Alla terza lettera di Equitalia, Pasquale decise di recarsi di persona negli uffici. Voleva vederci chiaro.
È accusato di aver rapinato gli occhiali da vista a un pensionato nella stazione della Circumvesuviana di Torre del Greco e di aver minacciato la vittima con un tirapugni. Per questo motivo è stato arrestato. (antonello auletta, cronache di napoli, 19 ottobre).
«Ladri!», esclamò Pasquale. Varcò la soglia dell’ufficio a dodici porte sul corso centrale e ripeté: «Ladri!».
Il più delle volte chi inizia ad avere il sospetto di un tradimento ne è, in realtà, già vittima: l’intuizione equivarrebbe a un potente strumento che tutti noi possediamo, ma che spesso non teniamo in giusta considerazione. Una sorta di paura inconscia? Forse! (il roma, 21 ottobre).
Gli sembrò fin troppo facile. «Desidera? Chi è lei?», gli chiese qualcuno. E Pasquale si sfogò.
Sono stanco di lavorare, ma non fare nulla mi stanca ancora di più. Non ho mai mantenuto una donna, ma ho sempre sognato di essere mantenuto da una donna. Ho molta nostalgia della mia infanzia. Forse, perché la ricordo male. Vorrei fermare il tempo ma, se ci provo, perdo il mio tempo. La politica è la più remunerativa forma di disoccupazione. Per quanti sforzi faccia, sono sempre migliore di quello che vorrei. Nessuno moltiplica i pani meglio del panettiere e i pesci meglio del pescatore. (gli aforismi di roberto gervaso, il messaggero, 18 ottobre).
Pasquale Lotta aveva di fronte il direttore. Un uomo meraviglioso, che in ufficio al posto del ritratto del presidente della Repubblica aveva il suo, un autoritratto mirabolante.
Un napoletano doc che non crede nelle utopie e lo dimostra con i fatti: è Amedeo Manzo (nella foto), manager di razza, presidente della Banca di Credito Cooperativo di Napoli. Autentico self made man, si è costruito professionalmente passo dopo passo con sacrifici, abnegazione, determinazione e il rispetto e l’umiltà di chi è consapevole che da ognuno, se si vuole, si acquisisce conoscenza ed esperienza. […] Ha rimpianti? «No. Nessun rimpianto». (mimmo sica, il roma, 17 ottobre).
Di fronte a cotanta rappresentazione di successo Pasquale Lotta cominciò a tremare. Le gambe pizzicavano, i peli sull’avambraccio si scontravano, dolori al petto e tanta voglia di analgesico. Così il direttore, con fare bonario, lo invitò nel suo ufficio. Pasquale Lotta tramava nell’ombra il delitto perfetto, come quel suo vecchio zio casertano.
Antonio Natale di anni quarantasette, di Villa Literno, fu arrestato il 18 ottobre del 1953 per aver ucciso con un pugnale Nicola Musto. Rimediò trent’anni. […] Antonio Natale, in sede di appello, subì una ulteriore condanna per oltraggio alla Corte, avendo sputato in faccia ai giudici, esclamando subito dopo lettura del verdetto ad alta voce: «Questa è una corte di merda!». (ferdinando terlizzi, cronache dal passato – i delitti più efferati in terra di lavoro, cronache di caserta, 17 ottobre).
«Allora – cominciò il direttore – lei sostiene che noi qui si rubi!». «No, ho detto proprio che siete ladri», rispose Pasquale, che intanto accarezzava l’arma e ripensava ai delitti che non aveva compiuto.
Sette coltellate alla moglie che vuole il divorzio (quotidiano del sud, 17 ottobre).
Proprio nell’ambito delle dichiarazioni rese agli inquirenti il boss rivelò di aver dato l’ordine a Luigi Cutarelli, un suo fedelissimo, di uccidere Mallo e, poi, di tagliargli la testa, portarsela e lasciarla in un water al centro del rione Don Guanella. «L’idea – ha rivelato lo stesso Carlo Lo Russo – mi venne perché lui si chiamava Walter, come il gabinetto». (m.m., cronache di napoli, 18 ottobre).
