Sabato 20 gennaio vengono arrestati i protagonisti della sparatoria avvenuta mercoledì 17 a corso Arnaldo Lucci. Giuseppe Nicola Moffa, diciottenne, vittima principale dell’agguato, finisce in realtà in carcere per un precedente duplice tentato omicidio, risalente allo scorso dicembre, in piazza Carlo III. In carcere anche i due sicari che hanno provato ad ammazzarlo e i tre che immediatamente dopo l’agguato se ne sono andati in giro per quelle stesse strade sparando all’impazzata. Sullo sfondo dell’episodio, dicono gli inquirenti, gli scontri in atto tra l’Alleanza di Secondigliano e i gruppi camorristici del Rione Sanità.
Lo stesso giorno gli attivisti di Mare Libero scendono in piazza per diffidare con un documento l’Autorità portuale dalla proroga automatica, e senza bando di gara, delle concessioni balneari private esistenti. Il presidio all’interno del porto di Napoli termina con la consegna di una diffida formale e con la richiesta di sgombero immediato e di demolizione di tutte le opere installate dai concessionari privati uscenti sui litorali.
Il 21 Il Mattino pubblica una intervista al professor Gianni Rezza, ex direttore del Servizio prevenzione del ministero della salute durante la pandemia Covid-19, riguardo le oscillazioni dei dati sula mortalità nell’ultimo anno. Al Sud, spiega Rezza, la mortalità cala meno che al Nord: “Contano gli stili di vita: se analizziamo le tendenze verso l’obesità, l’inattività, la sedentarietà, il fumo, dobbiamo preoccuparci. Conta la prevenzione: e per questo è importante che si torni a investire sul sistema sanitario. […] Il Nord ha molte più polveri sottili ma una mortalità minore. Probabilmente ci sono sistemi sanitari più efficienti, ma anche redditi medi più alti che consentono una alimentazione migliore e di curarsi meglio”.
Lunedì 22 La Repubblica Napoli scrive che ci sono voluti centoventimila euro per pagare il videomapping promosso dal comune di Napoli su alcuni edifici storici e in particolare nelle piazze San Domenico e del Gesù, durante le ultime vacanze di Natale. Le proiezioni rientravano nel progetto “Natale a Napoli 2023” volto alla “promozione turistica e culturale” della città. L’importo complessivo del progetto è stato di un milione e cinquecento mila euro, ma la Camera di commercio denuncia che il “videomapping narrativo” è stato commissionato senza bandi e tramite una procedura di affidamento diretto.
Nello stesso giorno si suicida nel carcere di Poggioreale un detenuto originario della zona vesuviana, che stava scontando la pena nel padiglione Livorno e che sarebbe uscito dopo circa un mese. È il terzo suicidio nel carcere napoletano dal solo inizio del 2024, escludendo da questo triste computo la morte di Alexandro Esposito, trentaduenne trovato senza vita nel reparto Napoli ai primi di gennaio, e la cui morte è oggetto di indagini per omicidio.
Mentre le pagine dei quotidiani sono inondate dalla fronda – alla cui testa si sta ponendo il governatore campano De Luca – degli amministratori meridionali contro la cosiddetta “autonomia differenziata” e da una ondata di articoli sulla nuova presunta emergenza giovanile (noi ne abbiamo parlato qui), mercoledì 24 la procura di Napoli e la Dia chiedono il sequestro dei beni di Antonio D’Amico, settantottenne imprenditore con interessi nei settori dei rifiuti, dei trasporti e dell’edilizia, con un patrimonio di circa cinquantacinque milioni di euro. Il sequestro è stato chiesto nell’ambito delle indagini sulla realizzazione della discarica di Chiaiano nel corso dell’emergenza rifiuti a metà del primo decennio dei Duemila. D’Amico avrebbe subappaltato lavori a ditte riconducibili a esponenti di rilievo del clan Zagaria, nonché stretto rapporti con la famiglia Mallardo per l’ottenimento di altri appalti per discariche a Napoli e in Campania. In particolare quella di Chiaiano è risultata completamente abusiva, foraggiata dal “traffico di rifiuti generato da qualsiasi lavoro ottenuto in appalto dall’impresa dei Caradente-Tartaglia, permettendo a tutti guadagni e profitti illeciti”.
Sempre il 24 Omar Suleiman, rappresentante della comunità palestinese a Napoli, si incatena a un albero in piazza Municipio per chiedere che il sindaco Manfredi e il consiglio comunale condannino con un documento ufficiale il massacro dei palestinesi in atto a Gaza per opera dell’esercito israeliano. Una delegazione del consiglio comunale incontra Suleiman e si impegna ad approvare una delibera che chieda il cessate il fuoco e la fine del massacro.
Giovedì 25 il governatore della Campania Vincenzo De Luca viene condannato al risarcimento dell’ente da lui presieduto di centomila e novecento euro, per danno erariale. Tra il 2016 e il 2019 De Luca aveva utilizzato quattro vigili urbani impiegati dal comune di Salerno come autisti presso la Regione e li avrebbe retribuiti come “responsabili di segreteria” nell’ufficio di presidenza della giunta.
Giovedì vengono poi arrestati i due uomini che da qualche tempo se ne andavano in giro a fracassare le vetrine degli autobus sparandogli con una pistola a piombini. Non fanno parte di una baby gang, così come ipotizzato dai giornali, ma sono entrambi sulla trentina. Abitano a Casoria, non hanno legami con la criminalità organizzata e – spiega Il Mattino – “nessuna ombra riconducibile a galassie dei centri sociali o dell’anarchia”. I due hanno sostenuto davanti ai giudici di aver agito per goliardia. Il giorno dopo sempre Il Mattino pubblica una enigmatica intervista al direttore generale di Anm, che getta dei dubbi sulla ricostruzione ufficiale.
Ne viene fuori una memorabile paginata in cui non si capisce se sia il giornalista o l’intervistato a voler insinuare qualcosa. La certezza è che nessuno sa bene cosa.
Paolo Barbuto: Pare che si tratti di azioni folli teppistiche, senza altra ragione.
Francesco Favo: Lei pensa davvero che dare l’assalto a tanti autobus nello stesso momento sia una semplice azione teppistica?
PB: Lei ha idee differenti?
FF: Guardi, parlo da semplice cittadino che osserva gli avvenimenti, a me sembra che non sia plausibile l’ipotesi del gioco folle di un manipolo di teppisti. C’è dell’altro, secondo me.
PB: Ne ha già parlato con chi conduce le indagini?
FF: Lo ripeto, non ho elementi per confermare la mia tesi. […] Si tratta di una semplice lettura di un cittadino comune. È tutto troppo strano.
PB: Quindi lei pensa che potrebbe essere un assalto premeditato.
FF: Lo penso, certo. Anche se ribadisco di non avere elementi utili a confermare questa tesi. […] Immagino che si potrebbe mandare un segnale al comune colpendo i bus, creando danni a un’azienda che appartiene interamente all’amministrazione locale.
PB: Per quale motivo?
FF: Non riesco a immaginarlo. (redazione)