiorno, 6 marzo).
«Cosa sono le primarie? Non mi ricordo. Non mi viene in mente», dice Luca F.. Frequenta la seconda superiore all’Istituto Giancarlo Siani, a due passi dal Cardarelli. […] «Le primarie sono la prima… non lo so», si arrende Daniela U., sedici anni. Aspetta gli amici all’uscita da scuola. Fa scena muta anche su Bassolino. Poi sorride. Suonata la campanella, arriva un folto gruppetto di ragazzini e si sente una voce chiedere: «Cos’è il Pd?». (gennaro di biase, il mattino, 6 marzo).
Intervista a Matteo Orfini: «Meno voti del 2013 ma stavolta sono veri, senza capibastone e Mafia Capitale» (la repubblica, 7 marzo).
Il sottosegretario alla giustizia Gennaro Migliore: «A partire da questa giornata le primarie a Napoli diventano punto di riferimento per tutti e ci consentono di lasciare definitivamente alle spalle le esperienze negative del passato». (cronache di napoli, 7 marzo).
Nell’intervallo chiesi spiegazioni a Elena. «Non hai saputo cogliere l’occasione», mi disse. Passarono alcuni lunghi minuti prima della mia risposta. Lei giocava, mangiava merendine, si lasciava rincorrere dal suo nuovo fidanzato. La avvicinai di nuovo: «Tu perché non ti sei firmata? Avrei scelto subito». «Ormai è tardi, lasciami perdere». Suonò la campanella.
La ricreazione è finita per tutti. È finita per il Pd, che si deve misurare seriamente, dopo venti anni di flop, con una visione di città nuova, libera da vecchie ipoteche, logore incrostazioni, bandiere ammainate, dimostrando quello che realmente vale. […] Ma la ricreazione è finita anche per de Magistris. Ha messo in pista un cartello elettorale di umorali interessi: pedoni e ciclisti, pacifisti e apripista, zapatisti e qualunquisti, barristi, barretti, buttafuori e residenti, movida, torcida e comparsate, insomma un “cocktail” di ballerine rivendicazioni amministrative, agli antipodi della città metropolitana. […] Niente ricreazione invece per Lettieri, candidato sindaco del centrodestra, che da cinque anni incalza de Magistris, senza dargli tregua: è lui che ne ha smascherato l’allegra finanza. Mentre altri dormono egli è l’unico sveglio. (lettera di aldo de francesco, il roma, 6 marzo).
Cominciò l’ora di educazione tecnica. Decisi di fuggire dall’aula, dovevo capire come riconquistare Elena. Avrei potuto comprarle qualcosa. Per esempio una graffa. C’era un commercio abusivo di cornetti e graffe a scuola. Sì, era deciso, le avrei fatto questa sorpresa. Mille lire, solo mille lire per ricostruire il mio cuore in pezzi.
Un euro. Un euro per la donazione. Si difenderanno dicendo: «Figuriamoci se possiamo comprare un voto con un euro!». Vero, non se ne fanno niente. Quell’euro serviva ad accedere al diritto di votare. A Napoli con un euro ci compri una pizzetta, una graffa (come chiamiamo le krapfen), dolce di cui i napoletani (e io per primo) vanno pazzi. Ci compri mezza zeppola di san Giuseppe. Ma un voto no. Un voto lo compri facendo promesse. (roberto saviano, la repubblica, 10 marzo).
Bassolino hat nur knapp verloren gegen seine dreißig Jahrejüngere Konkurrentin Valeria Valente, eine Abgeordnete der Partei, die Lieblingskandidatin von Matteo Renzi, eine sogenannte Renziana. (olivier meiler, der spiegel, 10 marzo).
C’è chi ha distribuito addirittura biglietti per il trasporto pubblico, dal bus al tram alla funicolare. Un piccolo regalo per chi non voleva spendere nemmeno i soldi per il titolo di viaggio. Per strappare un voto anche snack da offrire dopo pranzo o di buon mattino. Nei quartieri del centro storico, alcuni fan hanno corteggiato i passanti con la classica tazzulella di caffè. L’aggancio, una chiacchierata veloce al bar di fronte per convincere l’improvvisato elettore con un caffè, e poi di corsa al gazebo a esprimere la preferenza a costo zero. (simone di meo, il giornale, 8 marzo).
Quando tornai Elena era raggiante. Vide la graffa, non vide me. «Ne avevo tanta voglia», disse imbrattandosi di zucchero. Mi lasciai andare e le carezzai le gote togliendole i granelli dalla punta del naso. «Come sei caro, disse. Ma sai, serve a poco. Ormai sto già con Vincenzino. E non lo lascio per un altro. D’altronde, neanche mi va di stare con tutti e due. Devo fare una scelta, la doppia vita non mi piace».