«Dovrebbe sapere che noi qui riscuotiamo quello che la cittadinanza, a norma di legge, DEVE pagare. Per ottenere comunità più a misura d’uomo, servizi più efficienti, conti più floridi, sorrisi più bianchi…». Così parlava il direttore, e intanto Pasquale Lotta ammirava le foto e i ritagli di giornale alle sue spalle.
NAPOLI. Dopo lo scudetto, anche la Supercoppa Italiana. La squadra di calcio dei commercialisti napoletani ha vinto il secondo trofeo stagionale battendo i colleghi di Trani per 3-1 a Scampitella e mettendo in bacheca la prima, attesa Supercoppa italiana. (il roma, 18 ottobre).
Si sentiva nuovamente calpestato. Chi aveva il diritto di parlargli così? Era lui forse l’uomo più insulso sulla Terra?
Elezioni, in tanti vogliono scalzare Schiappa (cronache di caserta, 20 ottobre).
Ma chi? Chi!? Chi era costui che osava trasmettergli tanta insicurezza? Era come se imbottendo di dubbi Pasquale Lotta il direttore stesso ne guadagnasse in autostima. Un’altra soverchieria! Pratiche vecchie come il mondo.
La comunità è in festa: numerose le manifestazioni messe in campo e tese a celebrare i mille e duecento anni della città di Sant’Antimo. (cronache di napoli, 16 ottobre).
Ecco che tutta la millenaria forza di uomo del meridione cominciava a fluire e gonfiargli i muscoli. Sentiva la spinta di uomini come Benedetto Croce, Giordano Bruno, San Gennaro e Clemente Russo. Lo sapeva senza guardare i video su Facebook, Pasquale Lotta, che quelli del sud sono più tosti e mangiano meglio e di più.
Lei ha enorme dimestichezza con i social network. Accade così sia con i giovani del nord che del sud?
«Dal centro in giù sono più sinceri e meno formali. Desiderano la musica vera e sono più casinisti. Al nord i ragazzi amano guardare; al sud vogliono fisicamente toccarti». (gianni valentino intervista emis killa, la repubblica napoli, 18 ottobre).
«Saprà, inoltre, che il nostro istituto ha anche finalità benefiche. Abbiamo, con i soldi recuperati dai contribuenti, costruito un pozzo nel corno d’Africa e un corno d’Africa a Santa Maria del Pozzo». Il direttore instillava dei dubbi che rendevano Pasquale Lotta inoffensivo. «È uno schiavo del sistema», pensava Pasquale.
Ma per i giornalisti basta la licenza media (il corriere del mezzogiorno economia, 17 ottobre).
Ma per i friarielli ora c’è il il rischio made in Cina (il corriere del mezzogiorno economia, 17 ottobre)
«Devo distruggere questo posto», rimuginava Pasquale, e intanto si affievoliva la sua irruenza.
Piazza Bellini, rivolta dei residenti «Troppo caos, fermate la movida» (il roma, 16 ottobre).
Movida sì ma non “fracassona”. È quanto chiedono gli abitanti del centro antico di Napoli. (la repubblica napoli, 16 ottobre)
Ormai era paralizzato dall’indecisione. Un ultimo pensiero violento fu soffocato dalla consapevolezza di non avere via di fuga alcuna.
A dire il vero, leggendo le destinazioni, in un primo momento non si capivano i criteri che avevano spinto i redattori del Piano nazionale di evacuazione a stabilire le destinazioni degli originari diciotto comuni della Zona Rossa Vesuviana. Alla popolazione di Pompei toccava di andare in provincia di Latina, mentre quella di Torre Annunziata in provincia di Cosenza. Quale era stata la ratio della scelta di tali destinazioni? Essa francamente ci appariva cervellotica. (federico federico, cronache di salerno, 16 ottobre).
«Grazie per la spiegazione, direttore. Vorrei solo capire come dilazionare il mio debito con lo stato. Sa, vivo solo e non ho fonte di reddito fissa e continuativa. Mi indirizzi verso una più giusta contribuzione». Furono queste le ultime parole di Pasquale Lotta.
a cura di palanza
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