Piazza Municipio, la svolta. “Sarà come un boulevard”. Due settimane o poco più, poi piazza Municipio sarà liberata da quel cantiere della metropolitana che ne offusca la bellezza e la maestosità: sarà riaperta e pedonalizzata fino a via Acton. Vale a dire che riprende vita l’originario perimetro del sito. Vi si potrà passeggiare in un continuum che non si vedeva da ventidue anni – il cantiere fu inaugurato nel 2000 – dai giardini di Palazzo San Giacomo appunto fino a via Acton. (luigi roano, il mattino, 21 marzo).
Il merito di chi è? Beh, ti basti sapere che qui in piazza c’è un nuovo monumento: ritrae fedelmente le 196 pagine del Patto per Napoli, quello che nel 2022 ha dato inizio alla trasformazione. Il monumento percorre il perimetro dell’intera piazza, dal mare al palazzo comunale, e ogni pagina ha dimensioni umane. Pensa, vi sono anche le note manoscritte di Mario Draghi. Ti allego una foto.
La firma, finalmente. “La svolta”, come l’hanno chiamata mille volte il sindaco Manfredi e il suo assessore Baretta. Era il sigillo che mancava per attivare il “Patto” che scongiura il dissesto con un versamento in venti anni di 1,3 miliardi. Un atto scontato che doveva svolgersi a Roma, Mario Draghi ha deciso invece che sarà a Napoli martedì 29, giorno che ospita quindi la prima missione istituzionale del premier nella capitale del Sud. (conchita sannino, repubblica napoli, 25 marzo).
Questo Patto ha cambiato le cose? Sì, amore mio. Una stagione di intense e appassionanti trasformazioni è iniziata dopo quelle firme. Anche i cittadini più scettici hanno dovuto ammetterlo. Si è trattato di un raro caso di ottima amministrazione, di visione politica di ampio respiro. Dovresti vedere questa Capitale, ora. Certo, con questo non voglio dire che sia tutto rose e fiori. Episodi di violenza – ti ricordi come ne parlavano in tv e quanto male faceva? – ci sono ancora.
Siamo in via San Biagio dei Librai, nei vicoli frequentati non solo dai giovani, ma anche da centinaia di turisti al minuto. È qui che va in scena l’ultima moda dell’inciviltà. La mazza da baseball in pugno, stretta per provocare e spaventare i passanti. A scoprirla sono stati i carabinieri, che hanno fermato un ragazzo alla guida di uno scooter, ma senza patente. Il suo passeggero, invece, impugnava una pesante mazza da home-run. (gennaro di biase, il mattino, 21 marzo).
Bando alle sensazioni, amore! Lo dici anche tu, dall’alto della tua cattedra di matematica a Graz, che contano solo i numeri. Bene, proprio oggi li ho trovati.
Uno spaccato che rende con plastica evidenza la malamovida. Furti, rapine, denunce per disturbo della quiete pubblica, danneggiamento di autovetture, aggressioni a mano armata. I numeri dei reati sono importanti. Solo relativamente all’Arma, di turno sulla movida un fine settimana ogni tre, in città ci sono stati in sei mesi quasi 600 furti nell’ambito della movida, 42 le rapine, 98 le vetture danneggiate, 43 lavoratori a nero, 233 mila euro di sanzioni amministrative. Quasi 250 le richieste al 112 per interventi riferiti al disturbo della quiete pubblica. (anna paola merone, corriere del mezzogiorno, 24 marzo).
La movida, devo ammetterlo, resta forse un punto critico, sul quale neanche il Patto ha potuto fare molto. Per il resto, però, senti che novità!
Francesco Di Leva, fondatore del Nest, avamposto di cultura e legalità a San Giovanni a Teduccio. L’attore e regista nato e cresciuto nel quartiere di Napoli Est e che in carriera ha lavorato tra gli altri con Martone e Servillo, è stato ieri il testimonial scelto dal questore Alessandro Giuliano per la tappa napoletana a Scampia della nona edizione di “Una vita da social”, campagna educativa della polizia in collaborazione con il ministero dell’istruzione per responsabilizzare gli adolescenti su violenze e vessazioni on-line. […] Di Leva, che cosa l’ha colpita di più? «Si è vista la parte migliore della città. In molti quartieri i ragazzi e le ragazze vedono gli agenti delle forze dell’ordine come qualcuno da evitare. Alla manifestazione hanno invece scaricato le app Youpol per segnalare illegalità in anonimato e l’agente virtuale Lisa». (paolo popoli, repubblica napoli, 25 marzo).
L’agente virtuale Lisa è solo uno dei tanti simboli di una città che ha imparato dagli errori del passato. Per dirne un altro, mi pare che l’intero settore del commercio – un tempo così ostile ai cambiamenti – sia diventato più coscienzioso.
Il carcere di Secondigliano era un bazar dell’illegalità, dove tutto si poteva vendere e comprare: droga, telefoni cellulari, profumi (proibiti perché infiammabili), anabolizzanti e celle più confortevoli. Un’ordinanza di custodia cautelare notificata ieri a ventisei persone, ventidue delle quali sono in carcere e quattro ai domiciliari, ha squarciato il velo su un sistema strutturato, forse il primo in Italia. A portare nelle celle gli oggetti vietati erano quattro agenti della penitenziaria. (titti beneduce, corriere del mezzogiorno, 22 marzo).
Ecco, forse era un’impressione sbagliata. Ma il Patto ha sicuramente inciso sugli stereotipi: Napoli non viene più raccontata con bianchi e neri e opinioni preconfezionate. Quelle figurine da Il ventre di Napoli sono un ricordo sbiadito.
