Pietà per quella settimana che inizia all’insegna di Maurizio De Giovanni.
Domenica 17 marzo lo scrittore napoletano si prende un bel po’ di spazio sui giornali cittadini per un messaggio, firmato insieme a Sandro Ruotolo e all’ex ministro Quagliariello (ex radicale, berlusconiano, centrista, poi ideatore di una quindicina tra partiti e fondazioni), in cui fa notare al calciatore del Napoli Juan Jesus – ribadendo più volte di “volergli bene” – che non è stata una grande idea etichettare gli insulti razzisti di Acerbi nei suoi confronti come una “cosa di campo” e di ritenere l’episodio non archiviabile con le scuse del calciatore milanese. Il giorno dopo il presidente del Premio Napoli raddoppia: da Repubblica Napoli al Mattino, da Quotidiano Nazionale a Fanpage, tutti ritengono fondamentale riprendere le sue dichiarazioni rispetto al fatto che se “andassi via da Napoli non scriverei più una parola” (a voi gli scongiuri): “Racconto quello che dice la città. Una città assorbente, ‘stretta’. Basti pensare che è il posto più densamente popolato d’Europa, nonostante i rischi. Le problematiche da zona rossa, che ci sono sempre state, sono notoriamente incombenti. Purtroppo abbiamo avuto una serie di scosse molto recenti, anche oltre il magnitudo 3. Credo che questo renda la città diversa, ‘stretta’ (aridaje, ndr), in cui le classi sociali sono sovrapposte e interagiscono tra loro. Questo crea una omogeneità culturale, che è una ricchezza straordinaria”.
Martedì 18 il Corriere del Mezzogiorno pubblica gli sconcertanti dati raccolti da Facile.it e Prestiti.it secondo cui, nel 2023, le richieste di prestiti personali per sostenere le spese mediche hanno rappresentato in Campania il 4,5 per cento di quelle totali. La cifra media richiesta si aggira intorno ai cinquemila e cinquecento euro. Nella stessa indagine (eseguita da mUp Research) si registra al Sud il tempo di attesa più lungo per ricevere una visita medica specialistica o un intervento chirurgico nella sanità pubblica: ottantacinque giorni a fronte di settantasette della media nazionale.
Il 19 sul Mattino si legge della possibile chiusura della biblioteca comunale del Rione Luzzatti. Il palazzo in cui si trova è di proprietà della Regione e rientra nell’elenco delle strutture ai cui fitti passivi il comune di Napoli ha deciso di rinunciare per fare cassa (la cifra, tutto sommato ridicola, ammonta a meno di ottantamila euro l’anno). Da Palazzo San Giacomo è già partita la comunicazione rispetto al fatto che i locali verranno lasciati liberi, senza alcuna indicazione al quartiere e al consiglio di municipalità rispetto al destino dei quindicimila volumi e dei tre bibliotecari che li curano.
Lo stesso giorno, sempre il Mattino, racconta l’inizio del processo per l’assassinio del giovane musicista Giovanbattista Cutolo, ammazzato la scorsa estate da un minorenne, imputato per omicidio volontario. Il titolo del pezzo: “Giogiò, il babykiller vuole avere lo sconto”, sorregge efficacemente l’intera impalcatura del ragionamento di Leandro Del Gaudio, che – al netto di un linguaggio da legge del taglione – fa trapelare tutta la propria disapprovazione per il fatto che un imputato possa anche solo chiedere di usufruire dei diritti che la legge gli riconosce (come il rito abbreviato e il conseguente possibile sconto di un terzo della pena). Si sbilancia ancora di più, il giorno successivo, Del Gaudio, esprimendo apertamente soddisfazione per la durissima condanna comminata al giovane (vent’anni, pena massima possibile, considerando il rito abbreviato), che al di là dell’assurdità e della gravità del fatto dovrebbe essere considerata una triste sconfitta per tutta la comunità cittadina. Del Gaudio invece ritorna con rabbia sul tema della fruizione dei diritti di un imputato (minorenne) all’interno di un processo penale: “Ci aveva provato fino alla fine, ma la sua richiesta è stata respinta al mittente. Aveva provato a ottenere la messa alla prova facendo leva su un istituto molto in voga nella giustizia minorile, che consente di eliminare il processo sul nascere, in cambio di qualche anno di buona condotta. Gli è andata male e ha affrontato il processo”; e sulla contrapposizione tra Napoli buona e Napoli cattiva proposta come unica lettura possibile di questa vicenda dai familiari della vittima in tutte le interviste, gli incontri con i politici, le apparizioni al festival di Sanremo: “Due mondi contrapposti, due Napoli che da sempre sono all’opposto: quella dell’arte, del lavoro, della forza di chi impara sin da piccolo a costruirsi un cammino di crescita grazie ai sacrifici quotidiani, e quella dell’arroganza criminale, della strafottenza camorristica, che si sforza di imitare modelli mediatici e social a colpi di armi facili, stese e aggressioni gratuite”.
Ancora più rabbioso il pezzo di spalla, in cui ogni singola parola ha il solo scopo di fornire il ritratto di un mostro. Titolo: “Lui gelido e (quasi) infastidito; lei, madre coraggio in lacrime”. L’articolo è firmato da Del Gaudio e da Melina Chiapparino e prova a raccontare con pathos catulliano il susseguirsi delle emozioni sui volti dei protagonisti di questa tragica vicenda. Viene da ripensare alla città “stretta, in cui le classi sociali sono sovrapposte e interagiscono tra loro”, una condizione che, secondo De Giovanni, “crea una ricchezza straordinaria”. Per ovvi motivi la rassegna di questa settimana finisce qui. Si segnala, per dovere di cronaca, qualche ulteriore notizia rilevante.
Abusivi in via Toledo, la stretta del Comune: “Ora basta illegalità” (Il Mattino, 20 marzo)
Manfredi: farò una battaglia contro i sampietrini (Corriere del Mezzogiorno, 21 marzo)
Mare, la sfida di Manfredi: “A Bagnoli svolta in due anni, lidi gratuiti sulla colmata” (Il Mattino, 21 marzo)
(redazione)
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