Nella maggior parte dei casi, registrati tra Scampia, San Giovanni a Teduccio (feudo del consigliere comunale Antonio Borriello), Piscinola e Secondigliano, la moneta sarebbe stata data in cambio di una preferenza per la vincitrice, Valeria Valente; in uno per il perdente, Antonio Bassolino. In quattro dei cinque seggi monitorati ha vinto la parlamentare, in uno l’ex sindaco. Tutto si svolgeva all’aperto, senza preoccupazioni e senza scuorno. (pietro treccagnoli, il mattino, 8 marzo).
Nella maggior parte dei casi, registrati tra Scampia, San Giovanni a Teduccio (feudo del consigliere comunale Antonio Borriello), Piscinola e Secondigliano, la moneta sarebbe stata data in cambio di una preferenza per la vincitrice, Valeria Valente; in uno per il perdente, Antonio Bassolino. In quattro dei cinque seggi monitorati ha vinto la parlamentare, in uno l’ex sindaco. Tutto si svolgeva all’aperto, senza preoccupazioni e senza scuorno. (pietro treccagnoli, il messaggero, 8 marzo)
Tanto, chi compra mai Il Mattino e Il Messaggero insieme? Non mi arresi. Elena rappresentava per me l’intero universo femminile. Una donna, che miracolo della natura!
Amministrare Napoli, sottolinea Daniele Sanzone, autore e voce della rock band A67, «non è facile per nessuno. Diciamo che è una tarantella grossa. Ho trovato assurda la ricandidatura di Antonio Bassolino e in questo senso ritengo che l’esito delle primarie, per il Pd, sia un risultato al tempo stesso positivo e negativo. Positivo – spiega l’artista – perché è stata scelta una figura femminile, già di per sé un bel segnale, che è anche espressione di una nuova classe dirigente. L’aspetto negativo sta nel fatto che Valeria Valente ha vinto con uno scarto minimo, dunque significa che Bassolino conta ancora nella politica napoletana».(dario del porto, la repubblica napoli, 8 marzo).
Guardavo Vincenzino e provavo invidia. Piccolo, scuro e denutrito, non sapeva di essere solo un ripiego. Elena era mia, lei aveva scelto me democraticamente! Nessuno poteva sottrarmela!
“Scippo” di San Gennaro, appello al Papa (il roma, 5 marzo).
Terrore al San Gennaro, rissa e due feriti (il roma, 5 marzo).
Le oltre mille persone che sono scese in piazza ieri hanno manifestato tutte – in maniera assolutamente pacifica – il loro dissenso verso un provvedimento che scontenta tutti. Prima della manifestazione è stato esposto uno striscione che recitava “Autonomi dal 1601”. Non sono mancati i momenti di folclore quando sono scese in campo le esponenti dell’associazione Focus Art che hanno manifestato “vestite” da San Gennaro con tanto di mitria dorata. (il roma, 6 marzo).
Il giorno successivo Elena a scuola non venne. Osservavo Vincenzino. Lui non guardava me. Cercai di richiamare la sua attenzione tossendo forte. Guardava la professoressa, quel vigliacco. Dopo scuola decisi di andare a casa di Elena. Le lasciai un biglietto nel cesto della sua bicicletta: «Vuoi venire a cena con me?». Chiesi anche consiglio al mio amico Gimmo.
Una carta ricca di proposte accattivanti. Non perdiamo l’occasione per assaggiare il crudo di mare, il piatto più costoso (trentaquattro euro) che si rivela all’altezza delle aspettative. Sono presenti calamaro, seppia, mazzancolla, scampi, gamberi viola, astice, ostrica, gallinella, ricciola, accompagnati da salse a specchio di verdure e verdure crude e da tre sali (maldon, himalayano, affumicato) da aggiungere a piacere, così come l’olio: unici peli «nel crudo», la mancanza di refrigerazione del pesce e il taglio dei filetti che non segue il senso delle fibre sicché il boccone presenta qualche fastidioso filamento. (gimmo cuomo recensisce palazzo petrucci, il corriere del mezzogiorno, 6 marzo).
Capii di aver sbagliato. Era una richiesta pretenziosa. Avevo perduto le primarie ma ritrovato la dignità. Elena non mi meritava.
Perché Napoli non merita cattiva fama (titolo in prima)
Perché Napoli non merita (titolo all’interno)
(editoriale di ernesto mazzetti, il mattino, 6 marzo).
a cura di palanza