Non una semplice città o crocevia di vicende e leggende, Napoli prima di tutto è Partenope, quindi un corpo, un organo pulsante che genera con amore i suoi abitanti, e accoglie i viaggiatori che attraversano le sue strade. Per questo Chiara Tortorelli nel suo libro Storia pettegola di Napoli, chiarisce che la città ha una fisicità ineludibile, sempre presente, delineandola in un’introduzione al volume che ha un andamento da monologo teatrale dove Napoli emerge avida di passioni, genitrice di storie, percorsa senza sosta da eros. “Lei si lascia fare. Lei sa che prima di tutto è un ventre, un grande ventre di Madre ed è lì per lasciare che le cose accadano, che la vita si faccia, che l’amore si palesi e che i figli continuino a nascere immersi nella bellezza e nell’orrore, nell’opulenza e nel dolore, nello sfacciato sole del lungomare e nel buio delle case nascoste a Spaccanapoli”. (pier luigi razzano, repubblica napoli, 21 marzo).
Katherine, ora mi accorgo che c’è ancora qualcosa da fare. Però quella percezione – che ora, mentre ti scrivo, va offuscandosi – non può essere stata un abbaglio. Qualcosa si nota, anche nel movimento degli stessi cittadini che ora mi passano davanti.
Il Mezzogiorno è la macro-area italiana dove la pratica sportiva è meno diffusa e, allo stesso tempo, quella in cui si registrano le più alte percentuali di sedentarietà. In particolare, la regione con la più bassa quota di coloro che svolgono attività sportiva in maniera continuativa è la Campania, con il 16,46 per cento, seguita da Sicilia, Basilicata e Calabria. (gimmo cuomo, corriere del mezzogiorno, 24 marzo).
Qualcosa di nuovo e di ammirevole deve esserci, questo monumento lo testimonia! Sono andato via perché non mi ritrovavo più nella disumanizzazione di questo popolo. Il mio ritorno in città, trent’anni dopo, dovrà quantomeno restituirmi l’immagine di un’amministrazione più umana. Ditemi che è così, vi prego! Scusa Katherine, sto per perdermi nuovamente nel ventrone di questa città maledetta.
Alle porte della stagione turistica, torna con prepotenza alla ribalta la questione clochard nei luoghi simbolo della città. Nelle ultime ore, sulla scrivania del sindaco Manfredi è arrivata una lettera aperta, firmata da molti cittadini della prima via dello shopping partenopeo. “Comprendiamo il disagio di chi una casa non ce l’ha – scrive il gruppo di abitanti di via Toledo – ma è possibile che la strada principale del commercio diventi il rifugio di chiunque voglia collocarci masserizie per accamparsi?”. La questione homeless, come abbiamo più volte scritto, è delicata. Un puzzle in cui va certamente tenuto nella massima considerazione il diritto ad aiutare il prossimo. (gennaro di biase, il mattino, 23 marzo).
Accampamenti con separé di cartone. Fatiscenti “camere da letto” nel degrado accanto alla magnifica facciata neogotica in marmo del Duomo. Dieci senzatetto vivono sotto i porticati che sono proprio davanti all’ingresso del museo del patrono San Gennaro. Dentro, il tesoro più prezioso al mondo. Fuori, persone lasciate in condizioni di totale disagio in un girone infernale di bottiglie e risse; coperte sporche, buste e residui di cibo ammassati sul piperno. Con le scale macchiate da alcol, vomito e bisogni. Un’emergenza igienico-sanitaria e una questione di ordine pubblico con cui residenti, turisti e commercianti devono fare quotidianamente i conti, a due passi dalla basilica dei Girolamini. «Siamo oltre qualsiasi immaginazione, è uno scempio. Ci sono almeno sei persone davanti all’ingresso del nostro museo: questi porticati sono una vergogna», commenta con amarezza Paolo Iorio, presidente del distretto museale di via Duomo. (anna laura de rosa, repubblica napoli, 25 marzo).
Neanche questo, il solito cinismo. Fuggo verso il mare, mi sembra di essere vicino alla pazzia. Amore mio, sono stato frodato! Ah, ecco i flutti amici. Che pace, qui, nel golfo.
«Finora tutti hanno parlato del mare a Bagnoli ma nessuno si è mai preoccupato di capire se la balneabilità è recuperabile e quanto costa». Mette le mani avanti Gaetano Manfredi ieri in commissione consiliare Ambiente presieduta da Carlo Migliaccio. L’ex rettore non nasconde i suoi dubbi su quella che definisce «la grande incognita della bonifica a mare». Di fronte alle domande dei consiglieri, il professore è netto: «L’obiettivo ideale è restituire spiaggia e mare alla città, ma dobbiamo capire se si può fare e quanto costa». (alessio gemma, repubblica napoli, 23 marzo).
Ma allora questo Patto fra chi era? Chi l’ha firmato, perché? Che senso ha avuto? Chi risponderà alle mie domande?
Grande appassionato della lingua napoletana, qualche anno fa ha pubblicato le poesie di Saffo tradotte in dialetto e sta per lavorare a un libro di memorie. Come si sopravvive alla fame, Vaimo? «Una piccola premessa, se possibile». (ugo cundari, il mattino, 21 marzo).
Quasi rimpiango la città che ho lasciato, Katherine. Torno da te, torno nella mia Klagenfurt. Se faccio in tempo ti prendo i fiocchi di neve da Poppella. (a cura di davide schiavon)
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