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rewind napoli
9 Marzo 2024

Rewind # 2 – 8 marzo 2024. È successo a Napoli

Monitor
(disegno di malov)

È ufficialmente un caso, quello dei rifiuti ingombranti lasciati sui binari della Circumvesuviana e contro i quali i treni si scontrano tra la paura e la rabbia di viaggiatori e macchinisti. Sabato 2 marzo i giornali raccontano l’ultimo episodio, risalente alla sera prima: questa volta è contro un frigorifero che ha impattato il treno, nello stesso punto, ai confini di Scafati, dove negli ultimi dieci giorni erano stati posizionati accuratamente un frigorifero e uno spartitraffico divelto dalla strada, e un mese fa delle lastre di cemento e dei bancali di legno. Gli inquirenti non si sbilanciano sul movente, ma ipotizzano un’unica regia, di un teppista solitario o di un gruppo di persone con intenti di altro tipo. Il commento dell’Eav: “Ci auguriamo che le forze dell’ordine li prendano e li sbattano in galera”. Severino Nappi (consigliere regionale Lega): “Eav aspetta il morto per intervenire”.

Nello stesso giorno un trafiletto del Mattino racconta di un’operazione anti-clochard in piazza Plebiscito “per riportare pulizia e decoro in alcuni punti critici della città”. L’operazione è coordinata dagli assessorati alla salute, al welfare e alla legalità. Nelle dichiarazioni del primo sembra trapelare preoccupazione per i senzatetto allontanati: «Sempre più persone scivolano nella povertà estrema e le istituzioni devono cercare di contrastare a monte questo drammatico problema». Poi Santagada torna in sé e detta le priorità: «Il nostro sforzo è di intervenire periodicamente in questi luoghi, tra i più emblematici della città, per riportarli in condizioni di igiene e decoro». Sentendo forse la mancanza di articoli sull’ex area industriale di Bagnoli da qualche giorno, anche il titolista del quotidiano mette i puntini sulle “i” dell’assessore: “Allarme clochard a piazza Plebiscito, bonificata l’area del Colonnato”.

La voglia di decoro e legalità aumenta giorno dopo giorno. Domenica 3 sul Corriere del Mezzogiorno paginone sul primo videogioco nato e ambientato a Napoli. Si chiama Napuland ed è stato creato da Giuseppe Tattioli, in arte Giustat, autore, musicista, tiktoker, “ma anche fine pensatore innamorato della sua città”. Pulcinella, Maradona, venditori di calzini, Eduardo De Filippo e Totò si aggirano sul lungomare della città. Il protagonista-supereroe ha diverse missioni da compiere, come “lottare contro la sottocultura” o eliminare l’immondizia dagli scogli. Ma soprattutto deve sconfiggere “i cuozzi”, una specie sub-umana ignorante e violenta, generata per effetto di alcune entità malefiche (i Lutam). Il videogioco uscirà a ottobre, e al Corriere sembrano non vederne l’ora.

Lo stesso giorno si torna a parlare degli sgomberi al Parco Verde di Caivano. Il comitato dei residenti, che sta protestando da settimane, denuncia attraverso il suo portavoce: «Siamo vittime tre volte. Il governo ci ha messo la faccia per propaganda, stanziando milioni per l’ex Delphinia e poi spingendo per gli sgomberi. Un colpo mortale lo hanno inferto le amministrazioni comunali che ci hanno concesso la residenza e non hanno mai attivato la regolarizzazione, pur incassando canoni e tasse senza spendere un centesimo per la manutenzione di alloggi definiti provvisori. E invece sono stati proprio i cosiddetti abusivi che a loro spese li hanno mantenuti in piedi. Il prefetto di Napoli non ha voluto ascoltare le nostre ragioni, limitandosi a frasi di circostanza». Va ricordato che la procura di Napoli Nord ha denunciato a febbraio per occupazione abusiva 419 residenti del rione. Sullo stesso tema, Premio sincerità 2024 a Marco Di Caterino, giornalista del Mattino, che sembra non credere ai suoi occhi quando si accorge che la protesta del comitato è pacifica: “La protesta – scrive – aveva messo in allarme le forze dell’ordine, ma sorprendentemente si è rivelata una sorta di incontro con la stampa”. Il comitato ha intanto effettuato un ricorso al tribunale del Riesame.

Lunedì 4 Napoli si sveglia con il sorriso per la vittoria della sera prima sulla Juventus. Meno sorridente l’oncologo Paolo Ascierto, intervistato dal Mattino, che su cinque colonne racconta la sua disavventura allo stadio Maradona. Ascierto era in tribuna “con il solito sorriso e quel tratto umano che lo ha fatto diventare un volto amico nei giorni bui del Covid”, racconta Antonio Menna. “Mi hanno sputato addosso solo perché sono juventino”, titola il quotidiano, anche se poi nell’articolo Ascierto parla di uno spunto verso terra, tra i suoi piedi, “in segno di disprezzo”.

Il Mattino chiama, il Corriere risponde. Doppietta di editoriali martedì 5 su temi sempre caldi: il Napoli e Geolier. Il primo è firmato da Maurizio De Giovanni, titolato “Un Calzona pieno di futuro”, e traccia con la giusta dose di superficialità la figura del neo-allenatore, senza rinunciare a immagini evocative come “saltare in corsa sul cavallo imbizzarrito”, “Jack lo Squartatore di bianconeri”, o a frasi originali come “il tempo è merce preziosa”. Il secondo è invece frutto della penna di Mauro Maccauro, ex presidente di Confindustria Salerno, che se la prende con Geolier perché dal palco di un suo concerto ha mandato a quel paese il proprio ex datore di lavoro. Maccauro ci tiene a sottolineare che l’atteggiamento del cantante “alimenta frustrazione, disagio, voglia di insensata rivalsa e sterile contrapposizione”. Secondo Maccauro “questo non è giusto sia per i giovani che per quelli che danno lo stipendio a tante persone che costruiscono i propri progetti di vita proprio a partire da quella ‘mesata’. […] Da imprenditore metalmeccanico – continua – vedo tutti i giorni negli occhi dei tornitori la soddisfazione di costruire un pezzo di acciaio, la passione e l’impegno dei manutentori elettrici nel riparare una linea che deve ripartire. Mi manderanno a quel paese? Probabile, ma con lo stesso spirito costruttivo di suonare la stessa musica per far crescere la ‘nostra’ azienda”. Ci permettiamo di dubitarne.

Giovedì 7 l’ex sindaco de Magistris annuncia che si ricandiderà a primo cittadino (come si era d’altronde capito, avendolo visto praticamente a tutti gli eventi pubblici in città da Natale in poi). Lo fa lanciando il suo terzo libro, Voglia di sinistra, anche se non chiude alla possibilità di correre per le regionali del 2025. De Magistris parla (ancora) di “laboratorio politico”, “ripartire dal basso”, “superamento di un capitalismo senile e fallimentare”, “dare un contributo alla città”. Da crisi di nervi l’editing dell’intervista all’ex sindaco sul Mattino, con un numero di refusi addirittura maggiore di quello delle castronerie sparate da de Magistris. Lo stesso giorno nuovo crollo del manto stradale, stavolta a via Pietro Castellino, quartiere Arenella. Poche ore prima, una manifestazione convocata dagli sfollati del palazzo di via Morghen interessato dalle crepe dopo la voragine di qualche settimana fa, aveva portato in strada trecento persone. La magistratura indaga su una situazione che sembra avere responsabilità presenti e passate diluite nel tempo.

Alle 19:25, Aurelio De Laurentiis si becca un bel po’ di bestemmie perché costringe i redattori dei quotidiani napoletani a rivoluzionare l’edizione del giorno successivo. Si guadagna infatti le prime pagine con un’intervista in cui annuncia di aver rinunciato a ristrutturare il Maradona e di essere pronto a costruire il nuovo stadio a Bagnoli. Nelle sue dichiarazioni alterna entusiasmo, parlando addirittura di “inizio dei lavori tra diciotto mesi”, e paura (“prego il sindaco Manfredi di coadiuvare questa mia idea”); sostiene di star confrontandosi su questa idea con “i rappresentanti dello Stato”, e poi con un lapsus attribuisce al sindaco Manfredi addirittura la carica di presidente di Invitalia (qualcuno lo dica al presidente della Repubblica, il cui nipote è a capo dell’ente). Qualche bestemmia se la becca, crediamo, anche da Manfredi, che in mattinata aveva incontrato il ministro Fitto per una riunione della Cabina di regia (in tutt’altra direzione rispetto a quella indicata dal presidente del Napoli) e che il giorno dopo è costretto a demolire il castello in aria costruito – quello sì – da De Laurentiis.

La boutade di De Laurentiis non riesce in ogni caso a scalzare la coppia Jorit-Putin dalla prima pagina dei quotidiani di venerdì 8. Infuria la polemica dopo la foto e le dichiarazioni dell’artista napoletano con e a favore del presidente russo (di cui, in verità, è fan della prima ora). Dichiarazioni, commenti e opinioni non si contano. Pina Picierno, europarlamentare del Pd: “Ho chiesto alla Commissione europea e al Consiglio l’inserimento di Ciro Cerullo, in arte Jorit, tra gli individui sottoposti a sanzione da parte dell’Unione Europea”; Giorgio Ventre, direttore della Apple Academy: “Jorit non può essere la bandiera artistica di Napoli […]. A Giorgia Meloni, che è lontanissima da me, devo riconoscere che è l’unico baluardo a questa deriva filo-russa”; “Quella foto con Putin ci fa male, è uno schiaffo a tutti noi”, scrivono in una nota congiunta tre dei maggiori esponenti della Napoli progressista: Viola Ardone, Maurizio De Giovanni e SandroRuotolo. (redazione)

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